SegheMentali Il Sesto Stato: la ricchezza siamo noi

Perchè in questo mondo non siamo Neo di Matrix. E nemmeno Morpheus. Noi siamo Cypher, vogliamo cullarci nella nostra personale illusione

L’era di Starcraft è morta. Lunga vita all’era di Matrix!

L’uomo ha sempre misurato se stesso e il mondo in base alla ricchezza che riesce a produrre: il mammut più grosso cacciato, il feudo più produttivo, l’azienda più redditizia. Ci siamo evoluti pensando al capitale come una forma esogena di sostentamento. Guadagno, dunque sono. I nostri modelli sono stati costruiti attorno a questo ideale; paladini come Mario e Sonic, capaci di arricchirsi attraverso l’accumulo di risorse presenti nel mondo. Ogni cento monete, una vita. No, questa non è una filippica contro certi modelli socio-economici.
Questa è l’accettazione del cambiamento.

L’arrivo di internet ha proiettato l’umanità verso una nuova realtà. Digitale, artefatta, inizialmente lontana, ma che ha spalancato le porte per la vera rivoluzione. I Big Data.

La dimensione pervasiva della banda larga e delle sue estensioni più massive, i social network, ha trasformato l’artificiale in reale. Ha preso i nostri avatar digitali e li ha legati indissolubilmente al nostro io reale. Ci siamo ritrovati un cavo piantato alla base della nuca. Abbiamo scoperto che non serve trivellare il Mare del Nord per trovare l’Oro Nero. La ricchezza del nuovo millennio è dentro di noi. Siamo noi. Diversamente da quanto avevano immaginato le Wachowski, Matrix l’abbiamo creato noi. Abbiamo scoperto di poter usare i nostri dati, i nostri comportamenti, come moneta di scambio. Abbiamo smesso di tormentare compulsivamente il Peone Orco per ottenere risorse. Siamo diventati noi stessi la risorsa. Una ricchezza endogena. Vendiamo parte di noi stessi in cambio di beni e servizi gratuiti. E con questo?

Vendiamo parte di noi stessi in cambio di beni e servizi gratuiti. E con questo?

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Non siamo qui a demonizzare il sistema. Non c’è alcuna malvagità intrinseca in questo tipo di commercio. Al contrario, lo accettiamo con particolare entusiasmo. Perché in questo mondo non siamo Neo, eroi capaci di piegare le regole del mondo per illuminare il resto dell’umanità verso la salvezza. E nemmeno Morpheus, crociati di una guerra illusoria, individui che rifuggono un mondo che non capiscono nel nome di una fantomatica terra tanto promessa quanto irreale. Noi siamo Cypher. Vogliamo sentire il sapore della bistecca, vogliamo poterla tagliare, saggiarne la cottura, gustarne il sapore mentre la mastichiamo. Vogliamo convincerci che il sistema funzioni, che sia tutto gratis. Anche nella consapevolezza, abbiamo deciso che i nostri dati sono una moneta di scambio accettabile. Siamo diventati tutti ricchi.

FaceApp? In pratica esce ques’app che invecchia le facce e tutti su Facebook vanno fuori di testa. Poi qualcuno legge i termini e le condizioni e scopre che i server sono in Russia e quindi non sono soggetti alle norme GDPR nostrane. Scatta il complotto.

Se c’è una ricchezza, c’è qualcuno che la brama. Il sorriso dell’Agente Smith ammalia dall’altro capo del tavolo del ristorante. Ma al contrario del traditore della Nebuchadnezzar, non siamo così naive da credere ciecamente che colui che ci offre tutto quel ben di Dio sia completamente in buonafede. Affinchè il sistema funzioni, dobbiamo avere delle garanzie. Delle protezioni. Devono esistere leggi, trattati e protocolli capaci di proteggere la nostra privacy e impedire che i dati vengano utilizzati in maniera fraudolenta. Dobbiamo pretendere che le aziende che paghiamo attraverso i Big Data non violino gli accordi. Il caso FaceApp è emblematico. Ci siamo fidati ciecamente, e siamo stati (probabilmente) folgorati da un cannone ad impulsi. Abbrustoliti sulla tastiera del nostro smartphone. Tuttavia, rimanere scottati non è motivazione sufficiente per demonizzare il meccanismo. La possibilità che le aziende hanno di capitalizzare attraverso i nostri dati personali ci permette di avere servizi a prezzi stracciati, quando non addirittura gratis. D’altra parte, non è funzionale nemmeno la supina accettazione di tutto quello che ci passa davanti, cliccando così tante volte sul pulsante “Accetto le condizioni” da pensare di poterne fare a meno. Così facendo sperperiamo il capitale, regalando i nostri soldi a persone che li usano in maniera spregiudicata e indiscriminata, fino a quando non ne avranno più bisogno.

La nostra forza è la consapevolezza. E dobbiamo usarla come arma.

Con un minimo di intelligenza, possiamo anche schivare i proiettili…

Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?