Una lunga attesa

5 marzo 2020. Esce su Steam The Longing. Lo voglio. L’idea di aspettare 400 giorni per vedere il finale mi attira. Mi ricorda quell’achievement di The Stanley Parable mai completato per il mio bisogno annuale di riaccenderlo solo per qualche minuto. Leggo le recensioni e tutti parlano di un gioco strano, particolare, dove non si capisce bene il confine tra guardare e giocare. Sono ancora più estasiato. Ho bisogno di scrivere una recensione di The Longing. Chiedo a Pietro una chiave e lui si mette e fa quella cosa noiosa chiamata PR. Aspetto qualche giorno, nulla. Aspetto una settimana, nulla. Sono lì lì per comprarlo ed è giusto perché in fondo potrei farla comunque la recensione, potrei parlarne, però non ho soldi da spendere e quindi aspetto ancora.

Quella chiave però non arriva. Probabilmente i numeri sono troppo bassi. Devo aspettare. O almeno così pensavo.

Mentre le speranze calavano la curiosità aumentava. Ad ogni singola persona chiedevo dettagli del gioco. Mi aggrappavo anche al minimo accenno, al minimo dettaglio per capire cosa mi sarei trovato davanti. Quei 400 giorni d’attesa avevano creato in chi giocava una percezione strana del tempo di gioco. Qualcuno mi raccontava di un timer che accelerava dopo determinate azioni come leggere, altri mi raccontavano di passeggiate lunghissime nei meandri di quella grotta labirintica, dalla durata maggiore rispetto a quella reale, quasi come se il gioco avesse rallentato il tempo fuori dalla sua finestra. Era tutto così bello e confuso. Nessuno poteva conoscere il finale, quindi si viaggiava sull’orbita del pianeta delle idee. Chi scopriva colori nuovi per i disegni, chi trovava tesori, chi trovava enormi baratri senza luce.

Ero davvero troppo curioso. Così curioso da non resistere alla tentazione di guardare qualche gameplay su Youtube. The Longing, però, è probabilmente il gioco meno intrattenente sulla terra. Un puntino bianco su sfondo nero sarebbe molto più interessante, perché rimane quel briciolo di speranza che succeda qualcosa. In The Longing sai che il finale arriverà tra 400 giorni, quindi tutto il resto è solo attesa. La piccola ombra che striscia i piedi, le porte che si aprono molto lentamente, libri interi da sfogliare sperando che il tempo acceleri. Il tutto riempito di frasi ad alta voce dello stesso protagonista.

Qualcosa non andava. Provavo un misto di calore e di tensione guardando quei gameplay. Cosa mi stava succedendo?

Perché stavo vivendo queste sensazioni? Non stavo giocano e probabilmente non stava giocando neanche l’autore del video. L’ombra si muove cliccando una sola volta e ci mette secoli ad arrivare dal punto A al punto B, quindi come potevo provare tensione guardando. Cazzo… i dialoghi… Ma certo, i dialoghi. Lui non parla da solo perché parla con chi sta giocando, lui parla da solo perché è da solo e sarà solo per 400 giorni. Lui è triste. The Longing è il gioco che più mi ha ricordato, solo guardandolo, la depressione. Una caverna buia senza uscita dove parli con te stesso nella speranza di non impazzire. La ricerca di qualcosa in quel labirinto che è la tua testa che ti faccia provare un minimo di vitalità. Hai così paura di rimanere da solo che invece di correre rallenti.

Sì, è un ossimoro, lo so, ma ogni passo che fai hai paura che ti faccia male e vorresti solo fuggire via. Per sempre. Non puoi però, perché la tua fine è più in là nel tempo: o la chiudi tu questa storia, o ti tocca aspettare. Più passa il tempo, più le cose intorno a te cambiano, alcune velocemente altre lentamente. Tu, al contrario, l’unica cosa che riesci ad addobbare è quella piccola stanzina buia con una poltrona, una libreria e un tavolino. Il tuo posto sicuro.

The Longing si stava trasformando in un incubo e quindi, prima della fine, ho deciso di lasciarlo da parte e dimenticarmene.

Everhood
Per approfondire:
Frammenti di realtà
1 dicembre 2022. Arriva una e-mail a Gameromancer. Keymailer mi comunica che abbiamo una chiave da riscattare. Più di due anni dopo finalmente arriva la chiave di quel gioco che in qualche modo è sempre rimasto nei miei pensieri ma che non ho mai osato comprare. Chiedo a Pietro di riscattare la chiave, lo accendo e tutte le mie supposizioni si confermano vere. I racconti, i pensieri di come cavolo avevano fatto i vari recensori a scrivere di un gioco impossibile da finire prima dell’uscita, la depressione; era tutto lì, in quella piccola finestrella aperta sul monitor. Qualche scritta a schermo e poi il timer parte. Inizia il suo percorso. Io rimango lì ad osservare la piccola ombra ricordando come ero 2 anni fa e come sono oggi.

Quante cose sono cambiate, quante purtroppo sono rimaste ferme. Quanto quella piccola ombra mi ricorda un periodo così brutto della mia vita. Gioco un po’ a The Longing, me ne innamoro di nuovo, lo fisso nella mia testa come uno degli eperimenti più importanti della storia del medium e lo chiudo. Vado su Youtube e mi guardo quei finali che non sono riuscito a vedere due anni fa. Finalmente ho il quadro completo. Sono libero da quella curosità. Finalmente posso dire a tutti con consapevolezza che The Longing è bello e che non si può capire fino in fondo quanto sia una finestra sul nostro cuore finché non lo si gioca.

E’ stata una lunga attesa, ma ne è valsa la pena.

quanto spendere
15 /15€
bignami per pigri
Un'attesa così lunga non merita una fine così breve. Torna su e leggi.
top&flop
> Dura nella tua mente più di 400 giorni...

> ... La depressione fa altrettanto