SegheMentali Metteresti mai i tuoi dati su un supporto inaffidabile?

Metteresti mai i tuoi dati su un supporto inaffidabile? Ovviamente no, perché sono i tuoi dati a fare di te, te. E allora perchè ci fidiamo della memoria?

Metteresti mai i tuoi dati su un supporto inaffidabile?

Istanti di vita vissuta campionati fino a diventare segnali. Pixel che suonano a 255 colori, onde quadre che disegnano voci che non possiamo più sentire fuori dalle note vocali su un’app di Instant Messaging. Dati. Ma quel rosso era così rosso? Lei parlava davvero così o quel timbro un po’ nasale, quella voce trascinata, dipendono dal microfono?
Fidati di una macchina e ti troverai a cercare i tuoi ricordi in foto sovraesposte. Un momento così perfetto non può essere tradotto — ridotto — in megabyte, la compressione è comunque lossy. Qualcosa si perde, inevitabilmente e per sempre. Continuerà ad esistere solo nella nostra memoria, finché il il cervello continuerà a ricevere ossigeno e i suoi neuroni corrente. Finché il nostro processo non verrà killato.

PlayStation Classic
Consigliato a: 20€
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Il disco è completamente mangiato dal tempo e dal laser del lettore ottico. Troppe partite, per troppi anni. Troppe soffiate nella cartuccia, troppe cadute accidentali della console perché hai tirato troppo il cavo del joystick. È l’unica spiegazione razionale, il supporto non era affidabile. Per quale altro motivo Tomb Raider 2 su questa vecchia TV sembra un ammasso ridicolo di poligoni, quando me lo ricordo dettagliato come una fotografia? Compri PlayStation Classic sull’onda della nostalgia (auto)indotta e ti ritrovi tra le mani una scatoletta piena di dati avariati. Figate clamorose della tua infanzia diventate esperienze da discount, la delusione che supera il valore nominale dell’acquisto e si traduce in una teoria del complotto. Lo fanno per non far sfigurare i giochini di adesso, nella speranza che non ci accorgiamo che i veri videogiochi sono quelli di una volta. Quelli giocati premendo play nell’Italia del miracolo economico. La Vecchia Repubblica, prima che i Sith arruolino tutti forzatamente nell’Impero dei disillusi.

Lo fanno perché non sono più capaci di fare videogiochi, lo stesso principio secondo cui gli artisti di oggi prendono cazzi in faccia da Leonardo da Vinci.

Ma possibile che non ne parli nessuno? Hanno vandalizzato Tomb Raider 2. Le tigri del primo livello sono diventate l’omino di Minecraft, il Canal Grande sembra il mio water. Siti di gente convinta di avere le prove che l’11 settembre sia un inside job, altri che credono che non siamo andati sulla luna. Pagine Facebook di terrapiattisti e no-vax, baggianate improbabili tipo Oriana Fallaci era una rettiliana o Game Freak fa bei videogiochi, e nessuno si è accorto che stanno retconnando il passato per far apparire migliore il presente? È assurdo. Non ci posso credere, che preferiamo essere cani che abbiano alle macchine che passano invece di impedire alle zaibatsu di scherzare col nostro vissuto. Un disturbo di sottofondo che non si riesce a zittire, l’ennesima volta che ti ostini ad avere fiducia in un’umanità che ha accolto a pernacchie DmC Devil May Cry.

Eppure anche la ISO di Tomb Raider 2 tirata giù da Torrent ha gli stessi problemi. Stessi controlli a carrarmato orribili, stessa grafica improbabile, stesse tette a punta. Stessi dati. È chiaro. Il problema non è PlayStation Classic, non è il disco troppo consumato. Il problema è la nostra memoria, è quello il vero supporto non affidabile. I ricordi sono una casa sull’albero e quando ci torniamo — perché ci torniamo — riarrediamo tutto con lo stile del momento. Perché il senso di una casa sull’albero è essere un rifugio, e chi mai si rifugerebbe in un tugurio barcollante assolutamente inagibile, se non una creatura ingenua come un bambino? Quindi abbiamo idealizzato rimasterizzato Tomb Raider 2, l’Italia prima dell’Euro, la nostra ex e chissà quali altre stronzate, negli anni. Ci siamo raccontati bugie a poco a poco sempre più convincenti, fino ad identificare la finzione come realtà e la realtà come uno scherzo. Figurati se ho speso davvero centocinquantamila lire per ‘sta porcata ingiocabile. Tomb Raider 2 era figo, non come quella cagata di reboot con un gameplay moderno, 20 ore di contenuti e due taglie di reggiseno in meno sulla protagonista. Dobbiamo credere che i videogiochi fossero meglio prima.

Perché l’alternativa è rendersi conto che “prima” eravamo meglio noi…