Non pensi davvero che i videogiochi siano arte. Continui a ripeterlo ossessivamente, tanto che ormai l’espressione suona vuota anche alle orecchie di chi ci crede sul serio. Forse più in generale nemmeno ti piacciono, i videogiochi. Sono solo un passatempo buono come un altro che usi per riempire le tue giornate vuote.
Sei solo un parassita che occasionalmente guarda il culo al gaming, magari ci si spara anche una sega chiuso nel suo cesso dozzinale. Ma per te finisce là.
A parole stiamo tutti combattendo contro la società dei vecchi perché si accorgano di noi. Ci accettino. Perché i Carlo Calenda la smettano di dirci che se andiamo ancora appresso ai giochini abbiamo un problema, quando in realtà il problema è loro. Perché i Mentana la smettano di trattarci con pressapochismo. Sarà più salutare giocare ai videogiochi, che andare in quelle cloache a cielo aperto che sono diventati gli stadi di calcio, crogioli di un disagio latente da sfogare, o no?
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Vuoi il giocattolo. A tutti i costi. Ti devi poter sollazzare, altrimenti quella che hai davanti è una porcheria. Poco importa se prova a spingere i confini del medium un po’ più in là, dove nessuno aveva ancora provato ad andare. D’altronde hai la stessa chiusura mentale con tutto, dalla letteratura fino alla sottomarca di cereali che mangi e defechi ogni mattina. Lo stronzo sono io, che mi sorprendo ancora.
The Last Guardian è una porcheria perché la telecamera non funziona, e se avessi voluto passare del tempo a pensare al rapporto tra uomo e animale non avresti abbandonato il cane in autostrada. O lasciato morire quel cazzo di tamagotchi. Death Stranding? Ti si sono spiaggiati i coglioni, troppi filmati e poco pew pew. Non c’è manco il piacere di vedere il punteggio che sale a schermo, quella ricompensa artificiosa a cui ci siamo assuefatti tutti. Che merda.
Allo stesso modo, mentre Yoko Taro fa critica alla società, tu giochicchi NieR: Atomatata perché si intravede la chiappa della protagonista. E torniamo al tuo cesso dozzinale e al tuo malsano rapporto con l’autoerotismo.
Poco importa se Ueda e Kojima e chissà quanti altri creativi hanno provato ad essere loro stessi. Creativi. Vuoi a tutti i costi staccare la spina e ammazzare nazisti/salvare principesse/riempire di mazzate un tizio random su Internet e scassarlo di insulti se non ci riesci.
Però oh, intanto tu continui lo stesso a dire che i videogiochi sono arte, anche se non ci credi. Anche se è una stronzata che ti ripeti perché sono una patina socialmente accettabile con cui incartare tutto quello che ti rende più bestia che umano. Sono il tuo stadio di calcio, e non sei migliore di quei vecchi che se la prendono con i videogiochi perché non li capiscono. C’hai poco da cacare il cazzo a Calenda.
Sei addirittura peggio di loro. Peggio di quei cazzo di vecchi con cui stiamo combattendo una battaglia generazionale perché boh, visto che siamo condannati a vincerla per inerzia. Loro quantomeno non ci hanno nemmeno provato, a capirli. Magari se lo facessero ci arriverebbero.