Stavo discutendo a tavola con la mia famiglia. Come al solito si toccano argomenti un po’ a caso e estremamente complessi. Roba che se analizzata tra un morso e l’altro alla coscia di pollo, unta, pastosa e con un leggero sapore di patate fritte, non otterrà mai la giusta attenzione che merita. Noi di solito ce ne sbattiamo il cazzo e abbiamo deciso di scomodare i dinosauri e l’estinzione. Perché? Perché dopo questo periodo particolarmente rosso tra sangue e vino versato, tutto ciò che esce dalla bocca di chiunque alla vista delle immagini cruente è: “meritiamo l’estinzione!”
Non so se essere d’accordo con questa affermazione, o meglio, la morte accompagna la nostra vita, quindi non è che mi spaventi così tanto la cosa. Ciò che davvero mi ha sconvolto, è che tra velociraptor che diventano polli e scimmie cugine dell’uomo, è cicciata fuori la teoria di multiple estinzione totali della vita sulla terra. Non solo l’estinzione dei rettili più grandi del mondo quindi, ma veri e proprio ecosistemi che si resettano e ripartono daccapo.
Che senso ha tutto questo quindi? Se veramente venisse un così grande cataclisma da resettare tutto, che senso ha tutto quello che facciamo? Ma soprattutto, perché nessuno, né libro, né film, è riuscito a farmi provare quel senso di vuoto. Sì, perché in quel momento io ero nello spazio a guardare la terra morire e rinascere sotto i miei occhi. Io morire e rinascere in chissà quante forme. Tutto ciò che ho imparato disperso per sempre.
Ho vissuto per anni senza provare tutto questo. Mi si è fermato il cuore. Poi mi sono ricordato di qualcosa. Mi sembrava troppo strano, è un davvero qualcosa di più grande di me, ma era familiare. Non stavo soffocando nello spazio, strano, di solito quando ripenso al senso della vita sotto una nuova luce, rischio sempre di non respirare per un po’ prima di trovare nuova linfa vitale. Quindi qualcosa mi stava facendo respirare. Avevo già affrontato questo dubbio. In qualche modo.
Sono tornato in camera, mi sono seduto sulla sedia e mi sono guardato intorno alla ricerca di qualcosa. Panico. In quel momento mi sentivo di nuovo smarrito e soffocato. Fino a che non ho intravisto, dietro la PS4, Horizon: Zero Dawn. Respiro.
Avevo già affrontato tutto questo perché lo avevo già vissuto lì. GAIA, Ade. Cicli e ricicli. Morte e rinascita e perdita totale di tutte le informazioni accumulate dall’essere umano. La mia mente tornò a quei momenti. Li giocai tutti d’un fiato e con quell’unica aria nei polmoni partii nello spazio e vidi la terra morire e rinascere. Trovai la soluzione. La mia soluzione. E potei finalmente respirare di nuovo.
Ricollegati i punti mi sono rilassato. Ho lasciato cadere le braccia, ho allargato le gambe e buttato la testa indietro. Dopo qualche minuto mi sono chiesto di nuovo: “che senso ha tutto questo?” Poi ho scosso la testa. Non ne ho bisogno. Almeno fino al prossimo dubbio esistenziale.