Maledetto Algoritmo. Finalmente sfuggiti al liturgico abbraccio di un Dio, ci siamo semplicemente ritrovati tra le braccia di un altro. Un Dio più subdolo, a misura di accidia: nessuna Messa da celebrare, nessuna preghiera. È il famoso Disegno più grande che si fa Uomo e Verbo, la sua Mano Invisibile a manipolare la Creazione. Inutile dirvi, dove si infila quella mano. Sarebbe sacrilego. Le mie parole verrebbero messe all’Indice e marchiate come no-index.
L’Algoritmo di Facebook, l’algoritmo di Instagram, quello di Google. Vuoi comunicare sull’Internet? Vuoi coltivare la speranza che qualcuno veda quello che stai pubblicando, che qualcuno ti caghi? Non puoi fare altro che seguire il Dogma. E pregare che basti. Segui i precetti della Bibbia e al tuo contenuto sarà garantita la Vita Eterna, salvezza per la sua anima guadagnata a colpi di click. Esagerato? E allora perché parliamo di Evangelisti? SEO-Evangelist, Social-Evangelist… Perfino quando si tratta di vendere il proprio pidocchioso ebook auto-pubblicato su Kindle o spingere il tuo podcast del cazzo su Spotify, ci rivolgiamo a qualcuno che ha già ricevuto il Dono delle Lingue affinché ci illumini, ci indottrini.
Per cui scrivi articoli stando attento a mettere la parola chiave nel primo paragrafo, nel titolo e nel sottotitolo. Pubblichi contenuti su Facebook ad una certa ora ed in un certo modo. Fai una storia su Instagram dissimulando un certo mood. In pratica: applichi filtri a tutto quello che dici e pensi. Non per nascondere i tuoi difetti, ma per compiacere una divinità non senziente che ha preso il controllo di tutti gli aspetti della nostra vita. Il risultato è lo stesso, lo fai per acchiappare più like. Per far si che qualcuno ti noti, che l’Algoritmo dica loro che devono notarti.
Ma non riguarda solo i creatori. Al di là del fatto che il semplice atto di videogiocare ti rende tale — clicca qui a sinistra, se vuoi approfondire. Il Dio Algoritmo esercita la sua influenza sul Mezzo, nel Mezzo, non sui due estremi. È lui a tessere il filo che lega chi crea e chi consuma, le due estremità che pascono l’erba del suo Eden come un gregge inerme. L’Algoritmo decide cosa leggi sui social, che musica ascolti e che video potresti aver interesse a guardare. Di più, ti consiglia i tuoi amici, a volte — va detto — con più lungimiranza di quella che avresti da solo, come ateo.
Un’interferenza nata semplicemente per vendere, tramite i banner pubblicitari o i prodotti “spesso acquistati insieme” su Amazon. Poi diventata culto, permeando tutti gli aspetti della società, tutti gli aspetti dei social. Come una religione, esattamente come una religione. Il Cristianesimo doveva venderci sicurezze e speranze per il buio che verrà dopo di noi, quel buio che lentamente incombe su di noi e i nostri cari ora dopo ora. Ha finito per diventare parte integrante della nostra Tradizione, al punto che anche chi non non ha il dono della Fede immagina un matrimonio in Chiesa, un battesimo per suo figlio. Cazzo, perfino la festa di paese vive per quattro giorni all’anno all’ombra di quell’unico luogo di culto nel raggio di chilometri, quel luogo attorno al quale nascono bar, edicole e tabacchini.
Succederà la stessa cosa all’Algoritmo. Sta già succedendo, non ce ne siamo semplicemente accorti. È quella Mano Invisibile di prima infilata su per il nostro retto. Ci rivolgiamo all’Algoritmo quando abbiamo una domanda, una qualunque domanda. Dio, ci rivolgiamo all’Algoritmo anche quando cerchiamo l’amore, o compagnia, o semplicemente una scopata random. Il futuro è già qui, anche da non credenti siamo già praticanti di questo dataismo dispotico.