Death Stranding ha predetto il Coronavirus? No, semplicemente Kojima sapeva che siamo delle merde egoiste.

Il Coronavirus ha messo in chiaro che di Death Stranding non abbiamo capito un cazzo. Non che ci fossero dubbi. Ma un cazzo nel senso di zero assoluto, il messaggio che Hideo Kojima ha cercato di lanciare con il suo gioco più politico, filosofico e più quant’altro non è penetrato. Almeno, non abbastanza da sopravvivere ad un’epidemia (o pandemia, che qua si devono ancora mettere d’accordo sul vocabolario). È venuto a mancare così, de botto, senza senso e in perfetto stile Boris il senso civico. Poco importa se lo scorso novembre stavamo riconnettendo le United Cities of America capendo quanto fossero importanti le connessioni e quanto pesasse la collettività. Tra l’altro cazzo, com’è uscito Death Stranding tutti a fare chiusoni non capendo che il messaggio di Kojima era diverso (io per primo, sia chiaro), e ora che c’è il Coronavirus dobbiamo per forza evadere. Qualcuno anche letteralmente.

Esce Death Stranding e tutti a fare il chiusone, esce il Coronavirus e non sopportiamo le mura di casa. Siamo dei fottuti analfabeti funzionali.

Non so se è perché siamo stupidi. Homo Demens, non Ludens e nemmeno Sapiens. Forse è quello, forse siamo degli analfabeti digitali incapaci di astrarre emozioni ed insegnamenti provati dall’altra parte di uno schermo e portarli di qua, nel mondo vero. Sia mai che lo rendessimo migliore di quel 0.1%, sto cazzo di mondo vero. Dopotutto è solo quel cacatoio in cui viviamo giorno per giorno, guai a renderlo un posto decente.

Oppure è che siamo degli stronzi egoisti. Banale, scomodo. Quindi quantomeno probabile. Non è che non abbiamo capito, è che non abbiamo voluto capire. Perché quando tutto va bene è comodo e facile pontificare sul messaggio positivista di Kojima, sull’importanza dell’abbassare il Bastone e abbracciare la Corda, la connessione.

Poi però scoppia un'epidemia e non ce ne frega più un cazzo, di quello che Hideo Kojima ha cercato di dirci

Gente che scappa dalle zone rosse, che nonostante l’allerta deve andare al bar. O a correre, o anche in quella palestra dove il resto dell’anno paghi l’abbonamento e poi non ti vedono mai più. Gymromancer. Gente che frigna perché hanno annullato il campionato di calcio, perché deve stare a casa con una moglie che non sopporta. Che poi, cazzo ti sei sposato a fare allora? Stronzi che berciano senza nemmeno un’apparente motivo, l’importante è farsi sentire. Da chi, poi, non si sa.

Pensa a quanto potremmo fare se la avessimo sempre, questa attitudine. Se Dio fosse stato un designer migliore. Se l’uomo lo fosse per sé stesso. Parole scritte in una recensione del cazzo qualche mese fa, ma d’altronde se non ascoltiamo Hideo Kojima non posso avere la presunzione di essere cagato io. Abbiamo uno dei più grandi creativi di questa generazione e quando prova a dire qualcosa facciamo i meme su Bartolini. Abbiamo un deficit dell’attenzione misto spocchia generata proceduralmente che ci permette di distruggere tutto, anche Hideo Kojima che parla di crisi e pandemia.

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Davvero mi hanno davvero detto che ho un problema, se finito Death Stranding mi sento così.

Ma davvero non abbiamo imparato un cazzo da Death Stranding? Davvero siamo quelli che “i videgiochi sono arte” e poi quando provano a insegnare qualcosa che schifo, è troppo politico, è troppo infantile, è troppo poco giocattolo? Ci incazziamo quando qualcuno ci dice che sono solo giochini, e dovremmo mollarli. Andare avanti, fare qualcosa di più produttivo nelle nostre miserrime esistenze su questo sasso alla deriva nello spazio che chiamiamo Terra. Poi quando c’è da imparare, da ascoltare, non lo facciamo. Non abbiamo l’umiltà di ammettere che anche un videogioco può darci lezioni.

