Certo che iniziare la recensione di King of Seas con una catch frase di una pubblicità di Italia 1 non è proprio normale.
Io voglio fare il pirata. Io desidero un cazzo di gioco sui pirati bello. Voglio solcare i sette mari e farmi mangiare dal Kraken mentre rubo tesori dalle braccia di qualche capitano pirata in decomposizione. Sperando che si possano aprire i tesori e non rivenderli sigillati per comprare la skin con i fiorellini sull’uncino. Vero Sea of Thieves? Comunque, arriva King of Seas, ed ecco che mi torna in mente quando da bambino tornavo da scuola e quel ragazzino scassacazzi della pubblicità del Fruttolo diceva che ero troppo piccolo per fare il pirata. Ma troppo piccolo de che oh! Infatti, orgoglioso rispondevo come il ragazzino a fine pubblicità dicendo di voler fare il capitano. Mangiando un Fruttolo. Forse è per questo che sono grasso… Oh, beh, posso solcare i sette mari almeno.
E King of Seas è questo: un gioco di pirati che vuole fare il capitano ma che forse è troppo piccolo per farlo. “Nooo ma sono italiani i ragazzi di 3DClouds! E poi sono indie! Non puoi accusarli così e dire che sono piccoli e che…” Non me ne sbatte una sega che sono italiani. Anche perché non ho detto che il gioco è brutto, ancora, il problema è che proprio per i loro limiti, secondo me, hanno voluto mettere troppo, perdendosi qualcosa per strada. E sì, mi faccio i monologhi da solo perché tanto so che quando si tocca un dev italiano vi attaccate al cazzo più della gonorrea. Il gioco è un RPG con le navi. Missioni, poteri, potenziamenti, diverse navi, mercanti e via discorrendo. Una storia abbastanza figa, citazioni a non finire e un sacco, forse troppa, acqua.
E fin qui, circa tutto ok. Dico circa perché ok che sono navi, ma che due palle fare avanti e indietro per consegnare questo o quell’altro pacco. Perché in questo King of Seas è un RPG molto classico: le missioni principali sono sempre sconfiggi questo boss o raccogli abbastanza soldi o esperienza per andare avanti. E quindi via di missioni secondarie da postino dei sette mari. CHE PALLE. Che palle sul serio. Ogni cosa costa troppo ed è qui che il gioco inizia a rompersi. Livellare, potenziarsi e andare avanti costano troppo per il poco gameplay ben riuscito che ha.
Una missione secondaria da 5 minuti ti dà 1000 monete d’oro circa e per comprare una cosa decente te ne servono 20000. Decente eh, attenzione, non buona. Poi per carità, io sono la persona peggiore sulla terra perché odio farmare, ma così davvero sono legittimato (non è vero, non fatelo mai a casa) a romperti il culo gioco. Ed è così che casca il pappagallo e alle ingenuità precedenti si va a sommare il più grave errore che si possa fare in un gioco di questo tipo: il bilanciamento. Non vi dirò quale, ma c’è un’abilità che vi permetterà di vincere qualsiasi battaglia affronterete dentro il gioco.
E perché succede questo? Ovviamente perché i dev non hanno mangiato abbastanza Fruttoli, ma anche perché essendo piccoli o si concentrano su una cosa e la fanno bene o qualcosa si rompe. Questo gioco è troppo grande e loro si sono palesemente concentrati sul feeling pazzesco che ti dà l’esplorare senza dover compiere missioni. Cazzo, girare su King of Seas per il puro piacere di esplorare e scoprire cosa c’è oltre è bellissimo. Ti sembra quasi di sentire la brezza sul viso mentre cerchi di far prendere il vento alle vele per andare più veloce. Cambiamenti climatici mentre si naviga, navi nemiche o neutrali che ti passano accanto (finché l’IA limitata non scazza, ma insomma, non rompiamo la magia), eventi casuali e mappe del tesoro da consultare senza comodi marchi sulla mini-mappa, rendono quelle acque prima tediose, magiche.
Per restituire queste emozioni, hanno dovuto rendere la navigazione sì arcade, ma comunque abbastanza legnosa per non incappare in drift alla Fast and Furious delle navi (che sono comunque fattibili con le giuste abiltà, ma shhh). Quindi signori miei, che cazzo ve devo dì? Se mi mettete un’abilità a target super veloce e che fa un dot a dir poco forte, mi basta essere più veloce dell’avversario e via di pippe mentre quelli affogano. Ci sta troppa roba. Troppa. Il gioco ad un certo punto diventa anche un gestionale. Sul finale. Non sono servite a nulla le città potenziate perché tanto bastava premere un tasto, girare a cazzo in tondo e aspettare che gli avversari morissero.
Io non so cos’altro dirvi in questa recensione di King of Seas. Alla fine il gioco è questo ed è un bel giochino, però la mia mente è troppo stronza per dire “vai oltre”. Io non posso non dirvi queste cose. Non mi costerebbe niente farvi l’elogio delle cose fighe del titolo come i nomi dei tizi che incontrerete, o lo stile grafico dei personaggi in perfetta contrapposizione con lo stile poligonale e colorato del mondo di gioco. Tutte queste cose le potete guardare su Youtube. Sono lì. Navigate su internet così rimanete in tema e cercate. Io devo cazziare 3DClouds e Team 17. Mi dispiace. Avevate un potenziale enorme e avete voluto fare troppo. Non posso lasciarvelo passare.
Anche perché per colpa vostra sono ancora qui che aspetto un gioco di pirati davvero bello.