La casualità nei giochini è una roba strana. Ti fa bestemmiare, te li fa amare, per qualche motivo diventa meccanica di gameplay ad un certo punto e ci ritroviamo Steam intasato di roguelike, lite e senza zuccheri. Eppure la casualità è una roba che come esseri umani tendiamo a eliminare in qualche modo. La nostra vita è in parte casuale e incontrollabile, eppure cerchiamo in tutti i modi di regolarla, di scandirla (chi più chi meno). Non accettiamo il fallimento neanche se ci aiuta a crescere o se non dipende da noi.
Eppure con i videogiochi è diverso. L’escapismo in qualche modo ci fa dire che sì, che bello entrare in una stanza e non sapere cosa ci sarà, anche se è la centesima volta che faccio quello stesso percorso. Sì, che bello aprire l’ennesimo forziere e trovare o il tesoro di re Mida o la cacca di un elefante appena sfornata.
Quindi niente, più ci penso e più mi rendo conto che forse i videogiochi dovrebbero insegnarci ad accettare che le cose avvengono e che tutto serve a migliorare. Invece più la società va avanti e più mi sembra che si cerchi di vivere la vita come un videogioco e il videogioco come la vita.