Ep. 52: PT, ma sei Bebe Vio
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Perché i videogiochi non pensano mai ai disabili?

Stiamo per parlare di videogiochi e disabilità col classico tono alla Gameromancer. Non fermarti al significante delle nostre parole, ma prova andare oltre, al loro significato: il discorso fatto ci sta davvero a cuore.

L’altra sera per un momento ho immaginato di essere un videogiocatore handicappato e ho visto l’inferno. Quello vero, non le cazzate che ci propinava Electronic Arts una vita fa. Scordati i videogiochi se sei portatore di una disabilità, che sia temporanea o persistente come i mondi simulati negli MMO. Cinema e letteratura in qualche modo c’han messo una pezza, i videogiochi dell’accessibilità se ne sono semplicemente sbattuti. Infili quelle quattro cazzate in croce per non far rantare i daltonici e sei a posto.

Basterebbe così poco per rendere i videogiochi più inclusivi, anche nei confronti dei disabili

l'adaptive controller di microsoft avvicina videogiochi e disabili
Adaptive Controller Microsoft è quella zaibatsu che scarica le donne alla prima occasione ma almeno dai, ai videogiochi per disabili c’ha pensato. È un inizio.

Se domani per sbaglio perdi l’uso di una mano ciao-ciao Tripla A. Devi comprare delle periferiche custom e ingegnarti in qualche modo, tipo che ti ritrovi a dover finire Bloodborne col tappetino di Dance Dance Revolution. Ed è una cosa che chiaramente fai, e sei disposto a fare perché tu i videogiochi li ami. Li ami di quello stesso amore che spinge i tuoi cari a prendersi cura di te, quando sarebbe molto più facile ed economico soffocarti nel sonno usando il tuo cuscino – che è il Super Mario 64 delle eutanasie. Ti sei mai chiesto però cosa sarebbe successo se i videogiochi non fossero stati nella tua vita anche prima? La risposta è facile, gli avresti pisciati con la stessa facilità con cui hai pisciato Horizon Zero Dawn per Breath of the Wild.

Il problema dei videogiochi è proprio questo, l’inclusività. Siamo delle cazzo di fichette che si bagnano all’idea di essere parte di un club esclusivo. Ma davvero possiamo negare così a cuor leggero ad un sacco di gente quelle emozioni che ci fanno sentire vivi? Chissene, se i videogiochi non parlano la lingua dei disabili. Anche se basterebbe poco per far giocare i portatori di handicap, una modalità facile automatico e qualche accortezza sullo schema dei controlli in modo che si possa fare tutto con una mano sola. Sarebbe ottimo materiale anche per speedrunner e altri invasati del genere, una sfida anche per chi i videogiochi li potrebbe vivere anche in modo normale canonico ma sceglie di non farlo.

A volte credo che ai videogiocatori handicappati manchi un Hellblade

Ecco cosa servirebbe. Un videogioco che spieghi cosa vuol dire essere disabili a chi non porta nessun tipo di handicap, a parte la mancanza di empatia. Qualcosa che faccia quello che Hellblade ha fatto per le malattie mentali – e a sto giro Switch potrebbe pure essere la piattaforma giusta.

Immagina di giocare a PT, ma al posto di Norman Reedus sei Bebe Vio. Immagina di impersonare un protagonista sulla carrozzina che deve semplicemente andare da un punto A ad un punto B, ma in mezzo è pieno di barriere architettoniche. È l’idea di Death Stranding, quella che ogni passo costa, portata ai suoi massimi termini. La potenza narrativa di questa cosa è devastante. Forse così potremmo capire, forse così potremmo quantomeno sforzarci di farlo. Perché se penso alle parole che ho speso per DualSense mi sento pure uno stronzo: ho stressato un sacco quanto potesse essere una nuova esperienza tattile, quanto potesse portarci nella matrice a differenza del controller Xbox. C’è un sacco di gente che non potrà mai saperlo, e l’ho realizzato solo l’altro giorno.

Avrebbe senso anche guardando al soldo, eh

Solo negli Stati Uniti ogni anno 6 milioni di persone perdono l’uso di una mano, in via temporanea o definitiva. Il già citato Horizon Zero Dawn ha alzato una cosa come 10 milioni di copie. Se anche solo 2 milioni di queste persone, qualora Guerrilla aggiungesse una modalità scriptata del gioco dove devi letteralmente premere solo due tasti, decidesse di spendere dei soldi beh, le vendite sarebbero aumentate del 20%. Chiaro, è un discorso da bar senza nemmeno nessuna evidenza statistica a supporto, ma fa riflettere.

Toccata piano, come al solito.

Perché lo diciamo sempre, giocare un videogioco non è come guardalo. Anche una versione for dummies che si gioca con interazioni limitate sarebbe qualcosa di più rispetto a guardare uno streamer. Giocheresti comunque con i tuoi tempi, rushando le parti che non ti colpiscono e dedicando più tempo a quelle che ti catturano. Saresti tu il regista della tua esperienza, tu che pensavi di non poter mai avvicinarti ad un videogioco in quanto handicappato. Sarebbe una figata totale. Dobbiamo farlo succedere.

Parlarne in modo videoludicamente scorretto è un buon primo passo, no?

Ne vuoi ancora? Nessun problema...