Scambiare i giochi col narcisismo (di Geoff)

Ma voi ve lo immaginate Geoff quando scende dal palco e va a casa? Tipo in auto, mentre riascolta la sua voce finto-entusiasta durante la Summer Game Fest, in differita, solo audio, con un sorriso più genuino di quello che sfoggia sul palco. Me lo vedo che arriva a casa, scende dall’auto e va in giro con gli occhi puntati sul cellulare mentre si riguarda. Me lo immagino che tira fuori le chiavi con una mano sola, apre la porta distrattamente, la sua attenzione è tutta sul sé stesso che poche ore prima ha presentato la serata d’apertura di quello che una volta era l’E3. Entra in casa, collega il telefono alla sua cassa bluetooth e fa una doccia mentre continua a riascoltarsi tutto contento.

Magari a un certo punto si tocca anche un po’ il cazzo, tutto eccitato all’idea di chi è diventato

Host dei TGA, ambasciatore della Gamescom, ora anche padrone dell’E3 e soprattutto frontman delle patatine. Alla fine manda la differita dell’evento direttamente sulla TV di fronte al letto, si sdraia, continua a guardare il sé stesso di poche ore prima finché non si addormenta, placido, sorridente, soddisfatto.

Abbiamo lasciato che quest’uomo in pochi anni si prendesse le chiavi della comunicazione mainstream del mondo dei videogiochi. Un uomo con “un ego gigantesco” [cit.], talmente grande che a volte sembra che su quel palco nemmeno riesca a starci tutto. E si tratta davvero dell’ennesima vittoria del capitalismo. Ci siamo fatti andar bene che un volto plastico col sorriso forzato e gli occhi vitrei prendesse il peggio di tutto ciò che la comunicazione del mondo dei videogiochi aveva prodotto negli anni e lo prototipasse in una serie di eventi che in fondo sono tutti uguali, tutti ugualmente brutti e vuoti.

Votiamo la diretta migliore meno peggio

E ora ci lamentiamo che il PlayStation Showcase sia noioso, che però l’evento di Geoff in realtà era ancora più noioso, ma menomale che c’è Phil Spencer che salva la situazione. Siamo diventati la critica dell’hype. Diamo i voti a chi è più bravo a creare hype, eleggiamo il gioco più atteso. Questa roba è talmente brutta e ridicola che non riesco nemmeno a commentarla.

A costo di essere tacciato di hipsterismo voglio dire che di questo E3-non-più-E3 si salvano gli eventi minori, i Day of the Devs, i Guerrilla Collective, i Wholesome Direct, che magari non avranno le “world premiere” in pompa magna, magari non avranno la spettacolarizzazione delle scorregge che con convinzione viene ostentata sui palchi più blasonati, magari saranno anche noiosi a tratti, pedanti, ma si preoccupano ancora di spiegare più che di mostrare, di approfondire anziché splendere per trenta secondi di CGI standardizzata, di far parlare gli sviluppatori piuttosto che Nicholas Cage. Ma adesso non importa, l’E3 è già passato, concentriamoci su cosa ci dirà Geoff alla Gamescom, dai che magari finalmente annuncia il multiplayer di The Last of Us!