SegheMentali (Re)Master(ed) & Commander

Perché cazzo devi spendere soldi per un giochino che hai già consumato?

Leviamoci subito il dente: per me remastered e remake sono la sorpresa fica nell’ovetto.

Preferisco mettere in chiaro sin da subito la mia posizione a riguardo (non che avessi mai fatto qualcosa per nasconderla) per dare e darmi un tono davanti all’argomento. E diciamolo: è una posizione di merda. Perché se da una parte abbiamo il remake di Shadow of the Colossus dall’altra c’è Nomura con un Final Fantasy 7 Remake che non sa bene dove andare (qualche suggerimento io ce l’avrei), con in mezzo una marea di giochini che nel bene o nel male il loro sporco lavoro di rivendersi vendersi a noi vecchi trentenni e più lo sanno fare.

Si, pure io mi sto cagando addosso in vista di Silent Hill 2 Remake

Eppure ogni volta che viene annunciato il remake o la remastered di un giochino della mia gioventù non posso fare a meno di sentirmi come se fosse quasi Natale, un po’ perché tutte ‘ste operazioni commerciali mi permettono di recuperare titoli che al primo giro non ero riuscito ad apprezzare abbastanza: Klonoa per dirne uno a suo tempo mi era piaciuto come può piacere un gatto antropomorfo che salta sui nemici armato di un anello magico ad un bambino, mentre a trent’anni m’ha fatto piangere lacrime grosse quanto arance. Probabilmente perché adesso so cosa si prova quando si perde qualcunə di caro.
Poi ci sta anche il fattore recupero: per me che sono l’incompetenza fatta persona quando si tratta di PC e affini la parola “emulatore” è totalmente fuori portata, perciò remastered e remake sono gli unici modi che ho per recuperare titoli che non ho avuto la possibilità di giocare, conscio del fatto che non saranno mai la copia sputata di quelli originali. Specie se chi detiene i diritti dei giochini smarrisce i cazzo di file audio originali, vero Konami? Per carità, ogni tot saltano fuori i porting su console, ma questo è un altro discorso riassumibile in “50 sacchi per un gioco di quindici anni fa piuttosto li do ai preti me li scofano al kebab”.

E poi c'è lei. La cazzo di nostalgia canaglia

Quando nel lontano e defunto E3 del 2016 venne annunciato il grande ritorno di Crash Bandicoot piansi dalla gioia. Erano anni che desideravo il ritorno del marsupiale arancione che tanto colorava le mie giornate da bambino. Crash è stato il primo gioco che ho messo nella mia prima console. Lui è stata la mia prima volta, quella che non si dimentica mai. Me lo sono pure tatuato sul braccio per quanto è stato importante per me. E strano ma vero piaceva pure a mia madre, che non è che fosse così felice di vedermi passare i pomeriggi davanti alla tele col pad in mano piuttosto che in giro in bicicletta con gli amici. Ma Crash le piaceva, tanto.

Fatto sta arriva la magica data del 30 giugno 2017, e con essa la mia copia di Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy. Mi barrico in casa e mi ci chiudo malissimo, preso bene come lo ero da bambino con il mio primo pad grigio e coi pixel grossi quanto francobolli. La cosa devastante è che se ripenso ai miei pomeriggi con la PsOne Crash non è quello del CD, ma quello del BlueRay. E si, lo so che era solo la mia immaginazione a renderlo così, ma era comunque una bella sensazione.
Poi il caso volle che mia madre quella sera dovesse passare da me, e quando è entrata ha visto il dorso del marsupiale sul televisore.
“Ma quello non è Crash?”
“Si mamma, te lo ricordi? Vuoi fare una partita?”
E si, prese il pad e si rigiocò il primo livello. E pure bene ad essere sincero, se lo ricordava. Poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato.

Si è commossa, la stronza. Ed io con lei

Quella disgraziata ha iniziato a piangere dalla nostalgia ed io vedendola l’ho seguita a ruota. Mi ha abbracciato e ci siamo vissuti uno di quei pochi momenti madre-figlio che la vita dopo i vent’anni ti concede, visto che nella mia famiglia le cene si trasformano in discussioni e le discussioni in bestemmie, e per bersi un caffè al bar bisogna prendersi l’appuntamento per far combaciare tutto.
Un’attimo breve, forse troppo. Ma che mi porterò dentro sempre, perché è stato uno dei pochi momenti in cui mi sono sentito davvero in sintonia con qualcuno della mia famiglia.

E solo quel momento con mia madre è valso il prezzo pieno del biglietto.