Non c’è un cazzo da fare, se vuoi puntare alla perfezione devi fare poche cose e farle al meglio. Devi raggiungere lo stato dell’arte, magari superarlo se sei un visionario di quelli bravi. Tipo che prendi un roguelike e riesci ad aggiungerci la narrativa in modo credibile come quei pazzi che han lavorato ad Hades. Più roba metti, più è probabile che inciampi. Succede pure ai migliori, perché The Last of Us Parte II ha delle parti in cui pensi “e che due coglioni” senza le quali l’esperienza t’arriverebbe più forte, dritta in faccia come quel cazzottone che ti sei preso l’ultima volta che ha provato a fare a mazzate.
Prova a giocare The Messenger. The Messenger è un gioco che non si inventa nulla, non la butta sui lacrimoni facili – al massimo su qualche ghignata per il meme – e alla fine è solo un platform 2D su un ninja che deve portare in giro una pergamena. Solo che cazzo, è pixel-perfect. La sfida, i boss, i controlli… È una roba da 10 proprio perché non s’è andato ad arrampicare sul trend dell’open-world-rpg-story-driven e tutte quelle menate che vanno di moda ora.
Prendi Bowser’s Fury. Non ha la pretesa di essere un Super Mario da 60€ come Odyssey, c’ha un unica zona sandbox e nemmeno poi così tanti Solegatti. È meno, molto meno. E ti dà di più. Essenziale nel suo essere quintessenziale, compatto, divertente, per nulla dispersivo. Vale anche per Doom Eternal – e infatti la deriva platform a tutti i costi di The Ancient Gods è da mani in faccia – e per un sacco di altre produzioni che magari non ti aspetti.
L’avrai anche tu un 10 che non hai mai avuto il coraggio di dare perché lì fuori ci sono i The Witcher 3 e i Red Dead Redemption 2 che sono semplicemente troppo grandi per poter sperare di competere. È il momento di dire basta.
Riabilitiamo il gioco piccolo senza ambizioni da blockbuster.