Ebbene sì, è di nuovo quel periodo dell’anno dove Steam decide di fare queste cose con le demo giocabili dei giochini piccini battendosene i coglioni della discoverability del cazzo che offre. Risultato: un fottuto macello in cui sei sicurə che lì in mezzo c’è il tuo prossimo giochino piccino della vita, ma non lo troverai mai. Questo incubo peraltro è stato a suo tempo il soggetto di una MemoryCard liberamente tratta da La Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges, che aveva intuito la problematica già nel 1941. Gabe ancora non c’è arrivato nel 2023, fai un po’ tu i conti.
Nota: la cosa dei “giochini piccini” è un meme che irride l’etichetta “giochi piccoli” che si sta proponendo in sostituzione di indie. Per quanto mi riguarda i giochi che seguono sono tutti indie meno quelli pubblicati da Devolver. Solito discorso.
In ogni caso, ecco una selezione di giochini che per un motivo o per l’altro ci hanno colpito firmata da La Voce della Ribellione, l’Avvocato e dal Figliol Prodigo Andrea Scibetta.
Stick to the Plan, di Dead Pixel Tales. Io questo l’ho già sentito nominare non mi ricordo perché, comunque viene fuori dagli ambienti di itch e c’è un cane che si chiama Roberto. Ho trovato la cosa molto Buffa /badumtss. È uno di quei rompicapo alla Divide By Sheep o alla Inbento per cui io vado fuori di testa. Robina chill che ti giochi senza grosse pretese per tenere la mente un po’ occupata e sperando che ad un certo punto non diventi tipo The Witness facendoti sentire non poi così intelligente. Per non dire completamente imbecille.
Nour: Play with Your Food, di Terrifying Jellyfish. Quello che succede quando decidi di sviluppare un videogioco mentre sei palesemente in chimica. È il foodporn che si fa ludo, estetiche e inquadrature e palette cromatiche incluse. Mi è salita l’insulina solo a guardare il trailer. Non vedo l’ora di inettarmelo direttamente nelle vene. Plus: usa il DualSense per fare cose pazze col cibo quindi FANCULO JIM RYAN INIZIAMO A GIUSTIFICARE 80€ DI CONTROLLER COI SENSORINI INUTILI. Il trailer dice questa estate, vediamo quando.
Cime O’Clock, di Bad Seed. Provato a Games Week, ne ho scritto su TGM, lo aspetto tantissimo. È Where’s Waldo che ha fatto sesso non protetto col Detective Colombo. Biologicamente inaccurato, ma sticazzissimi. Ci siamo quasi, l’uscita è prevista per il 21 luglio.
Videoverse, di Kinmoku. Allora. Io ho un problema con queste cose qui, perchè l’idea di andare ad esplorare un passato che sembra remoto ma in realtà non lo è manco per il cazzo è sempre molto fica. E fino ad ora a tema c’era praticamente solo Hyperdimension Neptunia che è mediamente una weebata abbastanza weeb. Solo che poi tendenzialmente ‘sta roba si accontenta della sua patina nostalgica/retrofila e non va mai veramente all in, cercando di agganciarci un messaggio o qualcosa di interessante che giustifichi la scampagnata amarcord sul viale dei ricordi del Dreamcast. In ogni caso oh, attenzioniamolo Videoverse. A chiappe strette.
Goobies, di Knifes. È praticamente Vampire Survivors però con questa estetica strana fatta di palline blobbose. Non si è inventato un cazzo (a sua volta pure Vampire Survivors non si è inventato un cazzo), però boh, mi piace, esce il 14 luglio, non vedo perché non dovrebbe stare in questa lista.
Sword Hero, di ForestWare. Ci sono diversi titoli che si chiamano *qualcosa* Hero a sto giro. E hanno quasi tutti la stessa estetica, sono roguelike e ambientati in sti setting fantasy/medievali/uno nella lore delle fiabe slave. Sword Hero è quello che su tutti mi è sembrato il più chiavabile, perché pare bello adrenalinico e pure la colonna sonora j’ammolla con quei tamburi che picchiano insistentemente mentre tu picchi insistentemente teschi brutti in una brutta pixel art.
