Ho tradito la promessa che avevo fatto a Persona 5 e non ho fatto nulla per cambiare il mondo

Quando tre anni fa mettevo mano per la prima volta a Persona 5 non sapevo a cosa stavo andando incontro. Ci ho messo qualche ora a rendermene conto ma è stato amore. Puro ed incondizionato. Venivo da un momento molto particolare e il mio rapporto coi videogiochi era in un periodo di stanca totale. Mi annoiavo subito, qualsiasi cosa giocassi non mi prendeva quasi per nulla e stavo scivolando in uno di quei tristi periodi di serate passate a sbadigliare col joypad in mano come se fossi di fronte al catalogo Netflix. Non pensavo sarebbe finita così, ma quelle sono state tra le cento e passa ore più divertenti della mia vita da videogiocatore. Persona 5 mi ha preso per mano, mi ha tirato una secchiata d’acqua in faccia e mi ha fatto venire voglia di cambiare il mondo.

Wake up, get up, get out there

È per questo che aspettavo Persona 5 Royal come un bambino aspetta la notte di natale. Persona 5 per me era come quella fidanzata che parte per lavoro e sta via per anni. A casa la pensi spesso con nostalgia, la cerchi inutilmente negli occhi di tutte le donne che ti passano accanto e quando la rivedi sull’uscio di casa quasi ti cedono le gambe per quanto t’è mancata. La vuoi riabbracciare, ci vuoi parlare per scoprire quanto la distanza l’abbia cambiata e, soprattutto, ci vuoi fare sesso. Quel sesso pazzesco che sta a metà tra il soddisfare un bisogno carnale e la passione del rivedersi dopo così tanto tempo, magari con una colonna sonora jazz in sottofondo. Ho fatto saltare i sigilli alla custodia come se fosse il gancetto di un reggiseno. Non sono mi sono mai sentito così pronto in vita mia.

Avevo fatto una promessa a Persona 5

Ve lo assicuro, avviare Persona 5 Royal è stato esattamente così: è lo stesso di tre anni fa ma allo stesso tempo è tutto nuovo. Quella musica, quello stile, quel casinò… È tutto come me lo ricordavo ma c’è di più. Non ci stavo ancora facendo sesso ma c’ero quasi. Eravamo ancora ai preliminari, di quelli lunghi che rimettono le cose a posto dopo così tanto tempo; una sorta di tutorial di quindici ore che serve a farti riprendere la mano con tutto quel ben di Dio.

È stato in quel momento che mi è crollato il mondo addosso. È stato in quel momento che ho realizzato di aver tradito Persona 5.

Avevo fatto una promessa a Persona 5: gli avevo giurato di voler cambiare il mondo. Mentre guardavo Joker, Ryuji, Ann e Morgana ribellarsi alla tirannia di Kamoshida mi sentivo un pezzo di merda. Facile parlare una volta finito il gioco e aver raccontato agli amici curiosi quanto mi avesse ispirato Persona 5. Se sei un uomo lo si vede sulla lunga distanza, se quel messaggio di speranza e quell’ispirazione li hai saputi interiorizzare ed applicare alla tua vita di tutti i giorni. E invece no, io Persona 5 l’ho tradito come il più vigliacco dei fidanzati infedeli. Mi sono sentito sporco.

Persona 5 Royal mi ha ricordato che sognavo una società diversa che non sono riuscito a cambiare

Mi sono sentito giudicato dai Phantom Thieves come se fossi una loro vittima potenziale. Persona 5 Royal mi ha messo di fronte a quella stessa società marcia e corrotta e mi ha fornito di nuovo tutti gli strumenti per cambiarla. Sarò anche stato un fidanzato infedele, ma dall’altra parte c’è un’amante clemente che mi offre una seconda possibilità.

Il mondo corrotto degli adulti mi da il voltastomaco e mi sento parte integrante di quel gruppetto di ladri di cuori: il futuro mi terrorizza, ho paura di non realizzarmi e molto spesso non so manco quali siano i miei obiettivi nella vita. Certo, vivo in piena periferia urbana e non a Shibuya, ma quel mondo mi sembra tristemente vicino. La Tokyo dei Phantom Thieves è corrotta e si è venduta agli interessi dei potenti che trattano il prossimo come se fosse poco più di un numero. A comandare sono l’egoismo e il denaro; per i giovani non c’è spazio se non dietro il bancone di un lavoro part-time o in un hostess club a servire libidinosi uomini di mezza età.

Non è un caso che Persona 5 sia rosso come la Rivoluzione

Katsura Hashino e il suo team hanno offerto un ancora di salvezza per gli ultimi, riversando nella loro opera tutta la rabbia covata per anni nei confronti della società. Almeno a me piace pensarla così.

Il vero potere della nostalgia

Giocando Persona 5 Royal sono tornato indietro nel tempo. Ho avuto modo di ripensare agli ultimi tre anni della mia vita e a quante cose mi siano cambiate attorno. Sono tornato indietro con la mente a quando sono andato in Giappone per la prima volta lasciandoci il cuore. E credetemi, se Shenmue mi ha fatto sentire il bisogno di tornare a Yokosuka, Persona 5 Royal è stato capace di farmi sentire a casa. Yongen-Jaya era lì che mi aspettava. Quella Tokyo mi aspettava da anni come un’amante benevola in attesa del ritorno della sua dolce metà. Era come se sapesse già del mio tradimento, era lì per chiedermi il conto ma senza alcuna intenzione di giudicarmi.

