Le Rane di Roller Drama:
In viaggio per la salvezza del videogioco
Roller Drama è un videogioco corale, non solo per le tante (poche) figure che lo hanno visto nascere, ma anche per i protagonisti degli eventi. In questo futuro distopico l’unica via di salvezza dai due gemelli che si contendono il trono sembra essere la coesione di una partita a Roller Derby. Un coro da stadio che dalle tribune arriva nelle case, nei computer e poi negli autoparlanti. Un gracidare in onore di un dio che sembra essere andato ormai da tempo e degli eroi che sembrano maschere di una commedia greca più che sfaccettature umane riconoscibili e in cui immedesimarsi.
Eschilo o Euripide? Vivo o morto? Chi è il più grande drammaturgo? Senza aprire la scatola sapremo la verità? Dualità. L’anima di Roller Drama è nei contrasti che crea. I difetti di Roller Drama sono nei contrasti che crea. Se da una parte abbiamo dialoghi taglienti, ritmi veloci e spezzati che ricordano i ritmi tipici del teatro da camera (con la musica che si interrompe, i cambi scena, il buio in sala); dall’altra abbiamo uno scollemento netto tra la visual novel e il campo di roller derby.
Uno scontro che più si va avanti nel gioco e più ho sentito pesante. Se seprate, le due componenti sono buone, anzi, una molto più buona dell’altra; ma insieme è come decidere chi riportare in vita tra Eschilo e Euripide facendo una gara di citazioni. Il destino di Atene e dello spettacolo nelle mani di frasi fatte e aforismi: grottesco. La parte dedicata alle partite di roller derby è interessante. Una volta capito il meccanismo ci fai volentieri più di una partita e le carte che sblocchi aiutano a non rendere il tutto troppo ripetitivo. Solo che se pur Roller Drama provi in tutti i modi a connettere le sue due anime rendendo fondamentale vincere la sfida per mantenere stabile la salute mentale della protagonista e per le relazioni con le ragazze della casa, la parte visual novel è punti avanti a tutto.
Anche se si tratta di una sola linea retta senza diramazioni, il racconto, i dialoghi e i legami che si creano durante gli eventi tra una partita e l’altra ti fanno sentire parte di qualcosa di più di una semplice cooabitazione con strani personaggi. Vuoi capire come sono fatte le ragazze, cosa nascondono, come si sentono. E il ritmo rimane altissimo, tra cambi di musica e dialoghi taglienti di palese ispirazione shakespeariana.
Roller Drama, purtroppo, dopo un climax pazzesco si chiude di scatto, come se mancasse qualcosa. Tutto il coro delle rane di Aristofane che ha accompagnato la protagonista del gioco in questo viaggio verso la sua salvezza e quella del popolo, verso la catarsi, si conclude lasciando tante domande e poche risposte. Non è però quel finale aperto dove indagare, rigiocare, è fondamentale: semplicemente si chiude e con lui cala il sipario su Roller Drama.
Ora, io lo so che sembra che il gioco non mi sia piaciuto, lo capisco, ho anche infiocchettato il tutto usando uno degli spettacoli teatrali più belli di sempre: “Le Rane” di Aristofane. Però non è così. Fino al finale io non vedevo l’ora di accendere Roller Drama e giocare, soprattutto quando l’ho installato su Steam Deck. Questo giudizio, quindi, è frutto di delusione per quella che era una storia raccontata come solo i grandi drammaturghi sanno fare. Non è facile riuscire a bilanciare gameplay e voglia di stupire con le parole, soprattutto per un pubblico abituato ad un concetto di gameplay se non univoco, quasi ad imbuto verso un’unica strada.
Però lasciare a metà quella che è senza ombra di dubbio la scintilla del titolo è, per me, un errore non trascurabile. Questo, volente o nolente, è il mio ruolo di giudice ne “Le Rane di Roller Drama”. Come Dioniso io mi trovo a dover decidere se riportare in vita Eschilo o Euripide perché Atene ha bisogno dell’arte per essere salvata. Sono diversi però, come sono diverse le due anime di Roller Drama. Decidere o l’uno o l’altro è un atto eroico e, alla fine dei giochi…
È sventurata la terra che ha bisogno di eroi.