Sludge Life 2, di DOSEONE. Sembra esattamente come il primo: un trip di acidi clamoroso, però ancora di più. Libertà di esplorazione in prima persona col fish eye e i colori sparati, graffiti da fare in giro, personaggi senza senso, escrementi qui e là e lotta al capitalismo.
Viewfinder, di Sad Owl Studios. È un altro portal-like (definizione messa apposta per infastidire Pietro) che però stavolta speriamo funzioni. In pratica per superare i puzzle vanno proiettate foto, quadri e disegni sulla realtà per modificarla. Sembra una ficata.
Let’s! Revolution!, di BUCK e Antfood. Il giochino che vuole che ammazzi il re. Fine, mi fermo qua, basta questo, compratelo. No, in pratica è una specie di roguelite strategico a turni in cui ogni livello è composto da tessere e bisogna trovare quello stronzo del Re e inseguirlo in giro fino a farlo secco.
Siheyuan, di We Are Muesli. Tetris è una figata. Tetris con i colori è una figata. Tetris con i colori dove devi spostare in modo circolare le tessere è una figata. Tetris in coop è una figata. Insomma, non so come cazzo descrivere Siheyuan se non dicendo che è una droga con gli stessi effetti degli stupefacenti: non ci capisci un cazzo, non sai perché si sposta tutto, ma ne vuoi sempre di più.
Speed Crew, di Wild Fields. Questo gioco è la dimostrazione di quanto il design dei giochi come overcooked non fallisca mai. Praticamente ha le stesse idee del primo overcooked e ti trasmette la stessa voglia di ammazzare il tuo compagno, solo che qui non cucini ma ripari macchine da corsa durante una gara. Ah sì, ci sta anche quello pelato di Fast and Furious.
How 2 Escape, di Breakfirst Games. Io di giochi Escape Room ne ho giocati tanti, forse troppi, ma non mi era mai capitato un titolo dove uno gioca da PC e rischia di morire su un treno in corsa, mentre l’altro scarica sullo smartphone un’app per giocare, che trasforma lo smartphone in un altro smartphone con indizi, app per le chiamate e addirittura app per la messaggistica, che ti mette direttamente in contatto con il tizio che vuole la morte del primo protagonista. Sono diventato Joyce ma è perché sono così tanto senza parole che devo dire troppo e tutto insieme per compensare.
The Cosmic Wheel Sisterhood, di Deconstructeam. Ci sono le streghe, ci sta Bahamūt, ci sono i tarocchi (circa… molto circa) e le carte te le costruisci pure tu. Un’avventura punta e clicca dai colori violacei che ho messo instant in wishlist appena ho visto il relitto di una nave e una statua negli abissi. Sarà perché voglio andare a vedere la sirenetta o forse perché sono triste questi giorni è mi è venuta voglia di andare a scoprire tutti i segreti delle crypto esplorando il relitto del Titanic. Chi lo sa.
Stray Gods: The Roleplaying Musical, di Summerfall Studios. Quando scrivono “musical” non intendono guitar hero o altri puzzle musicali. No no, intendono proprio “musical”. Prendete Mamma Mia! ci lasciate i greci, mettete gli dei, una spruzzata di teen drama, un po’ di giallo e prendete le tempistiche e i componimenti da qualsiasi musical che vi venga in mente, pure i classici Disney, perché tanto quello sono. Avete fatto Stray Gods. A ballare, visto che non siete a teatro né al cinema, ci pensano le inquadrature, in modo eccelso, almeno per la demo. Se non amate i musical skippate e ricordatemi di non venire mai al cinema o a teatro con voi.
Venba, di Visai Games. Visual Novel dove cucinare è un atto d’amore. Non è una roba a tempo come vuole quella schiavista di Mama, qui si leggono le ricette e si trova la soluzione migliore, con calma, con gentilezza, come solo una persona innamorata della sua famiglia può fare. Ora che l’ho detto sicuro si trasforma in una roba horror e ci ritroveremo a cucinare pietanze per Ifrit, Shiva e chissà quale altra cazzo di divinità indiana. Però oh, per ora è puro amore.
A Tiny Sticker Tale, di Ogre Pixel. Coloratissimo, ci sono gli stickers e sei un asino proprio come vuole la vecchia guardia del giornalismo videoludico. Come potrei mai lasciarmelo scappare. Io ci tappezzo casa con quegli stickers, altroché.