È il politicamente corretto signorə miə,
quello che ha cancel-culturato Postal 4 e adesso pure gli alpini.
Sostanzialmente: durante l’adunata nazionale degli alpini a Rimini si segnalano una cosa come 150 casi di molestie. L’Associazione Nazionale del Regio Esercito replica con un comunicato stampa probabilmente scritto da Chris Avellone. In sostanza si scarica la colpa sui poser, quelli che comprano i cappelli con la famosa penna nera sulle bancarelle per pochi euro e poi si spacciano come alpini per dare fastidio alle tipe. E già qua si ha un chiaro segnale di quanto sia in crisi la nazione. Voglio dire, Silvione quantomeno avrebbe tirato fuori qualche parentela improbabile, qualche toga rossa, qualche macchina del fango. Oggi invece ci accontentiamo del politicamente corretto da discount. Verrebbe quasi da dire che non c’è più religione, solo che poi leggi qualche stronzata contro l’aborto su Famiglia Cristiana e allora meno male che Cristo c’è. E puoi nominarlo invano.
I giochini c’entrano perché a seguito di tutto questo deprecabile bordello più di qualche stronzo titola cose senza senso. Libero: La sinistra molesta gli alpini (ribadendo poi in calce che c’è una sola denuncia, sotto le tre sono notoriamente ragazzate). Il Giornale parla di moda politicamente corretta di processare una tradizione, dimenticando che qualche anno fa tradizionalmente se non avevi il prepuzio finivi a fare in culo da qualche parte in est Europa. No, non in CD Projekt Red, ma quasi.
Da più parti si parla di Cancel Culture e ci si scaglia contro la solita frangetta estremista di femmine, prima ancora di femministe, perché dai-voglio-dire-è-fisiologico-che-ad-un-evento-del-genere-eccetera. Insomma, esattamente le stesse cose che si sentono in heavy rotation ogni volta che si parla di fica e videogiochi. Le stesse giustificazioni del cazzo che diventano alibi per il fallimento, qualunque fallimento sia. Perché dai oh, una volta si faceva così e se adesso fare così non funziona più scatta il gombloddo. Non esiste che Postal 4 sia un gioco di merda che nel 2022 è privo di ogni senso e significato. No, è la lobby del politicamente corretto che non ci vuole più vedere correre, saltare e sparare. Gente che non vuole capire che è fottutamente normale che certe cose perdano di significato, col tempo.
Anche Grand Theft Auto si è evoluto, e non nel senso che nel 2001 ha scoperto il 3D e bella lì. Nel senso che dopo il trittico 3-Vice City-San Andreas ha virato verso toni più maturi e stili di gioco più realistici. Era bello usare il cheat del carro armato per terrorizzare la Miami falza di Tommy Vercetti, sì. Finché c’hai 15 anni e fingi di ubriacarti col Bacardi in disco per poi postare le fotine su Netlog. Erano gran belli pure i God of War dove Kratos impalava con le Lame del Caos tutto quello che non riusciva ad impalare col Bastone della Virilità, poi però Cory Barlog c’ha fatto vedere che creatura complessa potesse essere un complessato che nella vita ha preso comunque più schiaffi di quelli che ha dato e beh, è cambiato tutto.
Hotline Miami è il punto d’arrivo di un punto di rottura che risale a Mortal Kombat, a Doom, a Carmageddon. A qualunque parruccone abbia cercato di terrorizzare le Casualinghe di Voghera con lo spauracchio che se se giochi ai videogiochi diventi violento. Interrogazioni parlamentari ridicole che non ci hanno impedito di giocare. Anche perché se non c’è riuscita la crisi dell’83 figurati cosa può fare quella del 2008, ‘che qua l’escapismo diventa una necessità.
Ad un certo punto ci siamo assuefatti alla violenza applicata ai giochini, ha smesso di essere interessante, ha iniziato a non essere significativa. Hotline Miami è stato l’ultimo colpo di coda. Davanti allo schermo OLED di quella PS Vita dove l’ho giocato Dennation Games mi ha messo davanti al nonsenso delle mie azioni. Roba ripetuta perchè così suggeriva il gameplay, perché così ti diceva il punteggio che sale, la musica che incalza, l’ossigeno extra pompato nell’ambiente da Devolver per mantenerci iperattivi. Che altro c’è da dire sul tema, dopo Hotline Miami?
‘Sta roba diventa immediatamente priva di significato e tutti i Peter Pene li fuori troppo maschi per giocarsi la roba davvero punk tipo Gris hanno iniziato a gridare al complotto. Incapaci di capire che erano loro ad aver dimenticato come si arriva all’Isola che non c’è, si è iniziato a nominare incessantemente ‘sto cazzo di politicamente corretto. Come se la seconda stella a destra che segna il cammino di chi i videogiochi li fa non siano i cazzo di soldi.
Come m’aspetto qualche stronzo che venga a dirmi che non c’è correlazione tra le cose, magari aggiungendo pure un sempreverde fuori la politica dai giochini. E invece guarda un po’, dietro a certe esternazioni collaterali ai giochini c’è la stessa forma mentis per cui ‘sta cosa degli alpini è tanto rumore per nulla. A riprova che altro che annichilire la persona, se magari giocassimo di più forse quel minimo di empatia per capire che se qualcuno si lamenta di qualcosa – anche se ci sembra esagerato – è sempre il caso di prestare orecchio l’avremmo. E invece al massimo c’abbiamo le interviste tutte fiere ai dev di Postal 4 su quello che resta di Game Pro, flexate manco stessimo parlando di Fazio che chiede al Papa se gli è piaciuto Undertale.