Quel maledetto ticchettio non mi lascia pensare. Ho pochi minuti per trovare la soluzione e uscire da questo loop infernale.

Delaney · Ticking Clock Sound (1 Hour)

Quante volte l’ho uccisa o drogata. Ad ogni iterazione è sempre più facile. Ho provato anche a farla finita. Mi sono sparato con la pistola di quel dannato poliziotto che mi sta rovinando la vita. Niente. Mi ritrovo ogni volta davanti a quella dannata soglia. La porta chiusa. Le luci spente. La voce di lei nel bagno. Non riesco più a dirle ti amo. Le sue labbra. Non riesco più a baciarla, a stringerla, a darle quella pacca sul culo che le piace tanto. Ad ogni ciclo scopro qualcosa di nuovo. A che pro però. Per riprendere la mia vita? Dopo tutto questo dolore, come posso riprendere a vivere? Ha davvero senso la vita? Per lei. Forse è per lei che devo chiudere il ciclo. Per loro. Non meritano tutto questo. Non importa quante bugie, quanto sangue versato.

Io ormai sono perduto, loro no.

La mia anima è dannata, frammentata in 12 pezzi come le ore sul quadrante dell’orologio. Bastano due minuti prima della mezzanotte per tornare indietro nel tempo. Sento il profumo del legno e dei libri. Una stanza con delle librerie alte che graffiano il soffitto. È da lì che tutto è cominciato. Devo fare una scelta. Una scelta obbligata perché qualsiasi altra porterà alla sua sofferenza.

Per tutta la vita cercheremo di guadagnare tempo. La medicina, in fondo, non è altro che questo: un sistema altamente complicato per allungare la nostra vita. Anni di ricerche e di progresso per rubare tempo a ciò che ci circonda. Per rubare tempo anche ai nostri figli. Tempo che impiegheremo per autoconvincerci che prima o poi faremo quella scelta cruciale. La verità è che più di una volta nella vita ci troveremo di fronte a scelte che ci accompagneranno fino alla morte. E spesso non ci renderemo conto del dolore che lasceremo dietro di noi ogni volta che chiuderemo nel cassetto quel sogno troppo lontano o quell’amore troppo vicino. Perché siamo dei codardi egoisti, convinti di essere immortali finché la fine non viene a bussare alla nostra porta.

Ed è ridicolo pensare che la prima cosa che mi viene da dire è che non ho tempo. Quando io di tempo ne ho un'infinità, anche se per pochi minuti a botta.

Eppure non mi bastano. Troppo poco per scelte così distruttive. Per scelte che mi porteranno alla solitudine in una casa vuota. Tende bianche a coprire le finestre. Nessun mobile. Neanche la gioia di buttare quel dannato orologio dentro il water e tirare lo sciacquone. Quello che in un tempo parallelo era un appartamento pieno di vita, ora ha perso le sue risate. Quel coltello. Ci fosse almeno quel dannato coltello. Potrei uccidermi. Potrei farla finita. Invece nulla può farmi più del male. Una stanza a prova di bambino, che però non ha senso di esistere non essendoci alcuna vita pronta a nascere, nè un amore pronto ad accoglierla.

Sento l’ascensore salire. Lei è in camera che piange. Il mio tempo è scaduto. L’orologio torna in posizione. Ho di nuovo 12 minuti per trovare una soluzione.