Elon Musk presenta (male) il suo Cybertruck e la mente corre a Cyberpunk 2077 come un impulso elettrico dentro un filo di rame. È una manovra di nerd marketing, quella a cui stiamo assistendo? Ci vogliono vendere il feticismo di un miliardario play boy shitposter e filantropo su quattro ruote tramite un giochino, o ci vogliono vendere il giochino polacco sfruttando un carrozzone low-poly a Stelle e Strisce? Sono combattuto. Da una parte dai, Musk flirta su Twitter da un pezzo con CD Projekt Red. È un passaggio logico quasi naturale, se uno ci pensa: stiamo parlando di un tizio che pare sia riuscito davvero ad uscire con Tina Carlyle (mi spiace, Cameron Diaz, per me sei e rimani Tina Carlyle). Il next-step è sedurre quella piccola software house dall’altra parte del mondo che nel 2015 ci ha fatto impazzire tutti raccontando di un omone che va in giro a squartare mostri.
Ci vogliamo credere perché sarebbe fico. Ci vogliamo credere perché sarebbe dire agli adulti che i videogiochi contano, se vengono coinvolti nel lancio di un prodotto che mira a distruggere lo status quo dell’automobile – il feticcio da boomer per antonomasia. No, di più. Sarebbe dire agli adulti che adesso comandiamo noi, siamo noi quelli con i soldi e visto che per anni abbiamo sognato Blade Runner, le DeLorean e un sacco di altri veicoli presi da un futuro che non sarà mai, adesso ce li facciamo da noi. Ce li stampiamo in 3D, e li mettiamo in commercio.
Ci vogliamo credere perché siamo sempre stati una generazione di ribelli, e non a caso è così che Sony ci ha venduto la prima PlayStation. E niente è più ribelle del Cyberpunk.
O banalmente perché ci siamo cacati il cazzo di pagare il pieno di benzina, e l’elettrico – sopratutto se è così a buon mercato – è una possibile risposta a questa esigenza. Anche se ci sono una serie di problematiche, Musk ha già solato un sacco di gente con le prime Tesla e quella roba lì, a sentire il buon Scalo, in Europa non la faranno mai circolare tranquillamente. Boh, sarebbe quasi il caso di registrarci un podcast.
