Questo articolo contiene spoiler non tanto sui videogiochi, quanto sul fatto che potresti essere un coglione.

Zio sto giocando a Nier Automata è ed è una ficata, sto piangendo come uno strOh, non spoilerare però. Succede solo a me? Metti al posto di Automata un qualunque videogioco e il risultato non cambia, c’è una paura fottuta dello spoiler. Spoiler-fobia. È tutto un mettere le mani avanti perché oh, sai mai che Automata/Final Fantasy 7/La Grande Corsa dei Puffi prima o poi ti viene voglia di giocarlo e allora no, non devi sapere nulla. Vuoi arrivare vergine a tutti i costi ad un matrimonio che magari proprio perché non conosci l’altra metà è una trappola, l’ennesima cazzata che hai fatto nella vita. Tanto i videogiochi ormai li vendono un tanto al chilo, male che va ci hai rimesso 5 euri. Un prezzo onesto per lasciare un paio di recensioni ad una stellina o qualche commento caustico del cazzo.

Perché cazzo abbiamo paura degli spoiler?

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Spoiler-fobia È quella malattia che quando senti “Luci guida anche nella morte” in The Phantom Pain parla un sacco il linguaggio dei videogiochi ti fa incendiare l’aria e urlare silenzio. Tipo la sigla di Kenshiro.

Prima non era così. Prima fare spoiler non era un grosso problema, non creava incidenti diplomatici che nemmeno il +4 di Uno. Anzi. Lo spoiler te lo andavi a cercare, se un amico aveva avuto il culo di riuscire a mettere le mani su quel videogioco li che aspettavi da una vita. Ti auto-invitavi a casa tua per vederlo giocare, lo tartassavi di domande, ti attaccavi ai coglioni. Cos’è cambiato? Implicitamente ho già risposto. È cambiato che adesso non c’è più bisogno di culo per riuscire ad avere il videogioco che aspettavi da una vita. Adesso basta Amazon.

L’accesso ai giochini è diventato più facile e comodo e te li tirano pure nella schiena. Uno sviluppatore lo puoi tranquillamente prendere per fame, ti basta aspettare i saldi di Steam o l’equivalente console. Poi oh, che stiamo svendendo la dignità di chi su quel pezzo di software ha sputato sangue poco importa. Intanto ti sei fatto The Witcher 3 e relative espansioni a 9.99€, che epoca meravigliosa.

È venuto meno il ruolo sociale dello spoiler, perché adesso potenzialmente puoi vivere qualunque esperienza. Non devi dover scegliere, puoi giocare virtualmente tutto. Per cui ecco, siccome non mi serve che mi spieghi cosa potrei giocare se lo fai mi dai pure fastidio, stai un po’ zitto, no spoiler. Quella parolina di troppo potrebbe rovinarmi l’esperienza, io invece voglio consumarmela a cazzi miei.

Non voglio che mi spieghi perché Horizon Zero Dawn ti ha fatto sentire meno solo o che Death Stranding, arrivato alla fine di Death Stranding, ti ha fatto sentire vuoto. Non voglio che mi parli della discesa all’inferno di Wander, di come questa sia ineluttabile e che nel silenzio del Sacrario del Culto le grida di dolore dei Colossi siano più fragorose.

Non devi parlare di queste cose, sono spoiler. Per estensione, non devi parlare di videogiochi

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Perché? Se ti parlo di videogiochi è perchè ci tengo. Perché devo fermarmi per la tua paura dello spoiler?

Se non posso parlarti di come un videogioco mi ha fatto sentire, delle sensazioni che mi ha suscitato, de che stamo a parlà? Qual è il senso di tutto questo, di condividere una passione?

Anche in grande, anche tra i grandi. Perché l’altra sera su GameromancerLive ne abbiamo parlato con Luigi Marrone – e se non sapete cos’è Ludenz, sapevatelo –, di sta cosa. Cioè, circa. Abbiamo parlato di com’è che tutte le recensioni alla fin fine si assomigliano, di com’è che manca l’autore dietro lo scritto. Di quanto sono 1.0 i siti di giochini che lo fanno solo per ricevere la key e qualche euro su PayPal, descrivendo e non raccontando.

Perché raccontare è pericoloso e sveglia le coscienze, sul lungo periodo diventi superfluo se l’utente fa da sé.

Però forse ci siamo persi un pezzo. Forse dobbiamo fare mea culpa.

Forse non manca l’autore (non sempre almeno), manca la possibilità di esprimerlo. Di esprimersi. Perché non puoi dire che i titoli di coda di Nier Automata arrivati al finale E sono puro linguaggio videoludico, che suggestiona chi sta davanti allo schermo usando gli elementi essenziali di un videogioco. Yoko Taro ha costruito un castello enorme con l‘equivalente del secchiello e della paletta, e poco importa che sia fatto di sabbia. Che basti una mareggiata, un nuovo giochino, l’ennesimo day one per portarselo via. Ha fatto tanto col preset minimo, ha dipinto la Gioconda con Paint. Ma se te lo dico spoilero, e metti subito le mani sulle orecchie in un LaLiLuLeLo LaLaLaNonCiSento da manuale.

La spoiler-fobia ha ucciso i videogiochi. Perché i videogiochi hanno un disperato bisogno di qualcuno che li racconti, che si cimenti nel ruolo scomodo del menestrello per essere tramandati. E forse è anche perché nessuno lo ha mai fatto seriamente che c’è un grosso problema di memoria legato ai videogiochi.

La nostra cazzo di spoiler-fobia ha ucciso Taro, Kojima, Ueda. Ha ucciso il videogioco perché ne ha ucciso il dialogo

Ma il menestrello non può più cantare perché è spoiler. Perché per te ormai è spoiler anche il significato di un videogioco, non più il suo significante. È spoiler dirti che da un certo punto in poi Final Fantasy 7 è un macigno sul cuore e sullo stomaco anche senza dirti che il macigno è quello del lutto.

E se ti sei incazzato leggendo queste parole
stai uccidendo i videogiochi anche tu…