SegheMentali Thank You

La guerra. La guerra non cambia mai…

Sono dentro questo conflitto da troppo tempo per ricordare com’era la mia vita da civile, troppo per ricordare la sensazione di svegliarmi in un vero letto, troppo per ricordare com’è iniziato tutto e troppo persino per avere un’immagine chiara di mia moglie e dei miei figli. Qualche flash ogni tanto, ma sinceramente non so più se è solo la mia immaginazione a viaggiare per conto suo o se sono i ricordi fittizi impiantati dal Comitato Centrale per evitare di farmi impazzire, che stanno facendo il loro lavoro. La mia mente in fondo è l’unica cosa che questi bastardi non possono legare.

Appartenevo alla 601esima divisione cloni. Un nuovo reparto d’avanguardia dell’Esercito Regolare, uno di quelli che la madrepatria aveva sviluppato per limitare i danni della ‘vera popolazione civile del paese’, della carne da cannone insomma.

Come tale siamo avanzati nel marzo del 2028 e come tale cademmo.

Il mio intero reparto è stato decimato mentre scortavamo il prototipo di Super Vehicle-001, quello che i tecnici hanno soprannominato in codice ‘Metal Slug’, l’arma che avrebbe dovuto mettere fine a tutte le guerre. Sviluppare un’arma per avere la pace. Un concetto assurdo che l’umanità si porta dietro da millenni. La pace, quella vera intendo, si fa con la pace, mai con la guerra.
Quando ho ripreso conoscenza dopo l’attacco ribelle mi sono ritrovato in una grande cella dove una ventina fra noi strisciavano feriti rantolando tra un centinaio di cadaveri. Una mattanza. Una di quelle a cui non sarebbe importato nulla a nessuno, se non forse all’addetto delle capsule di clonazione che doveva gestire la scissione delle cellule di Marco Rossi, da cui avevamo avuto origine tutti. Lui avrebbe dovuto fare gli straordinari per rimpinguare le fila.

Sono mesi che i bastardi ribelli mi torturano per tentare di scoprire quali siano i piani dei generali, mesi che provano a capire se io sia il vero Marco, mesi che mi ritrovo legato a questo fottutissimo palo. La mia barba e i miei capelli intrisi di un vomitevole impacco di merda, sudore, sangue e vomito possono testimoniarlo. Quello che questi cazzoni ancora non riescono a comprendere, è che nessuno di noi cloni viene mai messo al corrente di niente di più di ciò che occorre per completare una singola missione primaria. Poi di solito veniamo resettati. L’altra cosa che ignorano è che l’interno del nostro corpo è stato modificato per permetterci di trasportare armi.

Se solo mi slegassero gli leverei io quel sorrisetto idiota dalla faccia.

Tendo le orecchie. Colpi di armi da fuoco. Questi non sono i soliti addestramenti sconclusionati dei ribelli. Queste sono armi regolari. Un calcio sfonda ciò che rimaneva in piedi della porta fatiscente della baracca. Per un attimo lo scambio per il vero Marco Rossi. È ben rasato, completamente equipaggiato, ha un sorrisetto sicuro di sé. Poi noto l’espressione da ebete, mentre con noncuranza fa esplodere la testa del mio carceriere con il suo mitra ed esplode altri due colpi nella boscaglia. I tonfi che seguono mi fanno capire che ha steso altri due nemici. Lui mi guarda. Io lo guardo. Gli faccio un cenno con la mano. Mi slega.

“T…thank you!” gli faccio. Lui risponde con un grugnito. Il povero bastardo crede davvero di essere il protagonista. Faccio quello per cui sono stato addestrato. Mi copro con ciò che rimane del mio paio di boxer fetidi ed evacuo lì sul posto la mitragliatrice pesante. Lui la raccoglie, anche se è sporca di pezzi di ciò che non sono riuscito a digerire della brodaglia che ingurgito da troppo tempo e continua a correre in direzione del quartier generale nemico, sparendo nella giungla.

Io mi stendo a terra. Noi cloni siamo come le api. Quando caghiamo le armi ci evisceriamo completamente e sappiamo bene che farlo ci porterà alla morte. Lo facciamo comunque. È il nostro ruolo dopotutto.

“THANK YOU!” sussurro. E muoio.

Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?

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