Una generazione fa si copiava tutto dal cinema, oggi i videogiochi hanno una loro maturità. Questa generazione non ha avuto il suo Metal Gear Solid 4. Si racconta ancora tanto per cutscene, eh. Ma anche il più pop dei The Last of Us Parte II si concede dei momenti dove il videogioco è più intimo, maturo. Dove si parla il linguaggio dei videogiochi e non quello dei videogiocatori: meno filmati con lo spiegone, più narrativa in-game. Basta poco in realtà, qualche animazione al momento giusto, qualche script alla Uncharted. Uno spezzone alla Walking Simulator o addirittura qualcosa di ancora più a cazzo duro, narrativa tutta tramite documenti ed enigmi tutto in tempo reale alla Prey.
Mi piacerebbe poter dire la stessa cosa dei videogiocatori, #einvece. E invece siamo ancora quelle bestie che davanti all’aumento di prezzo dei videogiochi dovuto ad un’insostenibilità conclamata dell’industria si strappano le vesti e tirano qualche bestemmione. Quelli che non vogliono vedere la politica nei videogiochi, perché c’è scritto gioco e al solito vogliamo leggere giocattolo. E un giocattolo non deve avere la presunzione di insegnarmi, di migliorarmi. Anzi, a dire la verità tutti quei progetti che si allontanano dal cinema, quei Walking Simulator che chiamiamo così per prenderli per il culo – però oh, ganzo il giochino dove sei una capra che fa esplodere i benzinai – non li abbiamo voluti capire.
Al punto che boh, mi chiedo se davvero i videogiochi ci piacciano. O forse sono qualcosa che portiamo avanti per inerzia, che consumiamo il più velocemente possibile e poi al massimo ci facciamo spiegare da qualcuno. Una sera apri Twitch invece di Canale 5, Sabaku batte David Cage Gerry Scotti e ti spiega Death Stranding. Se c’hai la dissenteria ti cerchi qualche spiegone su Google mentre sei sul cesso e bella lì. In un mondo dove è tutto cheap, dal cibo che defechiamo fino all’intrattenimento che consumiamo, non riusciamo più a cercare il valore nelle cose. Ci rifugiamo nella juvenoia e ci lamentiamo che Fortnite fa schifo, mica come quando c’erano COD e Unreal e Wolfenstein Treddì.
Però ecco, se la sera ti puoi permettere di aprire Twich e trovarci uno stronzo che ti racconta i videogiochi, è perché lui li ha capiti. È maturato con loro, ci sta appresso. E stringi stringi è un giocatore anche lui. Come lo è quell’altro stronzo che t’ha scritto lo spiegone su Death Stranding che ti sei letto al cesso o quella pagina su Facebook che scrive oscenità cringe applicate ai giochini. È gente che sotto sotto ne sa, anche se magari lo nasconde. Gente che è maturata, e che potrebbe far maturare altra gente.
È un po’ come quella supercazzola di Ghandi per cui dovresti essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Se hai capito che i videogiochi sono diventati di più, parlane. Parlane col tuo compagno di banco, con quell’amico che è in fissa con The Last of Us e allora magari potrebbe apprezzare pure Death Stranding, pure Gris.