SegheMentali Il lungo desiderio di scrivere

Non solo 400 giorni ad aspettare il risveglio del re

“Un regno sotterraneo di grotte, gallerie e infinite scalinate fa da sfondo alla missione dell’Ombra: destare il suo re dal sonno, ma non prima dello scadere del tempo prefissato; 400 lunghi e solitari giorni. L’attesa può essere mitigata dall’esplorazione o da altre attività presenti nel rifugio della triste Ombra; alcune di queste intaccano direttamente la natura stessa del tempo, modificando la velocità con cui scorrono i secondi.”

Questo virgolettato avrebbe potuto aprire un pezzo generico per analizzare The Longing nelle sue meccaniche. Avrebbe anche potuto essere un riassunto per introdurre il gioco ai neofiti, oppure per riesumare il suo ricordo ad altri; magari qualcuno che lo aveva ormai dimenticato in fondo al proprio hard disk. Nessuno di questi compiti possibili è stato adempito. Ha mutato la propria la propria natura per poter sopravvivere come frammento all’interno di un nuovo contesto; una serie di riflessioni che, come The Longing, giocano con tempo, attesa e memoria.

Fin dalle prime battute percepivo la necessità di scrivere qualcosa.

Dopo poche ore tra gli anfratti di quel mondo sotterrano regnava la curiosità di scoprirne i segreti; chi era quel sovrano? Perché dormiva? Cosa avrebbe comportato il suo risveglio? Era difficile contenere questi pensieri, e ancora più arduo era arginare la voglia di scrivere, di trasformare quelle sensazioni in testo. Un’operazione controversa perché sarebbe stata l’esito di un’esperienza ludica parziale: non avrebbe mai potuto nascere un testo completo in quel momento. Da lì l’idea di accumulare pensieri da affiancare alle attese in-game.

Più volte ho dimenticato, anche per settimane, di avviare il gioco.

Non è mai stato un problema trascurare la vita dell’Ombra, abbandonarsi ad altro e non pensarci. Il distacco temporaneo era un modo per stemperare la frenesia di voler chiudere quell’avventura e il relativo articolo. Inoltre, scordarsi di quelle grotte era parte integrante dell’esperienza; assentarsi non aveva ripercussioni negative all’interno del gioco. Forse solo la consapevolezza di aver abbandonato l’Ombra al proprio destino. Una colpa in parte attenuata dalla sua estrema determinazione: la sua lotta contro la solitudine era prima di tutto personale. La sua missione proseguiva stoicamente anche senza un aiuto esterno.

Giocare The Longing è stato liberatorio.

La risolutezza dell’Ombra ha dissolto quella bramosia di arrivare subito alla fine. Ha permesso di diluire al massimo l’esperienza ludica, privandola dell’ansia di dover correre per rientrare nel dibattito. Ha permesso l’accumulo di pensieri, lasciandoli sedimentare per giorni, settimane, mesi. The Longing non ha mai avuto la pretesa di insidiarsi in ogni momento libero, anzi si è dimostrata un’opera rispettosa del tempo.

Un gioco marchiato da un conto alla rovescia che, paradossalmente, se ne sbatte completamente delle scadenze.

Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?