Quanto possono essere tragiche certe giornate lo sa solo chi le passa. Ovvero tuttə, perché sfido chiunque abbia superato i 14 anni a passare appena un mese senza avere a che fare con anche solo una giornata di quelle che non vanno manco per sbaglio. Pare fisiologico che dopo un tot di settimane tranquille i pianeti del Sistema Solare (e non solo quelli) debbano allinearsi col solo scopo di convergerti nel culo, ma non prendiamoci in giro: a volte una giornata di merda è semplicemente una giornata di merda, senza bisogno di chiamare in causa qualcosa o qualcunə per affibbiargli colpe che non ha. L’unica cosa che puoi fare è tirarti su le maniche e riperterti che sì, la vita fa schifo ma domani forse andrà meglio. Fino ad allora stacce e non rompere i coglioni.
Insomma: scappa. Datti alla macchia per un paio d’ore, il mondo sopravvivrà se stacchi il cellulare e ti rendi irreperibile per un po’. Cazzo, è un tuo diritto prenderti una boccata d’aria da ‘sta maledetta giostra. Fila nella tua comfort zone e prendi fiato, fai il cazzo che ti pare. Accenditi ‘sta cazzo di console e sfoga la merda che ti porti dentro sui pixel. E fallisci miseramente in qualsiasi scopo ti eri prefissato.
Perché anche questo è fisiologico: puoi essere bravə quanto vuoi e progredire quanto possibile, tu oggi non sei abbastanza per niente. E si, tutto questo fa ancora più schifo. Se manco i giochini riescono a darti una soddisfazione vuol dire che l’unica cosa da fare, oggi, è buttarti a letto e sperare che per domani questa cazzo di ondata di disagio esistenziale non necessariamente motivata e/o giustificabile passi dalla testa verso le suole, sperando che non decida di fare tappa al condotto lacrimale per il puro gusto di farlo.
Finché paghiamo per gli errori altrui abbiamo sempre il lusso di poterci concedere la testa di un capro espiatorio da sacrificare sull’altare, giusto per metterci in pari con la nostra coscienza. Hai scazzato a lavoro? Si vede che il tuo collega è proprio uno stronzo. Problemi coi tuoi? Ma perché non hai ancora mandato a cagare tuo padre scusa? e via discorrendo. Ma ammettere alla propria testa di cazzo che no, se la giornata è peggiorata ulteriormente è solo per colpa sua tua è dannatamente difficile. Possiamo provare a buttarla in caciara e dirci che no, è la cazzo di società che ci impone sempre l’eccellenza e di stare sempre sul pezzo, i social che ci dicono che dobbiamo esser sempre sorridenti con quelle menate memate del gatto “Hang on” che condividono i parenti boomers sfuggiti alla selezione delle richieste d’amicizia da accettare o meno e stronzate simili, ma la verità unica ed inalienabile è che a volte dovremmo solo concederci il diritto di fare schifo, mandando tutte ‘ste convenzioni social a fare in culo.
Farci i conti è un altro discorso ancora. La mia (nostra carə lettorə?) generazione ha avuto il grande privilegio di assistere alla nascita dei social e l’immensa rottura di coglioni di doverne spiegare l’utilizzo ai nostri vecchi. Nel mio caso fallendo miseramente pure lì, ma giuro che ci ho provato. Ne conosciamo le trappole, le insidie e le menzogne. Sappiamo riconoscere gli specchietti per le allodole quando vediamo le vite perfette di chi l’algoritmo ci sbatte in home, ma nei giorni no queste certezze vacillano, e forse il dubbio di aver sbagliato tutto lo sbagliabile ti viene. Ma ehy, è ancora e solo un giorno no. Alla peggio una settimana.
A volte basta solo farsi una doccia calda ed andare a letto, altre bisogna dedicarsi a qualcosa di totalmente diverso che non ci faccia pensare allo schifo che ci portiamo dentro. Altre ancora non basta niente di tutto questo e l’unica cosa da fare è chiedere una mano in coop. Ma i cicli i giorni di merda passano.