SegheMentali I videogiochi ingannano la mente. Come gli incubi

I videogiochi ingannao la mente. È solo un sogno. È solo un videogioco. Eppure il cervello ci crede, che sei li. Come in un sogno, come in un incubo

È solo un sogno.

Me lo ripeto ad intervalli regolari, a sequenze di 2 e poi di 4. Sincronizzate ai respiri, spero mi aiutino a fare ordine. È solo un sogno. Un sogno. Adesso che mi sono svegliato non può più farmi niente, non deve più farmi paura. E allora perché sono ancora così sconvolto? Mi dicono che è normale, naturale perfino. Cattivi pensieri che si nutrono di ombra e ansie che, parassitando paure recondite, diventano la paura stessa. È successo a tutti. Va bene così. È normale, che nel subconscio l’irreale si sostitusca al reale. Ma se i sogni ingannano la mente, perché non accettiamo che lo facciano anche i videogiochi?

perché cazzo per i sogni va bene e per i videogiochi no?

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Fino ad oggi niente aveva la stessa potenza dei sogni. Immagini vivide che ingannavano i nostri sensi, portali per l’assurdo che ci fagocitano per 6 ore. È lo shuffle di Spotify applicato alla realtà, riproduzione casuale di pensieri altrettanto casuali che si deformano nella psiche, un vestito della domenica per le nostre ossessioni. Poteva succedere solo nella nostra testa. Al massimo potevi guidarla con la poesia e la letteratura, finestre di caratteri cuneiformi da cui spiare. L’equivalente delle istruzioni per una sedia Poäng di Ikea: le leggi e sai come costruire le immagini di qualcun altro. Non ti avanzano nemmeno quelle cazzo di viti.

Un film? Un film è troppo finto. Situazioni circoscritte che seguono un binario, immagini precise che non caricano di lavoro il motore grafico dell’immaginazione. Il frame rate è fissato a 25 fps, la testa capisce che è un artificio. Un film non è un sogno.

Un videogioco si, è una vera esperienza onirica

Col cazzo, che i film riescono ad ingannare la mente come i videogiochi. Al cinema sei uno spettatore e tutto fa di tutto per ricordatelo. Dall’atto di pagare il biglietto fino alla coca e pop corn pagati molto più del loro valore nominale, sei seduto su una poltrona di pelle e subisci il pippone che ti ha preparato il regista. Come te lo ha preparato lui, non si scappa. Alzerai il culo da quella sedia quando lo deciderà lui. Rapito da quello che vedi, come se fossi affetto da una Sindrome di Stoccolma che colpisce 100 minuti alla volta.

In un’esperienza onirica originale non sei lo spettatore. Sei il protagonista. Sei la vittima. Una versione non persistente di te stesso, calata perfettamente in un’irreale realtà virtuale. Non è la realtà vera? Sticazzi. Tu ci credi. Le esperienze oniriche, sogni o videogiochi, ingannano la mente. L’unica differenza è il disclaimer dell’Unreal Engine al primo caricamento. Una volta che premi start sei davvero uno Space Marine all’inferno. Un tizio armato di spada laser dentro un videogioco. Sei al Castello dei Corvino mentre cerchi di non farti prendere da quel mostro uscito dall’incubo. È la stessa paura dell’Uomo Nero, quella che ti faceva chiedere a tuo padre di guardare nell’armadio e sotto al letto e dietro la porta. Cambia l’oggetto, non il sentimento. Pensi che valga di meno solo perché pensi che i videogiochi siano cazzatine, un’accademia di cinema per ritardati. Invece sono sogni, pure esperienze oniriche.

È solo un videogioco.
Me lo ripeto ad intervalli regolari, a sequenze di 2 e poi di 4. Solo un videogioco. Un videogioco. Adesso che ho messo in pausa, non può più farmi niente…

I videogiochi ingannano la mente. Come nei sogni, come negli incubi.