Quattro anni di dottorato e oltre 30 da gamer mi hanno fatto capire una cosa: il “né l’uno né l’altro” è il male.

Per questo motivo dal 2021 valuto ogni mia esperienza videoludica da 1 a 4.

Senza sconti, a volte anche rimuginandoci parecchio persino per i giochi più insignificanti, sebbene io quella lista di voti non la mostri a nessuno, sia solo per me.

Il motivo per cui è meglio una scala da 1 a 4, 6, 8, 10, 2n che una scala da 1 a 3, 5, 7, 2n+1 è semplice: l’assenza quel voto centrale non ti permette di rifugiarti nella tua pavidità.

Ogni volta che da 1 a 5 assegni 3 ti stai autoassolvendo dalla tua paura di riflettere su un gioco per davvero

Quella di decidere che il tuo tempo ha avuto davvero valore. In positivo o in negativo. E non dirmi “ma alcuni giochi non sono né belli né brutti” perché ricalca la dialettica del “né di destra né di sinistra” che sappiamo – ormai – essere quella dietro cui si nascondono i veri estremisti.

Il 3 è il voto di chi spegne la console e nemmeno si ricorda quello che ha giocato. Io voto di chi non ha coscienza dell’esperienza che ha vissuto, del tempo che ci ha investito, dalle emozioni – seppur minime, ma sicuramente presenti – che ha provato.

Il 3 è il voto di chi decide che, in fondo, non vuole prendere una posizione. Ma nel mondo non ci è mai concesso di non averla, una posizione, e se non la prendiamo noi sarà qualcun altro a relegarci a seconda del proprio bisogno, magari togliendo lo spazio a qualcun altro.

E tu non sei così, non vuoi essere quella persona. E allora forza. Datti tutta la granularità che vuoi, scegli pure la votazione in centesimi.

Ma metti da parte la tua pavidità: schierati.

Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?