Death Stranding doveva renderci persone migliori e l’epidemia di Coronavirus era un’ottima occasione per dimostrare a Hideo Kojima che si, ti abbiamo capito, ti abbiamo sentito. È venuto fuori che siamo i soliti paladini di stocazzo, che si incazzano quando gli dicono che sono solo giochini ma poi sono i primi a minimizzare. Ti senti vuoto dopo quel finale? Hai un problema serio, devi farti curare. Un videogioco non può farti questo. Ma andate a fare in culo.

Che non avessimo capito un cazzo di Death Stranding era chiaro anche prima che il Coronavirus bussasse alla porta. Il 5 marzo esce su Steam tale Walking Simulator, gioco-parodia dell’ultimo lavoro di KojiPro (una volta quantomeno facevano le parodie porno, che cazzo). E se già questo vi suggerisce l’idea di quanto poco c’abbiamo capito, di Death Stranding, aspettate. Perché Walking Simulator aggiunge al suo essere una attention whore di Steam anche il prendere per il culo il Coronavirus, che sostituisce il Death Stranding, e soprattutto il raggiungere la valutazione “molto positiva sul portale di Valve.

In sostanza c‘è piaciuto più Walking Simulator di Death Stranding, perché qua nessuno si è messo a rompere i coglioni dicendo che non c’era il gioco, c’era troppo cinema e che Kojima è un raccomandato del cazzo con tutto da dimostrare. Però oh, se davvero sta sviluppando di nuovo Silent Hills vi voglio vedere tutti a masturbarvi copiosamente e ad acclamarlo come il Messia. Davvero, non so se siamo più pessimi noi giocatori che quando esce una roba del genere la portiamo in trionfo, dimostrando che scegliamo sempre Barabba, o la stampa che gli da pure visibilità. Facendo tra l’altro un ottimo lavoro, perché il pezzo di Rock Paper Shotgun dedicato a Walking Simulator va pesantemente nei dettagli e in sostanza ti parla così tanto del gioco che puoi fare a meno di giocarlo.

Incredibile come oltreoceano la stampa di settore ci defechi in faccia anche sugli articoli-pacco. Qui al massimo paragoniamo l’epidemia da Coronavirus a Resident Evil 3 Remake, quello che abbiamo detto che dura meno dell’originale perché non ci siamo accorti che il contatore del tempo di gioco non tiene conto delle cutscene.

Death Stranding è un Walking Simulator e preferiamo la parodia a tema Coronavirus e cadute a cazzo nell'Antartide. Oppure siccome è gratis è un discorso stile la volpe e l'uva

Non sapete che cazzo fare? Comprate da PlayStation Store o da Amazon qualcosa. QUALSIASI COSA. Fate un chiusione come li facevate su quel cazzo di SNES. Giocate con i vostri coinquilini, anche ad un gioco violento, anche ad un Mortal Kombat, perché il Bastone può diventare Corda, ce lo ha spiegato Kojima. Anche quelli che inneggiano alla violenza possono diventare esperienze in multiplayer locale, quello che Nintendo ci sta rivendendo adesso con Switch. Riscoprite la storia, accorgetevi che i videogiochi possono essere un momento di aggregazione. Un Nexus tra le generazioni, una langues d’oil che possono parlare sia il giovane che il vecchio, sia il tuo fratellino minore che quel padre con cui ormai parli solo per litigare.

Giocate Death Stranding. Giocatelo di nuovo, se lo avete già fatto. Ma questa volta fatelo con la mente aperta, senza i memini su Bartolini.

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Death Stranding: quando la vera epidemia non è il Coronavirus, ma l’analfabetismo funzionale…

Cercate di capirlo, cercate di ascoltarlo.