30 minuti al go, sono arrivato sull’obbiettivo in perfetto orario. Uno dopo l’altro sento gli agenti assegnati ai vari target in giro per la penisola dare la conferma all’operatore della loro posizione.
Chi lo avrebbe mai immaginato, un anno e mezzo fa, quando scaricai Ingress un po’ per caso, un po’ per curiosità, che mi sarei ritrovato a fare decine di chilometri per partecipare ad un’operazione nazionale della mia fazione. Non avevo nemmeno idea di cosa fosse un’operazione. Non avevo idea di niente in realtà, sapevo dell’esistenza del gioco, sapevo che era stato il template su cui era stato costruito Pokémon Go, ma al di fuori di questo nulla. Eppure ricordo ancora quella frase che mi arrivò in Comm, poche ore dopo il mio primo login, la mia prima cattura di portale.
Gli illuminati ti hanno notato come nuovo giocatore a Perugia. Puoi trovarci su Telegram.
Zello È un’app che in pratica trasforma lo smartphone in un walkie-talkie, consentendo di comunicare in modalità push to talk.
5 minuti al go. Fa un caldo atroce. Le gocce di sudore scendono dalla mia fronte e mi inzuppano la mascherina. Di contro ho le mani gelate. È l’adrenalina che vasocostringe. Mi guardo intorno, sospettoso di ogni macchina che accosta, ogni passante intento a farsi gli affari suoi. Se qualche dettaglio dell’operazione fosse leakato ai blu basterebbe veramente poco per mandare a monte una pianificazione di mesi, con oltre 60 persone che si sono coordinate in tutta Italia.
Sento la voce dell’operatore attraverso l’app Zello.
A tutti gli agenti, abbiamo un delay di 20 minuti, attendete in posizione per il nuovo go. Passo.
Merda, speriamo non ci siano complicazioni.
Mi ha aiutato a conoscere meglio le città che abito e frequento, i loro luoghi dimenticati, la loro storia. Vicoli e scorci che non avrei mai scoperto. Strade e scorciatoie che non avrei mai percorso. Mi ha riconnesso con la natura e con le campagne. Mi ha fatto avvicinare all’escursionismo, con trekking di 15, 20 chilometri sulle cime dell’appennino per catturare portali reconditi o spaccare sbarramenti. Mi ha fatto dimagrire 10 Kg.
10 minuti al nuovo go. Vengo richiamato dai miei pensieri da un vecchio che mi si avvicina porgendomi volantini del duce e cataloghi di memorabilia fascista. Non può immaginare che sia stata una motivazione completamente diversa a condurmi a Predappio. In altre situazioni avrei saputo come redarguirlo, ma non posso permettermi una distrazione adesso. Accetto le sue cartacce e ascolto pacifico le informazioni utili su come visitare i luoghi di Benito Mussolini. Saluto il vecchio camerata e torno a concentrarmi sul mio task. L’operatore comunica l’orario definitivo. Mancano pochi minuti.
Scatta l’ora X. Apro lo scanner e accedo ai virus che avevo preventivamente tolto dalle capsule e preparato. Inizio il mio attacco. Pochi istanti e Predappio cade, così come dozzine di altre roccaforti dei blu in tutta Italia. L’operatore chiede conferma del task ad un altro agente, forse in ritardo sulla tabella di marcia. Dopo 40 lunghissimi secondi arriva la sua risposta. Tutto fatto. Attendo 1, 2, 5 minuti. Il nervosismo aumenta ad ogni secondo che passa. Perché il field non è ancora su? Ci sarà stato qualche intoppo? Avremo sbagliato qualcosa, tralasciato qualche crosslink? Avrò sbagliato qualcosa io?
Arrivo al vertice della paranoia, temo qualche leak, che sia trapelata qualche intel all’altra fazione. Qualcuno ha tradito? Che abbia sbagliato io a raccontare ai miei amici cosa sarei andato a fare a Predappio? Eppure nessuno di loro gioca ad Ingress. Oppure magari sì, sono agenti dei blu e me lo hanno sempre tenuto nascosto.
Panico.
Poi un messaggio nel gruppo telegram.
VEDO VERDE
18 strati di field, dall’Istria all’arcipelago toscano, alla Calabria. Due terzi d’Italia sotto la coperta, 180 milioni di punti. La botta è atomica. I blu nemmeno provano ad abbattere il field prima del checkpoint. Resisterà poi per più di 24 ore, superando 4 CP.
Ce l’abbiamo fatta. L’operazione è un successo. Due mesi di pianificazione, 62 agenti, chi si è mosso di chilometri per pulire, chi ha preso traghetti per andare a Pianosa, chi si è fatto ore ed ore di macchina per andare a rimuovere i link in Croazia, chi ha organizzato le ferie in specifiche località, chi ha studiato i minimi dettagli, chi ha coordinato, chi ha perso il sonno. Una macchina perfetta in cui tutto è andato al suo posto. Il potere dei legami. Dei link, come quelli che si formano tra i portali, che ormai mi uniscono da 1 anno e mezzo a questa community. Le cene, le farm, gli incontri. I racconti, gli aneddoti, i personaggi. I meme, gli sfottò. Il vino, quello tanto. Gli eventi IFS che una volta si svolgevano dal vivo e che dopo il Corona sono diventati virtuali. Le recharge room per aiutare a distanza gli agenti sul campo durante l’Anomaly di Anversa.
Tutto questo mi ha portato qui, mi ha fatto conoscere una rara e straordinaria umanità. Ingress non è un gioco basato sulla geolocalizzazione e sulla realtà aumentata. Non solo.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?