Ep. 39: Ai confini etici della Realtà Virtuale
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Dov’è il confine tra Etica e Realtà Virtuale?

Violenza, narrazione, morte: perché dobbiamo cercare dei limiti per la Realtà Virtuale?

Si è iniziato a parlare di etica applicata alla Realtà Virtuale dopo il caso di quella bambina tornata dalla morte.
Com’è normale che sia, chiunque si è fatto delle domande, si è costruito la sua narrazione su questa Realtà Virtuale a braccetto col lutto.
È giusto, che con un visore VR si possa riportare da questa parte del velo  i cari che abbiamo perduto?
È pericoloso

Non lo so.

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Ovviamente questa SegaMentale è la gemella di uno Speciale di Ilovevg. La gemella videoludicamente scorretta

Alan Turing alan turing etica realtà virtualeNonostante la castrazione chimica, aveva un paio di coglioni così grossi da generare un campo gravitazionale.

Sinceramente, non lo so. Sono stato fortunato, fino ad oggi. Ho vissuto un solo lutto importante, e l’ho vissuto quando ero ancora piccolo. Non ero formato come persona, non capivo la violenza di quello che stava succedendo. Va beh, in effetti sulla morte non abbiamo capito un gran cazzo anche oggi, che sono passati una ventina di anni da quando A. se n’è andata. In 5000 anni di storia su questa roccia alla deriva nello spazio c’abbiamo provato. Ci siamo raccontati le peggio stronzate, per metabolizzare la morte. Religione e Nichilismo, allucinazioni e PSI. 

Ci siamo convinti che se avessimo vissuto secondo parole scritte su un libro più vecchio di noi alla fine saremmo tornati. Che avremmo rivisto chi ci ha lasciato, dall’altra parte. Più a est, quando non sono occupati a disegnare porno coi tentacoli, si sono inventati supercazzole tipo il karma e la reincarnazione. Tutto per illudersi di avere un minimo di controllo, che dall’altra parte ci sia qualcosa e non solo un grande nulla. O banalmente la scritta “Game Over” con i risultati della partita. Chissà se ho battuto il punteggio di Alan Turing.

Adesso che viene fuori che c’è qualcosa di Reale e Virtuale che permette di affrontare la Morte, ci gira il cazzo. È la bugia più realistica che abbiamo mai guardato negli occhi, e ci fa paura. Vuoi mettere credere a qualche ciarlatano? Il mio primo pensiero è stato proprio questo. Non ci facciamo problemi di etica sulle cartomanti, perché dovremmo sulla Realtà Virtuale?

Affrontare la morte tramite la VR è così diverso dal farlo andando in Chiesa?

Mi fermo un attimo. A prescindere da quello che avete risposto, stiamo cercando un limite. Se decidiamo che no, non è giusto riportare qualcuno dalla morte con la Realtà Virtuale, stiamo stabilendo un confine. Davanti alla morte la VR si dovrebbe fermare. O meglio, a fermarsi dovrebbe essere quei tizi che producono/distribuiscono/cosano software per la Realtà Virtuale. 

Suona familiare? È sostanzialmente quello che stiamo facendo con la ricerca medica e scientifica. Decidiamo a tavolino cosa è giusto e cosa non lo è. Cosa è etico: esattamente quello che stiamo cercando di fare con la VR adesso. Ci voleva la VR, per svegliarci? In realtà no. Si e no. A scazzo e malissimo se ne parla da un pezzo, sia guardando alla tech in generale che tornando ai giochini. Stavolta c’è una differenza però.

La Realtà Virtuale è (duh) una realtà e come tale viene percepita dal nostro cervello. Per cui fotte un cazzo se tecnicamente non è reale, è un discorso filosofico che non ci interessa. L’effetto è che quando ammazzi qualcuno in VR, quando ti mettono davanti tua figlia morta, ci credi. Sei San Tommaso davanti al costato bucherellato del Cristo, non puoi fare altro. È ineluttabile come Thanos in Endgame. Io sono convinto che i videogiochi possano fare male. Come possono farlo film, letteratura e musica. 

La VR è reale

La Cultura non è altro che un veicolo per le idee,
e le idee sono la cosa più pericolosa che l’uomo abbia mai scoperto.

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L’unico modo per fermare un’idea è il genocidio di tutti quelli che ne sono venuti a contatto. Non c’è altra strada. Se il Manifesto di Marx è stato lo spauracchio di tutto l’Antico Regime e la Commedia di Dante è stata il più grande salto nel vuoto della letteratura italiana, perché per i videogiochi dovrebbe essere diverso? Ecco, la Realtà Virtuale rende i videogiochi tridimensionali. Tridimensionali davvero, non immagini dietro uno schermo generate da un engine. Quindi si, c’è necessariamente bisogno di iniziare a coltivare un’etica attorno alla Realtà Virtuale, perché ammazzare nazisti in Wolfenstein Youngblood non è la stessa cosa che farlo in Wolfenstein Cyberpilot. Perché Enter the Matrix sarà anche fico, ma niente come Superhot VR ti fa sentire Neo.

l'etica nella realtà virtuale non dovrebbe essere diversa da quella del mondo vero
Ne parlavamo in un altro podcast, putacaso

C’è bisogno di porsi un limite, quando si parla di Realtà Virtuale. Perché per adesso la VR è abbozzata, non riesce ad avere una sua narrazione perché il Mal di Doom lo impedisce. Ma non appena la chinetosi sarà un lontano ricordo sesso, violenza e finzione all’interno di un videogioco diventeranno una Realtà Virtuale vera quasi quanto quella tradizionale. E a quel punto un atto di violenza in Realtà Virtuale non sarà esattamente la stessa cosa della violenza in un videogioco medio, no: sarà qualcosa di tremendamente più vero (reale, appunto), al limite tra i due mondi.

Due mondi che poi in realtà sono uno solo: proprio per questo, allo stesso modo per cui si fa Educazione Civica nelle scuole (o comunque si dovrebbe fare), è necessario avere un equivalente pensato per questi scenari.

Dobbiamo necessariamente essere preparati alla Realtà Virtuale, dal punto di vista dell’etica…

Ne vuoi ancora? Nessun problema...