La legge sulla lettura ha deciso di salvare gli editori vietando gli sconti. Applausi.

Italia, anno del signore 2020.
Un paese in serie difficoltà economiche e culturali, ma qui almeno si mangia bene. Un paese dove la disoccupazione, soprattutto tra i giovani, è oltre i livelli di guardia da un decennio, dove il costo della vita si alza ma gli stipendi continuano a rimanere bassissimi. In questo paese la cultura non vende, e leggiamo davvero pochi libri. L’unica cosa sensata è approvare una legge sulla lettura che vieti gli sconti sui libri. MA PORCODD

Questa non è la legge sulla promozione della lettura. Questo è il decreto salva-librai.

Succede che il governo del bel paese scopre che leggiamo poco, anzi pochissimo, per correre ai ripari c’è bisogno di varare una legge sulla lettura i cui effetti risolvano il problema, e che magari la metta in culo agli store digitali, che sono brutti e cattivi. Per l’ISTAT solo 4 persone su 10 hanno letto almeno un libro per motivi non professionali nel 2018.
Dopo anni di piagnistei in salsa social sulle librerie e le edicole costrette a chiudere perché la competizione è sleale, camera e senato approvano all’unanimità una legge che vada a regolare il far west tipografico per tutelare i più deboli e spinga il popolo a comprarsi qualche libro in più, che poi facciamo brutta figura con l’UE.

Finish him!

legge sulla lettura chi paga
Per approfondire:
Non ci meritiamo un cazzo

Ma cosa prevede questa fantomatica legge sulla lettura e quali sono i suoi effetti?
Tenetevi forte.
Visto che l’uomo della strada non legge abbastanza, per svariati motivi tra cui scarso interesse e situazione economica precaria, abbiamo giustamente deciso di ridurre lo sconto applicabile ad un massimo del 5%.
Lo facciamo per aiutare gli indipendenti a quanto pare, e di per sé non è così disumano l’intento di dare una mano ai più deboli (per quanto l’assistenzialismo alla lunga fa più danni che altro). Il problema però è che se la tua legge sulla lettura colpisce il portafogli di chi paga, molto semplicemente, non hai capito un cazzo.

L’uomo della strada ha capito che in questo paese con la cultura non ci riempi il frigo (la colpa non è della cultura, sia chiaro) e che se deve rinunciare a qualcosa taglia per prima cosa la spesa sui libri.
La legge sulla lettura ha preso un settore in difficoltà e gli ha sparato in faccia.
Abbiamo fatto una fatality alla cultura italiana.

Che poi diciamocelo: è una guerra contro il presente

La legge sulla promozione della lettura va a colpire tutti indiscriminatamente, almeno nelle intenzioni. Il fatto è che le piccole imprese, con cui la politica ci tartassa il cazzo da anni, sono messe sotto dalle grandi case editrici e da Amazon. Perché stringi stringi il discorso si riduce proprio a questo: è Amazon a vendere i libri, e lo fa applicando di default uno sconto che si aggira attorno al 15% (stessa politica applicata da Feltrinelli sulle nuove uscite). Indovinate un po’? La gente li preferisce perché spende meno.

La legge sulla lettura si riduce a questo: stiamo cercando di salvare i librai, non la lettura.
C’è un intera categoria di persone che non è stata in grado di rimanere al passo coi tempi, che ha rifiutato di aprirsi alla modernità e ha continuato a vendere libri secondo le stesse logiche con cui lo si faceva due secoli fa. Sono sinceramente dispiaciuto del fatto che ci siano tanti lavoratori a rischio nel settore, lo dico davvero col cuore, ma se i tempi in cui vivi, la tecnologia e il tuo pubblico cambiano e tu non ti adatti allora muori.
Con buona pace di chi dall’alto della propria posizione sociale avvantaggiata schifa il popolano povero.

La legge sui libri avrà delle conseguenze. Forse anche positive.

