Da quando ho contratto il morbo del retrogaming ci sono varie saghe a cui mi sono appassionato a distanza. Non le avevo potute giocare all’epoca, vuoi perché in alcuni casi ero ancora meno di uno spermatozoo, vuoi perché ero sprovvisto delle console per giocare determinati titoli, ma il mio animo da archeologo digitale mi aveva spinto ad esplorare i meandri di quelli che per me sono sempre stati mondi sommersi di codice. È così che ho conosciuto Shenmue. A distanza. Poi è stato annunciato Shenmue 3.
Per anni ho provato a metterci mano, anche solo tramite emulatore, ma niente, Shenmue rimaneva un titolo irraggiungibile, legato a doppio filo a quella macchina delle meraviglie che era Sega Dreamcast.
Il problema è che da quando ho scoperto della sua esistenza ho anche avuto dei contatti con la sua fanbase: un gruppo di persone che nonostante fossero ormai passati anni da quel secondo capitolo uscito all’alba degli anni 2000 aveva giurato eterno amore alla creazione più ambiziosa di Yu Suzuki. Una schiera di vecchi gamer che su quel titolo ci ha lasciato il cuore e che desiderava solo di portare a termine il viaggio di Ryo Hazuki. La loro passione è diventata piano piano anche la mia passione, tanto era travolgente.
Per metterci mano ho dovuto aspettare l’uscita della collection per Ps4.
Nel frattempo stavo alla mia finestra digitale ad osservare quelle persone prima scoraggiate dal passare del tempo, poi impazzite di gioia quando all’E3 del 2015 venne annunciata la campagna Kickstarter per la realizzazione del terzo capitolo. Volevo partecipare a quei festeggiamenti, ma non sapevo perché. O meglio, non sapevo ancora perché.
Il tempo ha fatto il suo corso, alla fine a Shenmue ci ho giocato e me ne sono innamorato a mia volta. Una volta finito quel maledetto secondo capitolo ho compreso la rabbia, la frustrazione e lo scoraggiamento che provavano quei fan. Shenmue era qualcosa di enormemente importante per troppe persone, e lo è diventato anche per me.
Quello che ci ho trovato dentro sono stati amore, onestà e passione, ma non solo. All’epoca del lancio della campagna Kickstarter, ai backer del progetto venne offerta la possibilità di lasciare un messaggio all’interno del gioco. Ebbene, nella seconda parte del gioco Ryo e Shenhua approdano al porto di Niaowu, dove soggiornano in un hotel che affaccia sul mare. Nella stanza di Ryo è presente un quaderno degli ospiti in cui sono stati raccolti i messaggi degli appassionati di tutto il mondo.
Tra i messaggi ci sono le testimonianze d’affetto dei fan della prima ora e di quelli più recenti, incitazioni per Yu Suzuki che lo spronano a non fermarsi finché la saga non sarà completa. Scavando però si trovano anche dei messaggi commoventi che ricordano persone che nell’arco dei quindici anni di attesa di Shenmue 3 sono venute a mancare, di giocatori che hanno raccolto l’eredità di amici e parenti che non ci sono più e che li hanno avvicinati alla saga e dichiarazioni d’amore.
C’è chi ha lasciato un messaggio al proprio figlio appena nato, augurandosi che una volta cresciuto avrebbe intrapreso lo stesso viaggio del padre al fianco di Ryo. È stata un’esperienza toccante e commovente. Ho potuto toccare con mano quell’amore per Shenmue che fino a quel momento avevo osservato tra i membri della community online.
È per questo che all’interno di Shenmue 3 ha inserito una struttura chiamata Shenmue Museum in cui ha raccolto i cimeli digitali legati alla saga e una parete stipata di foto dei backer che gli hanno permesso di proseguire la sua saga leggendaria.
Nell’hotel di Niaowu, inoltre, è presente un telefono con cui è possibile chiamare i vecchi personaggi dei giochi precedenti. Non mento se dico che risentire la voce di Nozomi, Ine e Tom mi ha commosso.
Ho proprio avvertito la mancanza di Yokosuka e delle sue strade, di quell’atmosfera ospitale e calorosa che solo Shenmue è stato in grado di raccontarmi e farmi percepire come reale. Questo mi spinge a voler finalmente prendere Lan Di e a chiudere questa storia una volta per tutte. Voglio tornare a casa.
Dal momento in cui ho risentito per la prima volta quella colonna sonora nel menù sono scoppiato a piangere. Ho ripensato a quei fan in trepidante attesa che dopo quindi anni hanno avuto la possibilità di proseguire questo maledettissimo viaggio, ho ripensato a quello che Shenmue ha sempre rappresentato per loro.
Ho ripensato anche a quello che Shenmue rappresenta per me. È stato la mia ancora di salvezza quando è venuto a mancare papà e mi ha trascinato fuori da quel tunnel orrendo in cui mi stavo infilando, e mi ha fatto guardare dentro, chiedendomi quanto le cose fossero cambiate per me.
Non so come andrà a finire questa storia, quello di cui sono certo è che non vedo l’ora di tornare a Yokosuka per riabbracciare Nozomi, Ine e tutte quelle persone che mi hanno aiutato durante questo lunghissimo viaggio.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?