Ep. 45: Meglio DreamLike che Soulslike
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Che lingua parlano i videogiochi? Che parole dovrei usare?

Ciao lettore, sono contento che tu stia leggendo questo pezzo dedicato al rapporto tra videogiochi e sogni. Sono contento perché è un rapporto sicuramente inflazionato, ma che prima di vedere la luce su queste pagine ha subito una gestazione molto particolare. Tutto parte da una domanda: che lingua parlano i videogiochi? Questa domanda è un po’ onirica già di per sé, perché tocca delle corde emozionali che ad un primo approccio si sposano male con la natura artigianale del prodotto videoludico. Eppure, è una domanda che non riusciamo a evitare. Molti parlano di gameplay, di manopole da muovere durante la partita. Troppo poco. Manca l’anima. Sarebbe come ammettere che il rapporto tra due amici si riduce ad un semplice scambio di vocaboli. Se lo pensate davvero siete dei decerebrati, e anche un po’ stronzi. C’è qualcosa di più, dobbiamo solo scoprire cosa.

dreamlike
Non si può parlare di videogiochi e sogni senza citare Dreams
fotografia nei videogiochi
Velo? Parlai di sogni… Parlai di onironauti infranti contro alte mura… Parlai di veli squarciati… Parlai di segreti nei videogiochi moderni, che forse sono spariti proprio come alcuni sogni.

Pensa, pensa. I videogiochi sono in un mondo altro. Ok, lo abbiamo detto in tutte le salse. Bene. Quando proviamo delle emozioni forti e contemporaneamente una fuga dalla nostra realtà in un mondo altro? Ma certo! Il cinema! Siamo in una sala, siamo ingannati da ciò che vediamo proiettato sulla tela. Dai, le più grandi testate parlano di fotografia nei videogiochi… No… Forse non c’abbiamo capito un cazzo. Ok, la fotografia esiste e dio ce ne scampi e liberi da chi ci dice il contrario, ma siamo degli stronzi se paragoniamo i videogiochi al cinema. La fotografia nei videogiochi è solo un livello del videogioco, sentite la prima parte del podcast, ne parliamo molto bene. No, no, dobbiamo cercare altro.

Beh, per qualche motivo, caro lettore, quello yeti nero blu di Phatejoker ha avuto un colpo di genio niente male: i videogiochi sono come i sogni. Inaspettato anche per me, ma allo stesso tempo calzano perfettamente. I videogiochi sono come i sogni, come ho fatto a non pensarci. O meglio, come ho fatto a non accorgermene prima.

Io che nei sogni ci sguazzo, io che leggo quintali di puttanate cartacee e digitali sui videogiochi, non ho pensato a questo parallelismo così ovvio. Realtà diversa dalla nostra, personaggio distante da noi ma allo stesso tempo è come se venissimo risucchiati dentro al suo corpo. Una maschera che calza perfettamente e che ci porta in un mondo tra il surreale e il divino dove le regole che governano la nostra vita non valgono più. E, poi, al risveglio, rimane quella patina di ero/non ero cosciente che appanna per un po’ di tempo i pensieri e i collegamenti sensoriali con la realtà.

Ed eccolo lì, Dreamlike, il videgioco che diventa un fottuto sottogenere del sogno

Ma parliamo di questa intuizione geniale: Dreamlike. Questo sì che è un termine con un cazzo di senso, non Soulslike ( Strandinglike è accettabile solo perché l’ho ideato io). I videogiochi sono “come il sogno”. Ci spaventano, ci mostrano realtà inesistenti, ci aiutano a riflettere e addirittura ci permettono di prevedere il futuro. Sono i frutti della nostra mente e il nostro cervello non è altro che un engine talmente potente da costruire intere realtà cangianti. Non a caso gli onironauti giocano con i propri sogni: sono praticamente dei giocatori di realtà virtuale. Cazzo se è bello tutto questo, e cazzo se è emozionante pensarla così.

Ci spiega perché cazzo in un videogioco, come nei sogni, non ci vediamo allo specchio. Siamo eterni vampiri, sia in The Order 1886 che nel primo Watch Dogs. Costa computazionalmente, è quasi una regola. Come è una regola il fatto che non tutto il testo che fa parte di quel mondo sia leggibile, tra le braccia di Morfeo come quando siamo tra quelle di Project Morpheus (che è PSVR). I sogni sono mondi che approssimano la realtà a modo loro, con regole proprie. Parlare di onirico è come parlare di Game Design, è la scatola di Metal Gear Solid che nella vita reale non ha senso, ma quando il laser legge un supporto ottico su cui c’è scritto Hideo Kojima le cose cambiano. Supporto dati inaffidabile o semplicemente proveniente da un’altra dimensione, che funziona con una logica che non è la nostra ma non per questo non è… Logica?

videogiochi sogni skull face
In un sogno, in un videogioco, un parassita che ti uccide se parli una specifica lingua ha senso. Ha senso?

Ma non voglio dilungarmi oltre, ne abbiamo parlato tanto (troppo) nella seconda parte del podcast, ed è giusto che sentiate tutto questo direttamente dalle nostre voci.

Altrimenti, che facciamo a fare tutta sta fatica?

Ne vuoi ancora? Nessun problema...