Rece Coffee Talk Episode 2: l’attacco dei cloni?

Coffee Talk Episode 2 è un more of the same. No, è un clone di VA-11 Hall-A. No è una cosa fica. Leggi e scoprilo, no?

È una notte da caffè.

Piovosa, scorbutica, un po’ in ansia. Una notte in cui ci si vorrebbero vivere mille vite e invece non si riesce nemmeno a farne quadrare una. Le bollette, gli scazzi in famiglia e i compleanni imminenti. Una notte in cui entrare in un caffè e sedersi in silenzio al tavolino, il rumore delle gocce contro il vetro ovattato dall’andirivieni di improvvisati compagni di ventura anche loro bloccati nello stesso limbo davanti alla stessa tazza di té matcha.

Una notte che qualunque scappatə di casa sfruttato da un sitino di giochini vi ha già raccontato con le stesse trite immagini poetiche da discount. Ne faccio volentieri a meno. Tu?

Non c’è moltissimo da dire su Coffee Talk Episode 2. È Coffee Talk ed è l’episodio due. In un’epoca in cui si grida al DLC e al more of the same guardando questo o quell’altro Zelda, questo o quell’altro Horizon – però oh, mi raccomando continuamoci a raccontare God of War Ragnarok con la parola “monumentale” – una roba del genere è a rischio Cancel Culture che quasi manco lo quotano alla Snai. O meglio lo sarebbe se numero uno il giochino fosse sulla bocca di tutti (cosa che non è) e se numero due la target audience per cui ha finito per riferirsi non fosse fatta da persone tendenzialmente chill.

Diciamoci la verità, è proprio da nerdazzə incazzarsi se il giochino col numero 2 sulla copertina (che stai comprando proprio perché si chiama *giochino che ti è piaciuto* + *unico numero contemporaneamente primo e pari*) è troppo uguale a quello che hai già giocato. Fa quasi ridere, considerando che cos’erano, tre settimane fa? Quattro? La narrativa è che invece Final Fazio XVI è troppo poco Final Fazio non si possono più fare i videogiochi a turni signora mia. È troppo diverso. Così diverso che se lo beccano davanti alla sede di Casa Pound torna a casa orizzontale.

L'accordo implicito che firmi quando tiri giù Coffee Talk Episode 2 da uno store di videogiochi è che è il sequel di Coffee Talk. Se ti aspettavi diventasse un simulatore di allunaggio, cambia spaccino

Per carità, è bello quando i videogiochi si inventano qualcosa o ripropongono un’idea che c’eravamo dimenticati perché abbiamo zero memoria e quindi poi esce Dark Souls nel 2011 e mica ti ricordi che The Legend of Zelda nel 1986 faceva la stessa cosa. Per di più su Famicom Disk System, le cartuccine dorate sono una roba tirata su per noi occidentali.

Ma reinventare la ruota è inutile, quando tutte le tue necessità si esauriscono con uno spostamento da un punto A ad uno B. E soprattutto non è che si può inventare qualcosa di gamechanger come la ruota una volta all’anno. Premesso questo, è chiaro che l’essere derivativi dal punto di vista critico (nel senso della Critica Parrucconata™) è un disvalore. O quantomeno non è un valore. La domanda da farsi è un’altra.

Ne vuoi ancora?

È tutto qui. Messə di fronte allo stesso piatto che ti sei già scofanato, lo fai il bis? È una scelta binaria. Roba che a David Cage è venuto il durello già solo percependola nell’aria e sta prendendo appunti per il suo prossimo Interactive Drama da 8 milioni di copie vendute freebotando Asimov. A margine, quanta gente sto dissando in questa rece e quanto poco sto parlando del gioco? È tutto voluto, è un effetto scenico per arrivare al twist adesso. Clicca e scegli il tuo destino.

Avoja!Ma anche no

Coffee Talk fa parte di quel filone di bartender simulator che dopo VA-11 Hall-A è esploso. Ha un taglio molto meno cyberpunk e molto più fantasy, Seattle che diventa un melting pot di essere umani e creature di folklori e fantasie geograficamente molto lontani tra di loro. È quasi una favola, perché è evidente che Riona la Banshee che vuole fare la cantante ma ha avuto problemi di tossicità sui social voglia raccontare una morale spendibile anche fuori dal Coffee Talk. E magari è la favola di cui hai bisogno per riuscire finalmente a dormire una notte ogni tanto, invece di andare avanti a litrate di caffè.

Coffee Talk fa parte di quel filone di bartender simulator che dopo VA-11 Hall-A è esploso. Ha un taglio molto meno cyberpunk e molto più fantasy, Seattle che diventa un melting pot di essere umani e creature di folklori e fantasie geograficamente molto lontani tra di loro. È quasi una favola, perché è evidente che Riona la Banshee che vuole fare la cantante ma ha avuto problemi di tossicità sui social voglia raccontare una morale spendibile anche fuori dal Coffee Talk. E magari è la favola di cui hai bisogno per riuscire finalmente a dormire una notte ogni tanto, invece di andare avanti a litrate di caffè. Pure se l’hai già giocato. Perché come in ogni avventura a scelte che si rispetti qua in realtà non stai davvero scegliendo. Giocati The Stanley Parable, miserabile. L’unica vera scelta è fuori dal gioco, ed è se comprarlo o no. Se non lo compri, resta comunque un more of the same. Resta comunque che è piaciuto ad un sacco di gente. Non ci puoi fare letteralmente un cazzo.

E questo è quanto. Se vuoi sentire qualcosa sul giochino in quanto giochino è inutile che leggi, guarda qualche walktrough su Youtube e ti bastano i primi 5 minuti per capire se sei dentro o sei fuori. Un po’ come quando inizia a piovere e capiti davanti ad un bar improbabile.

La scelta è tutta tua.

La scelta non è mai tutta tua.

quanto spendere
12 /15€
bignami per pigri
Leggi sopra. Se non ti va di leggere, vai da un'altra parte.
top&flop
> Chill come pochissime altre cose nella tua libreria

> Ti lagnerai che è troppo uguale al primo