Almeno avevo qualcosa da fare.

Mi annoiavo. Mi annoiavo un botto. La primavera è una merda: allergia, spossatezza, voglia di scopare mangiare tanto e soprattutto voglia di giocare a qualcosa di nuovo, che però non sai bene cosa, sai solo che lo vuoi subito, ora. Il tempo nel frattempo scorre e ti ritrovi con impegni noiosi che ti costringono al PC pe 8 ore al giorno. Rocket League? No, devo ascoltare quella video call del cazzo, non posso concentrarmi. Elden Ring? L’ho droppato, e poi è disonesto da morire, non posso imprecare mentre ho il microfono aperto. Patrick’s Parabox? Aspetta, Patrick’s Parabox non è per niente una cattiva idea, quasi quasi ci scrivo anche una recensione.

Ed è così che il loop di Patrick's Parabox ti salva dal capitalismo

Patrick’s Parabox ti svolta proprio le giornate. Un gioco di prospettiva, enigmi, spostamenti temporali e altri intrugli concettuali che potremmo sintetizzare sotto la parala “paradossi”, ti salva il culo in quelle giornate in cui devi ascoltare l’ennesimo guru del marketing che ti dice che per trovare lavoro serve esperienza, ma per fare esperienza devi già avere un lavoro. Il fiore all’occhiello dei paradossi capitalistici risolto con un puzzle game disegnato su Illustrator. Talmente geniale, talmente semplice, talmente speciale. Un chip di livelli inseriti in quella che durante la pandemia è diventata una Conference su Meet Machine. Quattro frecce, Z, X e la tua testa entra in un loop meraviglioso dove ogni quadrato è una sfida e ogni movimento un soldo in più che rubi al datore di lavoro.

Io mi sono stufato di questa enorme flexata di muscoli ogni volta.

“Eh la vedi la mia azienda che cazzo grosso ha? Mi compro te e pure tua sorella. Se vuoi lavorare qui sono 600 euro al mese, 12 ore al giorno, festivi non retribuiti.” – “Eh lo vedi il mio gioco che cazzo grosso ha? Con questo budget mi compro pure la tua dignità. Se vuoi lavorare qui sono 600 euro al mese, 12 ore al giorno, festivi non retribuiti.” Ed è curioso come in questo parallelismo parodia la seconda parte non cambi di una virgola.

Invece Patrick’s Paradox cambia ad ogni sezione, ad ogni livello. Aggiunge una meccanica e te la reitera sempre uguale e sempre diversa ad ogni enigma. E’ il gioco che ti dice sticazzi di tutte le buzzword, ti insegno io come funziona il design: meccanica – tutorial – livello avanzato – nuova meccanica. L’ossatura del gameplay loop che si mostra in tutta la sua bellezza. Senza fronzoli, senza storytelling marketing, senza promettere e non mantenere.

In quel momento, mentre porti l’ennesima cassa dentro una cassa, a sua volta dentro una cassa che a sua volta era dentro una cassa (); ti rendi conto che è la rappresentazione della tua vita dopo l’università. Scrivi ad un’azienda che ti rimanda ad un’azienda, che a sua volta ti manda ad un’azienda per uno stage non pagato, che ancora ti manda ad un’altra azienda perché “tu sei bravo e chiedi poco” (grazie al cazzo, chiedo zero per ora), e poi ti manda ad un’azienda che forse dopo l’apprendistato ti assume, ma che in realtà ti vende lo spot di Banca Mediolanum al contrario ().

A quel punto prendi tutto, decidi di mandare a fanculo il migliore dei sistemi possibili, accendi Patrick’s Parabox e ti godi il meritato riposo dei campioni.

Almeno non ho un cazzo da fare.

quanto spendere
17 /17€
bignami per pigri
E' tipo una scatola di cioccolatini: ne prendi uno, lo scarti e ti rendi conto quanto fa schifo la tua vita.
top&flop
> E' la dimostrazione che il capitalismo non è il miglior sistema possibile

> Per fartelo capire deve usare gli stessi mezzi del nemico