Per rivoluzionare un classico ci vogliono le palle quadrate e tantissimo amore. Così Tetsuya Mizuguchi è riuscito a distruggere il Muro di Berlino dei puzzle game, proiettando Tetris e il genere verso il futuro.

Tetris Effect è un anticoagulante spirituale, una preghiera, un mantra. È l’Om dei Veda, mezzo per innalzare lo spirito e portarlo a un grado di coscienza superiore, anche solo fino al game over, fino a far traboccare nuovamente la realtà dal pozzo di Pažitnov, ormai colmo di tetramini sgranati uno dopo l’altro come i grani di un rosario. L’ultima opera di Mizuguchi non si gioca, si recita. Ci si abbandona al suo ritmo non per svago ma per purificazione, battezzati da un game design sinestesico che anestetizza il mondo e immerge il fedele in un viaggio astrale dal calore amniotico, rilassante eppure implacabilmente esaltante.

È solo una nuova declinazione di Tetris. Si potrebbe pensare questo, stupidamente, superficialmente.

Tetris è un sofisticato giocattolo, un cubo di Rubik elettronico, prova di elasticità mentale e oggetto di studio negli anni post-’85 con implicazioni alla ricerca sui deficit della memoria. “Effetto Tetris”, finire dentro al puzzle per continuare a proiettarne un’immagine mentale anche a console spenta, sognandolo anche di notte. E ormai ci si è sotto senza neanche saperlo, come eroina digitale, il cervello ormai fottuto che ne chiede ancora, col solo vantaggio di aver pagato la dose solo una volta e schivare la maggior parte degli effetti collaterali. Ma Tetris Effect vuole essere un rito, non una droga, non una macchina da test. Ripulito dalla chiptune sovietica, come i rumori alienanti di una catena di montaggio, per radere tutto al suolo e restituire alla natura sonora la possibilità di fiorire in una giungla di melodie avanguardiste, innovative, le cui note sbocciano a ogni tocco sul pad, trasformato in un mixer. Arricchito di un microcosmo di mutevoli proiezioni visive spostate sul piano astrale, tasselli di un viaggio mentale che sembra mutare in conseguenza dei nostri pensieri, modellandosi al battere dei bpm per esplodere in immagini ora oniriche, ora quotidiane, travolgenti, estasianti. Impilare tetramini abbandona la sua primaria essenza ludica (pur lasciandola riverentemente intatta) per diventare invece linguaggio di una religione comune, un abbraccio spirituale che attraversa in volo Roma, Mecca e Tibet, accantonando le tradizioni, lavorando per sottrazione narrativa e riducendo il suo scopo a coadiuvante meditativo, linea dopo linea, come leggere i versi di un testo sacro, sussurrandoli tra sé e sé. Il pozzo è piccolo, quasi un dettaglio, l’ambiente ribolle, i timpani vibrano di nuova gioia, un movimento crea suoni, i suoni creano immagini, le immagini tornano movimento e poi tutto torna a scambiarsi di posto, come un gioco delle tre carte dove a tenere banco è Tetsuya Mizuguchi, che sull’altare della sinestesia applicata all’opera ludica ha sacrificato (o glorificato) i migliori anni della sua vita.

È un bagno di endorfine terapeutico, un percorso Kneipp che riattiva la circolazione dell’anima.

I pensieri del quotidiano che affollano la mente cominciano a dissolversi, talvolta risolversi, a essere messi in ordine come i blocchi che cadono dal nulla, tenendone a bada la velocità, istigata e modellata dai cambi di ritmo di un canto hindu ipnotico come le fiamme sempre più vigorose, ardenti, che bruciano e fondono una metallica traccia techno. È una Woodstock lucida dove un’elettronica finissima prende il posto della Stratocaster di Hendrix e della voce di Janice, e la continua sollecitazione delle sfere sensoriali rende superfluo l’LSD, con risultati altrettanto psichedelici. Ed è il videogioco stesso che prende una nuova forma, un nuovo intento, evolvendosi da uno dei suoi esempi più pop, preservandone la sostanza ludica ma spingendosi oltre il confine, perfino oltre Rez, diventando pellegrinaggio nel proprio essere. Un cammino in fast forward attraverso tutta la meraviglia che il mondo ha da offrire; paesaggi, culture, arte, musica, sogni, idee. Si rimane senza fiato, si fa anche fatica, perché la sfida, la penitenza, rimane dogma costante e infrangibile nella strada verso la pace dei sensi.

Volendo c’è addirittura tutta una serie di modalità classiche, atee, in cui lasciare giù le ore migliori del vostro tempo libero, inseguendo record, cercando la più lunga striscia di Tetris consecutivi mai eseguita, lottando contro il tempo o contro pezzi in caduta libera di livello talmente alto che sembrano teletrasportarsi più che cadere; ma per quello ci sono tutte le migliaia di versioni rilasciate negli ultimi 30 anni. È la stessa differenza che c’è tra una sega e una scopata come si deve. Va bene concedersi un momento di autoerotismo e autocompiacimento di tanto in tanto, ma presto si vuole tornare a quel calore avvolgente, morbido come seta, completo, quando le anime sono talmente compresse da scatenare una fusione termonucleare.

Don’t you forget it / We’re all connected in this.

Il golpe di Mizuguchi a Tetris cambia pelle al classico, sgretola le imposizioni alienanti di un regime ormai estinto per fondare una nuova civiltà hippie spiritualmente connessa nell’etere, intonando ogni giorno il suo inno di pace, amore e beatificazione videoludica capace di farci abbandonare il nostro guscio e tutte le sue zavorre, almeno per qualche minuto, sentendo addosso solo il peso dei propri sensi.

quanto spendere
40 /40€
bignami per pigri
l’8x1000 datelo al culto del maestro Mizuguchi-san, capace in qualche mese di lavoro di elevare lo spirito meglio di quanto abbia fatto la Chiesa negli ultimi 2000 anni. Il Tetris più bello di sempre, profanazione del classico in favore di una rivoluzione che lo migliora in ogni aspetto senza rubargli l'anima. Un capolavoro assoluto, che abbiate PSVR o meno. Una giocabilità senza tempo, un'estetica clamorosa, un album fuori scala, elementi che vale già la pena di vivere singolarmente, che esplodono e si mescolano in un Big Bang sinestesico, definitivo.
top&flop
> Puro gameplay psicoterapeutico
> Colonna sonora fuori di testa
> Innovativo per tutto il genere

> Nessun difetto degno di essere segnalato