Vengono infatti istituite delle carte da 100€ da distribuire alle famiglie meno abbienti. Iniziativa davvero meritevole, questa, va detto. Inoltre la legge va a creare un fondo per il sostegno alla lettura i cui effetti sono al momento dubbi, e si decreterà, di anno in anno, la capitale italiana del libro, premiando la città dello stivale che più si distingue nella promozione della lettura. Si istituisce pure una sorta di albo delle librerie meritevoli, che verranno premiate in base alla qualità e alla varietà della proposta. Anche in questo caso, le conseguenze positive della legge sulla lettura sono poco prevedibili.
Ironico, visto che mediamente i librai vengono spazzati via, in questi campi, dalle grandi catene come Mondadori e Feltrinelli.

Il problema è che tutte queste buone proposte (sul fatto che possano essere utili non mi pronuncio, toccherà aspettare e vedere) scompaiono di fronte al punto focale della discussione. Se vai a colpire il portafogli dei compratori la gente non compra. È la base del commercio mondiale.
E se fino a ieri un libro prezzato 20€ poteva godere di uno sconto massimo di 3€, da oggi se ne potrà scontare solo 1€.
Tra l’altro in un periodo storico in cui tutte le grandi catene stanno beneficiando del boom del fumetto, notoriamente più caro ai più giovani che sono in primis i più poveri tra i compratori.

Non compriamo prodotti, ma esperienze

morte della cultura
Per approfondire:
L’Arcade è morto

Il mondo del gaming se ne sta accorgendo da tempo. Abbiamo cancellato le sale giochi, abbiamo fatto sparire i punti di ritrovo per puntare sulla vendita sterile. Poi GameStop fallisce e si chiede perchè.
La risposta è che con l’avvento dell’e-commerce, devi darmi un cazzo di motivo per tirar su il mio culo pigro dal divano e venire in negozio a darti i miei soldi, altrimenti hai perso la guerra. Anziché essere un banale rivenditore di carta stampata dovresti offrire al tuo pubblico potenziale un’esperienza esclusiva, un tipo di servizio che vada ben oltre la vendita.

Se i libri sono la tua passione fai in modo di comunicarmela, fai in modo di coinvolgermi e di trasmettermela. Quantomeno parla alla mia pancia e al mio portafogli e punta agli sconti. Perché se davvero il tuo obbiettivo è quello campare stando dietro ad un bancone per vendermi l’ultimo libro di Fabio Volo allora mi spiace dirtelo, ma sei obsoleto da un decennio. Un po’ te lo meriti. E invece no, la legge sulla lettura va ad affossare solo chi paga e lo ha fatto volentieri fino ad oggi.
E dire che basterebbe poco per coinvolgere il pubblico: incontri, proiezioni, promozioni, conferenze e proposte editoriali mirate ad un pubblico specifico sono solo alcune delle strategie perseguibili per salvarsi.
Le conseguenze della legge sui libri rischiano di essere piuttosto gravi per il settore in questione, già martoriato da anni.

Chiamiamo le cose con il loro nome

Questa non è la legge sulla promozione della lettura. Questo è il decreto salva-librai.
Della cultura non frega un cazzo di niente a nessuno: è solo la scusa dietro cui si nasconde chi non riesce più a guadagnare vendendo i libri.
In un mondo digitalizzato, rapido e in continuo movimento, se ti inchiodi sulla tua posizione da vecchio di merda affondi. E non vale che la legge tenti di azzopparti la concorrenza per tenerti a galla, perché state sereni che Amazon sarà sempre in grado di trarre profitto da queste situazioni.

legge sulla lettura decreto salva librai
Chissà se la legge sulla lettura tasserebbe anche il Thievius Raccoonus

Le conseguenze di questa legge sui libri rischiano di essere micidiali: potrebbe essere l’ennesimo chiodo nella bara di un’industria che fatica a rimanere a galla. Più ci penso e più mi girano i coglioni. Ma come cazzo ci è venuta in mente una legge sui libri che tenta di ammazzare chi già oggi paga fior di quattrini per leggere?
Ci è arrivata la Francia a capire che per vendere i libri bisogna detassarli. Mi volete dire che davvero non siamo in grado di competere manco con gli odiati cugini d’oltralpe?
In realtà lo scemo sono io. Dopotutto che cazzo mi lamento a fare. Non siamo riusciti manco a detassare gli assorbenti e ancora mi stupisco.

Stronzi.

Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?