Persona 5 ha fatto sì che guardassi dentro me stesso, mi ha fatto chiedere che fine avesse fatto quella parte di me che voleva cambiare tutto. E io mi ricordo benissimo della promessa che gli avevo fatto e che non sono stato in grado di mantenere. Ve lo assicuro, mi sono sentito uno stronzo. Può un videogioco può cambiare il mondo? Forse è chiedere troppo, ma io ci ho creduto davvero. Ho creduto davvero che Persona 5 potesse cambiare tutto o che quantomeno potesse cambiare me; se non ci è riuscito però non è colpa sua ma solo mia. In fin dei conti, però, nulla è perduto. Royal è qui per riprovarci ancora.

La realtà è che non ho rovesciato la società perché non ho saputo fare miei quegli insegnamenti

All’epoca feci una fatica bestiale a staccarmi da Persona 5. Ero partito scettico ed è finita che mi son fatto prendere un po’ troppo la mano: per un mese ho vissuto davvero con i Phantom Thieves e avrei voluto che quella parentesi della mia vita non finisse mai. Perché Persona 5 è così, ti sbatte in faccia tutto il male del mondo e della società, ti fa incazzare, però ti prende per mano e ti accompagna per più di cento ore in un percorso alla riscoperta di te stesso e dei tuoi ideali. Il problema però è che ad un certo punto finisce.

Dopo averti rubato il cuore, dopo averti fatto sentire parte integrante di quel mondo e principale autore del suo sconvolgimento, Persona 5 si ferma e ti dice che da quel punto in poi tocca a te. Nella vita reale.
Tu sei lì col tuo pad in mano che ti stai godendo il viaggio e arriva la doccia fredda: Persona 5 ti sbatte in faccia il fatto che è “solo” un software. Ora è compito tuo renderlo realtà. E io avevo promesso a Persona 5 che avrei tenuto alta la bandiera dell’onestà e della purezza.

Poco importa se non ci sono riuscito, posso sempre riprovarci e Royal ne è la prova. Ed è strano rendersene conto, ma sento di essere diventato parte di quel mondo, ma dall’altra parte della barricata. Questa volta non sono un Phantom Thief, questa volta sono un’ombra. Persona 5 Royal è qui per rubarmi il cuore e farmi capire dove ho sbagliato e dove dovrei andare. Persona 5 è il suono della rivoluzione, che è una figata perché è imprevedibile come una canzone jazz e perché ti scalda il cuore come l’organo Hammond di Shoji Meguro.

E allora, cari i miei Phantom Thieves, rubatemi il cuore e fatemi rinsavire. Ne ho bisogno.

Persona 5 è la prova che un sorriso può essere davvero potente

Pensateci un attimo: quante volte per raccontare agli altri quanto ci sia piaciuto un videogioco parliamo del fatto che ci ha fatto piangere? Sia chiaro, io sono il primo. Nella mia vita ci sono stati tantissimi titoli che mi hanno commosso. Penso al gesto estremo di Celes in Final Fantasy VI, a Mama che rescinde il suo legame con la figlia in Death Stranding, al sacrificio di The Boss e al finale di Nier:Automata. E fidatevi che la lista è molto più lunga di così. Perché ci ricordiamo i videogiochi che ci fanno piangere?

Probabilmente perché là fuori il mondo ci ha insegnato che piangere è per i deboli e che la tristezza è un sentimento negativo, quindi quando un videogioco ci tocca quelle corde tendiamo a ricordarcelo meglio di altri perché infrange un tabù. Il problema, però, è che ricordarsi un videogioco per le lacrime che ci ha fatto versare è diventata quasi una routine.

Quanti sono i videogiochi che ti hanno fatto piangere?

Tanti, tantissimi. Forse troppi.
Però fermati un secondo e dimmi quanti sono ad averti fatto sorridere.

La verità è che sinceramente non ricordo un altro gioco che mi ha messo una pistola in una mano e un pugnale nell’altra e mi ha detto di andare a cambiare il mondo. Persona 5 Royal mi ha guardato negli occhi e mi ha detto di cambiare me stesso e mi ha detto di farlo col sorriso. E scusa se è poco.

Forza, Phantom Thieves. Rubatemi il cuore e andiamo a ribaltare il pianeta.

quanto spendere
90 /70€
bignami per pigri
Persona 5 Royal è il suono della rivoluzione. È come tornare a casa dopo essere stati lontani per anni. E cazzo quanto è bello. Non chiamatela espansione però: i nuovi contenuti sono una valanga e sono tutti una figata pazzesca. Era difficile migliorare l'originale, eppure Atlus ci è riuscita sul serio, migliorando, se possibile, il flow pazzesco di Persona 5. Se giocarci non ti scalda il cuore, forse hai un problema coi sentimenti. E mi raccomando: una volta finito vai là fuori e cambia il mondo.
top&flop
> Il gioco più stiloso di sempre
> Ha un flow spaventoso
> Può davvero cambiarti la vita

> Ad un certo punto finisce

Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?