Ma queste cuffie? Questa videocassetta? Cosa succede?.

Che titolo del cazzo che ho trovato per questa recensione di Say No! More. Un titolo del cazzo che però nasconde tanta di quella verità che neanche immaginate. Perché dire che Say No! More sia un gioco comunista è dir poco. Quasi un eufemismo. Say No! More è quello che predica Gameromancer in salsa colorata e con cestini del pranzo a tema unicorno. Una rivolta sociale non solo narrativamente, ma anche ludicamente, visto che prende per il culo qualsiasi videogioco basato sullo sconfiggere boss sempre più forti, con pochi tasti e skill pari a zero (tipo qualsiasi gioco di Naruto per intenderci).

Sei inutile? Sì… Ehm, cioè No(?)

In Say No! More il videogiocatore è inutile. O meglio, dovremo premere due o tre tasti per tutta la partita. Stop. Il gameplay si spezza tra cutscene che sprizzano comunismo da tutti i pori (tra il rifiuto di fare gli straordinari e la voglia di sovvertire il capo dell’azienda perché sì) e momenti di ludici dove il personaggio camminerà da solo, gli si pareranno davanti i colleghi chiedendo aiuto per cose improponibili e noi che dovremo premere solo quella cazzo di barra spaziatrice per dire No.

Cazzo se vorrei avere un potere simile anche nella vita vera. Perché quel No non è un semplice No in un mondo dove la gente si è dimenticata quella parola. Il No si trasforma in un potere mistico, primordiale, spaziale, che distrugge le pareti, lancia in aria la gente, ti permette di volare per qualche motivo e ti carica di un aura potentissima che titillerebbe il green trigger di Piccolo.

Già mi immagino a urlare No alla gente quando mi dice che il catcalling non fa schifo. Gli spari ‘sto No intergalattico e li lanci nella stratosfera, levandosi finalmente dal cazzo e facendo solo del bene alla società. Oppure quando mi dicono che Skyrim è un bel gioco: un Naaaaah e si afflosciano come le spade di gomma di quel titolo tutto bug e niente divertimento.

Certo, tutto interessante e l’effetto comico ci sta, però minchia, avrei voluto giocare. Mi sono sentito davvero inutile, più del solito almeno. Addirittura avremo diversi No tra cui scegliere durante la partita, ma non sortiranno alcun effetto concreto e mi sono ritrovato più volte a premere tasti diversi a caso solo per poter fare qualcosa. Cioè dio oktyabr buono, ok essere comunisti e tutto quanto, ma essere tanto inutili e dannosi per chi prova a usarti mi pare un attimo eccessivo. Il documentario storico-politico me l’aspettavo in Six Days in Fagioli, non in Say Lenin! More.

Ecco. Tipo.

Hai pranzato?

Sì grazie nonna! Ah, ma siete ancora qui? E’ che la nonna mi è venuta a portare il pranzo in questo cestino strano con sopra un unicorno; e per qualche motivo tutto è diventato low poly, colorato e snodato. Boh, chissà cosa nasconde.

Beh, che altro volete sapere di Say No! More? E’ tutto qui eh, niente di più niente di meno. Dura 3 ore circa, mi sono divertito e la storia è carina e scimmiotta gli Shonen. Ovviamente questa recensione è piena di easter egg come al solito, quindi giocate il titolo, tanto state in zona rossa manco potete andà a scopà, e poi tornate qui: vedrete che le cose vi saranno più chiare. Ora levatevi dal cazzo che devo mangiare il pranzo della nonna prima che si freddi… Oh no… Cos’è quella sfera di fuoco…

Cazzo, è il Boss Finale che vuole il mio cestino da pranzo. Non mi avrai mai. E’ ora di dire No e far partire la rivoluzione.

quanto spendere
10 /15€
bignami per pigri
Vi dico solo una cosa: se vi chiedono di fare degli straordinari al lavoro dite No.
top&flop
> E' comunista
> Mi sono ripreso tante rivincite
> Figo lo stile grafico

> Vorrei tipo giocare al videogioco
> Non ha l'approvazione Belli perché è un manifesto contro il crunch