Porno e videogiochi si assomigliano un sacco. Ci avete mai fatto caso? C’è un che di ironico, in questa cosa. O forse no, forse il punto è sempre il solito. I videogiochi non sono altro che uno specchio che riflette come siamo fatti davvero e noi, alla fine, il sesso ce lo viviamo davvero male. E in realtà pure i videogiochi, visto lo sfruttamento personale che ne facciamo per sfogare un sacco di quella rabbia repressa che ci portiamo dietro nella vita vera.
Il sesso è raccontato di cazzo in tutti e due i mondi. Vi è mai capitato di essere scopati a cane da un fattorino che doveva consegnare una patate e salamino piccante? Allo stesso modo non vi è mai capitato di guadagnarvi una cavalcata con poche linee di dialogo scriptate. Perché la vita vera non è Mass Effect, tantomeno Super Seducer. Sarebbe bello e comodo se ci fossero delle regole prestabilite, se imparato il pattern poi le cose funzionassero sempre. Invece t’attacchi al cazzo. Chiaro, metaforicamente, perché il fine ultimo di questo discorso sarebbe appunto trovare qualcuno che si attacchi al tuo cazzo o un cazzo al quale attaccarsi.
Tutte e due le industrie si basano sullo sfruttamento. Non so fino a che punto fosse contento il pelato di Brazzers di girare 516 film – stando a IMDb, la cifra è quella là. So per certo che però lavorare ben oltre l’orario contrattuale, incatenati alla scrivania e col rischio che venga giù il contro soffitto perché gli operai stanno lavorando e lì non dovrebbe esserci nessuno, fa schifo.
Si va in crunch mode tanto nel porno quanto nei videogiochi, e della salute dei lavoratori delle due industrie ci importa una SEGA. È la nuova frontiera dello sfruttamento, siccome stiamo pagando allora lo sviluppatore deve fare la brava puttana e portarmi all’orgasmo, e se non ce la fa entro due ore chiedo il rimborso su Steam. Forse è per questo che poi provano a fotterci, stanno giocando d’anticipo. O forse sono solo io che mi ostino a vedere del romanticismo anche dove non deve esserci, tipo nei porno.
Non è un bel modo di guadagnarsi da vivere. Specie se lo stai facendo per tirare fuori un giochino che non farà altro che attirarti odio e minacce di morte, perché il mondo reale è ancora troppo bigotto per vedere arte in quel che fai. Ecco, chi fa giochini è incompreso tanto quanto chi fa film che utilizzano in modo massiccio giochini. Quei giochini che teniamo nascosti sotto al letto perché ci imbarazzano, ma ci danno lo stesso piacere di quelli giocati col pad. Vibrano tutti e due, per coincidenza. Sempre per coincidenza tutti e due ci imbarazzano, perché non vogliamo essere marchiati con lo stigma del nerd né con quello del pervertito. E quindi i videogiochi finiscono in un cassetto esattamente come succede ai sex toy, perché sono un guilty pleasure, una parafilia.
Ci vergognamo di ammettere che guardiamo i porno e che giochiamo ai videogiochi. Ma per quale motivo dovrei, se sono due cose che mi danno piacere in modi diversi, allo stesso modo? Il problema non è la società, siamo noi. Perché siamo noi a decidere di comportarci così e siamo sempre noi quelli che poi in camera da letto si incazzano, quando The Last of Us Parte 2 ci parla di lesbiche. O qualunque altro sviluppatore parla di qualunque altro tema che non vogliamo sentire o vedere nei giochini, perché l’importante è sborrare.
E fa schifo il fatto non ci interessi cosa hanno da dire gli sviluppatori, perché non se lo meritano. Stanno semplicemente esprimendo loro stessi in un modo che noi abbiamo deciso arbitrariamente essere non convenzionale, sbagliato perfino. Tutto perché giochiamo e scopiamo troppo poco.
Quindi si, ti piaccia o no l’industria del porno è uguale a quella dei videogiochi.