Il seguente articolo paragona DOOM al Cristo e contiene dosi massicce di blasfemia, da cui è molto probabile che DLCompare si dissoci (ma francamente, chissene?).
In attesa di DOOM Eternal la sua lettura ad ogni modo è assolutamente sconsigliata a qualunque tipo di pubblico.
Praticamente come per Twilight o la Bibbia…
DOOM è l’equivalente del Cristo nei videogiochi, poco da fare. Scrivi id Software ed inevitabilmente il primo link mentale è quello con la Trinità. No, non quella robaccia che hanno provato a venderci al Catechismo, ma l’unica vera Trinità degna di culto: Wolfenstein 3D, DOOM (notare il maiuscolo) e Quake. Padre, Figlio, e Spirito Santo. Ed è incredibile come questo parallelismo apparentemente (e apertamente) blasfemo in realtà sia assolutamente calzante. Un vero e proprio Vangelo apocrifo di Storia dei Videogiochi — pagine di cultura pop che non ci hanno mai voluto far leggere, e abbiamo letto proprio per quello.
Con Wolfenstein 3D abbiamo il Padre. La chiave di lettura banale è quella che lo vede come genitore dello sparatutto in prima persona, o comunque quello che ha divulgato il Verbo e fatto conoscere il genere. Se ci si pensa meglio, però, Wolfenstein 3D è il Dio degli Ebrei. Quello vendicativo, quel pazzoide da Antico Testamento. Il Capitano Blazkowicz viene scatenato sulla testa dei nazisti per riscattare il suo popolo, un’undicesima piaga d’Egitto scatenata contro il Fuhrer e i suoi adepti.
Wolfenstein 3D non ha ancora la vena narrativa che farà scorrere nuovo sangue nella serie, in questo è vittima e complice della personalità forte di John Carmack e della sua visione che voleva la tecnica ed il motore grafico prima di tutto. Ma pur senza dialoghi e cutscene riesce ad essere un prodotto complesso, capace di sollevare interrogazioni parlamentari e leggi. Un classico tra i classici, un testo alla base di un culto proprio come lo è l’Antico Testamento. Ma la storia va avanti…
Quake è lo Spirito Santo. Perché arriva dopo il Figlio, chiudendo idealmente una trilogia di formazione che ha definito un genere, dall’esperienza in singolo fino al multigiocatore. E perchè ne comunica il Verbo, portando ai massimi termini il concetto di Deathmatch (si, la parola Deatchmatch arriva proprio da DOOM) e la competizione che DOOM aveva inventato. Se lo Spirito Santo tradizionale aveva fatto dono delle lingue agli Apostoli, Quake fa scendere sulla testa dei fedelissimi di id Software la sua incarnazione videoludicamente scorretta. Il dono delle parolacce in tutte le lingue del mondo, perché il Deathmatch deve essere questo, una competizione che si estende anche davanti allo schermo e passa per gli insulti gridati all’avversario.
Ma DOOM? Che fosse il Figlio, in questa sgangherata analogia, era ovvio già dal titolo. Quando parti scrivendo a chiare lette “DOOM è il Cristo”, è ovvio che spoileri la conclusione dell’articolo. Come per Wolf3D, il livello più immediatamente percepibile è che quello che vede DOOM come figlio di Wolfenstein 3D. Perché è il primo sparatutto in prima persona davvero tridimensionale, e utilizza per la prima volta un sistema di illuminazione dinamico. Si gioca costantemente al rialzo con il Capitano Blazkowicz – che assomiglia comunque un sacco allo Space Marine di DOOM. Ma la chiave di lettura blasfema invece lo vede essere il titolo che rende veramente mainstream il culto di id Software. Esattamente come ha fatto dal Cristo per il Cristianesimo.
E se i Beatles all’apice della loro carriera potevano vantarsi di essere più famosi di Gesù, DOOM detiene un record paragonabile: era più famoso — anzi, più diffuso — di Windows 95. Forse ce lo avete presente, è più o meno quello che ha reso i computer un prodotto di massa davvero utilizzabile da tutti. Ok, fregando in casa di Apple che aveva fregato in casa di Xerox, ma è un’altra storia… Riassunta egregiamente ne I Pirati della Silicon Valley.
Aver giocato DOOM al suo anno zero, l’anno della nascita del nostro personale Salvatore — che poi non morirà per i nostri peccati, ma per quelli di John Romero, ma è un dettaglio — è come aver visto in diretta la nascita di Gesù. Il passaparola come sola Stella Cometa a indicare la strada, perché non c’era l’impianto di informazione videoludica che c’è oggi. I due John di id Software a fare le veci del bue e dell’asinello. Anche se poi il bue e l’asinello usciranno da quell’umile grotta in Ferrari e arriveranno alla fine ad azzannarsi a morte. Una rivoluzione, il primo fenomeno pop puramente videoludico. Prima delle tette a punta di Lara Croft, prima della prima PlayStation. Quel grosso e fottuto IDDQD rimarrà tatuato per sempre nella nostra memoria. C’è un Avanti DOOM e un Dopo DOOM, quando si parla di intrattenimento.