Il videogiocatore è quello strano animale che non comprerebbe mai videogiochi con una media voti sotto all’8. Poi allo stesso tempo si lamenta che le testate son troppo di manica larga e se la prende con Edge.
Quanto sono edgy, quelli di Edge. Hanno dato 6 a Kingdom Hearts 3 mentre Metacritic dà una media di 84, pazzi. Poco importa se lo hai giocato e hai pensato che fosse cringe, si deve prendere 8 di default.
Ci siamo convinti che l’8 sia il nuovo 6 e tutto ciò che ci sta sotto fa cacare. Ed è un problema, soprattutto per quei portali da normies che devono parlare di giochini con la clausola di oggettività. Quando devi misurare boh, un Mafia II, con i metri di giudizio convenzionali, ne viene fuori un giochino. Un Open World vuoto che non serve sostanzialmente ad un cazzo, estremamente dispersivo. E dove mi mettono l’opzione guida simulativa e poi il meteo dipende dal capitolo e non è dinamico?
Chissà come mai, però son sicuro che adesso che esce la Remastered si parlerà di un capolavoro dimenticato. Un incompreso, un Einstein che viene bocciato in matematica e poi urla “suca” al prof. L’ennesimo Nier Replicant/Gestalt che la Game Critic dabbene non ha voluto capire, che però a distanza di anni siccome c’è l’ha fatta ed è cult allora tappeto rosso. La verità è questa, spesso i videogiochi vanno oltre il voto, oltre quella che è la valutazione numerica che meritano. E infatti Mafia II nonostante i mille difetti è un’esperienza che ti risucchia nelle sue atmosfere. E non ti molla più fino a quel maledetto finale, fino a che Vito non perde tutto e tu con lui.
Ti rifugi nei capitoli precedenti per avere l’illusione che la storia non sia andata avanti, che non sia ancora successo nulla. Che possa esistere un’alternativa, un lieto fine, qualunque cazzo di cosa a cui attaccarsi disperatamente per vedere un minimo di luce in fondo a quel tunnel così amaro. Perché in fondo anche la nostra vita è così. Un tunnel di momenti lieti con l’amaro che ti aspetta dietro l’angolo, da attraversare sperando che il finale sia dolce. Assuefatti al checkpoint anche quando non ce lo abbiamo, soprattutto quando non ce lo abbiamo.
Sarebbe bello sapere cosa ne pensano gli sviluppatori di Mafia II, dei voti che ha preso. Se condividono quel Metacritic onesto ma allo stesso tempo bugiardo. Quei voti dati ai loro videogiochi non senza un certo sprezzo. Se a loro della pretesa di oggettività importa o alla fine è un grosso sticazzi, perché non lavorano per la critica ma per il pubblico, per loro stessi. Ho citato Mafia II, ma si potrebbe fare la stessa identica domanda a qualunque autore di un cult che non è stato capito al day one e adesso viene ricordato con affetto. O più in generale a chiunque distribuisca software, perché è evidente che il mercato dei videogiochi abbia un grosso problema col concetto di voto. E la risposta non può arrivare da chi è parte del problema, sarebbe stupido chiederlo.
Ad Invader Studios, a Daymare 1998, è successa una cosa uguale e contraria. Ne abbiamo parlato su Facebook tempo fa. Lo Scassapixel è stato lesto a rubarci l’idea e a paracularsi invitandoci in podcast, e ne è venuta fuori una puntata speciale col fisico da tank dedicata all’argomento. Ma era il punto di vista di un certo numero di maschi bianchi eterosessuali che scrivono tutti da qualche parte, per un cazzo o per l’altro. Interessante – forse, cioè, lo spero – ma anche qui abbiamo mancato il punto. O quantomeno l’idea di chiedere cosa ne pensa dei voti chi campa sviluppando giochini non c’è venuta. C’è venuta però adesso, c’è venuta quando abbiamo invaso Invader Studios. Dei ragazzi che da Fiano Romano sono volati ad Osaka, che il mio 7 a Daymare hanno pure detto di averlo gradito. E mi hanno spiegato perché alla fine Daymare ha quei limiti, che è facile e bello sviluppare quando hai il cheat dei soldi infiniti di Gran Theft Auto ma la vita vera è un’altra cosa. Ne è venuta fuori una bella chiacchiera, come sempre quando si lasciano parlare gli sviluppatori.