Ep. 223: Death Stranding 2 spiegato male
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Death Stranding 2 è un gioco assolutamente superfluo.

Non aggiunge niente al primo capitolo se non un sacco di migliorie al gameplay che lo rendono un gigantesco giocattolone, una specie di grossa anticipazione su quello che potrebbe essere Physint, se davvero Kojima Production vuole tornare al Tactical Espionage Action che ha cresciuto una generazione intera.

Lo spero tantissimo, da questo punto di vista, perché giocare Death Stranding 2 è proprio figo pad alla mano.

Ti infiltri e hai un sacco di gadget per lo stealth. Il fucile da cecchino coi tranquillanti, la pistola elettrica, le granate che usano gli ologrammi per tirare scemi i nemici. Decidi di fare il cosplay di Rambo, e hai un sacco di gadget pure per quello, manca giusto il Rocket Punch tamarro di The Phantom Pain e poi c’era davvero tutto. Hai il Pizza-Do Karate e le BT usate come se fossero Pokémon, hai una bara su cui puoi surfare e dei rampini che raccolgono i pacchi automaticamente montati sul fuoristrada.

Tolte queste cose qui poi la storia è una troiata che non si prende mai davvero sul serio. O forse lo fa, ma lo fa sotto strati e strati di tamarrate ed esagerazioni, che poi in realtà è quello che Kojima ha sempre scritto con l’unica differenza che qua non c’è la fantapolitica a tenere banco e i misteri che c’erano sono già stati risolti nel primo Death Stranding.

Death Stranding 2 è un gioco assolutamente superfluo.
Ma per quale cazzo di motivo dovrebbe essere un difetto?

Ne vuoi ancora? Nessun problema...