Ep. 134: Dovrebbe stare in un musou – preservazione, grey market e videogiochi
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Il cazzo di casino è che non siamo riuscitə a conservare nemmeno Indiana Jones: che speranze avevano i suoi videogiochi? Da “dovrebbe stare in un museo” a dovrebbe stare in un musou è un attimo. In entrambi i casi per colpa dei collezionisti privati e della loro avidità ci troviamo costretti a ricorrere a sistemi paralegali, si tratti di cercatori di tesori a la Nathan Drake o di dumpare ROM e sperare che non arrivi mai qualche cease and desist da parte della Nintendo di turno. Che poi ironia della sorte quelle stesse ROM dumpate poi le rivende nella cazzo di Virtual Console.

L’idea era parlare di Grey Market e consumo consapevole, per qualche motivo però siamo finiti a farci delle domande anche sulla preservazione delle stronzate che poi dovremmo consumare in modo consapevole (ma finiscono inevitabilmente in pile della vergogna da cui non usciranno mai più). È un tema enorme, sottovalutato, e quel poco che viene dibattuto a volte è pure alla cazzo perché ci preoccupiamo di NES e SNES e salcazzo quando abbiamo già perso per sempre un bel po’ di roba uscita su PC back in the days. Gay Blade, uno dei primi giochi queer della storia, è stato recuperato per puro culo solo qualche anno fa dall’LGBTQ Video Game Archive.

Pura fortuna. Un tiro di dadi. Questa cosa è angosciante. Immagina un mondo in cui perdiamo, che ne so, Hellblade, e invece per qualche motivo conserviamo Pac-Man e le Mostruose Avventure 2. È più o meno il mondo che stiamo costruendo.

Ce la diamo una svegliata?

Ne vuoi ancora? Nessun problema...