Rumor e videogiochi vanno a braccetto. Come rumor e cinema. O rumor e letteratura. Insomma, nell’industria dei giochini esistono i rumor perché i rumor ci piacciono. E l’umanità si racconta storie un sacco di cazzate dai tempi di Adamo ed Eva. Che sono a loro volta una fregnaccia e ‘sta cosa sta diventando Inception, quindi magari è anche il caso di piantarla.
Rumor e videogiochi, dunque.
Rumor nei videogiochi, anzi. Com’è che ne siamo assuefatti? Non può essere solo la solita vecchia storia della dipendenza da storie, dai. La Prima Regola del Mago de La Spada della Verità, dove credi a qualcosa perché hai paura che succeda o perché desideri che sia realtà. Quindi quando ti dicono che Sony si compra Konami e sei un comunista uscito dal DAMS ci resti sotto. E a cascata poi se sei un adepto di Bill Gates e la settimana dopo ti dicono che no, è Microsoft che sta giocando ai giorni del condor con la mamma di Gradius, ci credi perché ci vuoi credere.
Anche se il suono che fa Konami ormai è quello dei pachinko che cadono inesorabili sulla plastica. Il suono della morte. Della fine. Di chi ha nella cassaforte una figata come FOX Engine e lo usa per farci un Pro Evolution Soccer all’anno. La versione salsa teriyaki di quell’Arcade che non c’è più, morto e sostituito dal gioco d’azzardo legalizzato senza che ce ne fregasse qualcosa. Ma effettivamente questa è un’altra storia, abbiamo già parlato di come e perché l’arcade è morto. O forse è vivo, non mi ricordo più.
Il punto è questo: viviamo in un’era dove la stampa di settore, la stampa degli adulti, preferisce fare preinformazione rispetto al fare informazione. Perché coi rumor noi ci andiamo a nozze, ci ricamiamo sopra nello spazio commenti sotto agli articoli o nelle bacheche di qualche social network per futuri geriatrici. I rumor ce lo fanno venire duro, e quando ce l’abbiamo duro dimentichiamo quello che c’è scritto nella Guida. Non facciamo fact checking, crediamo a qualunque stronzata per il semplice fatta che è scritta lì, font nero su layout bianco – sarà mica un caso che su Gameromancer è il contrario. Ci mettono davanti un rumor, uno qualunque, anche i concept mock up di PiEsseCinque basati su stocazzo, e siamo felici così.
È il momento di dire basta. Perché se vogliamo cambiare le cose, se vogliamo smettere di mangiare merda, dobbiamo iniziare da qui. Iniziamo dai rumor, iniziamo da quelli applicati ai videogiochi. Invece di cliccare qualunque speculazione su studi americani riportata da siti australiani e poi travasata dal sonno della ragione che genera Tagliaferri, facciamo un uso consapevole dei rumor. Non per fare l’ennesimo spot elettorale ad I Love Videogames, ma facciamo come facciamo di là. C’è una voce? Proviamo a capire se ha senso. Proviamo a capire cosa potrebbe davvero dire, se il supporto al secondo schermo su Nintendo Switch non è invece il preludio ad una Switch for Home.
Materia delicata, i rumor, fanno danni applicati ai videogiochi, figurati cosa possono fare per aspetti delle nostre vite decisamente più globalizzati. Dovremmo trattarli con un minimo di consapevolezza, cercando di non cadere nelle facili trappole di chi, per una necessità che non posso che riconoscere (e in parte condividere), li riporta alla buona la prima.