Per quanto sia ironico e forse pure un filo disturbante, prima di iniziare a scrivere questo pezzo ho aperto Spotify e ho notato di aver lasciato a metà l’ascolto di (Don’t Fear) The Reaper dei Blue Oyster Cult. Ho cliccato play, ho avviato il LibreOffice e ho iniziato a scrivere di getto, perché non c’è tanto da pensare in occasioni come queste. I pensieri vanno scritti così come si formano in testa, senza star lì a rimuginare, a edulcorarli, a indorare una pillola che in realtà è una suppostona. Una di quelle che prendiamo da anni e manco ce ne accorgiamo. O meglio, ce ne accorgiamo solo in determinate occasioni, e oggi è uno di quei giorni in cui il bruciore di culo si fa sentire più di qualsiasi altra volta.
Una delle principali testate italiane verticali dedicate ai videogiochi ha deciso di chiudere i battenti. Da quello che ha lasciato trasparire Stefano Silvestri sul suo profilo Facebook (perché l’editoriale di commiato sul sito pare sia stato censurato), la saracinesca è stata abbassata non tanto per problemi di numeri, o meglio non solo per il “mutato assetto del settore”, ma per questioni che sembrano dipendere da una mala gestione della proprietà e per il successivo ritiro della licenza da parte della casa madre. Silvestri parla infatti di un “sito editorialmente solido” che avrebbe richiesto maggiori attenzioni.
Per molti mesi la redazione ha gettato il proverbiale cuore oltre l’ostacolo, lavorando in situazioni di oggettivo disagio e mostrando un attaccamento alla maglia di Eurogamer inizialmente eroico, alla fine commovente. E per quanto sia giusto fare il possibile per non arrendersi alle avversità, arriva un momento in cui insistere nel portare avanti certe situazioni rischia di trasformare involontariamente chi è vittima di un sistema, in chi quel sistema lo perora.
Stefano Silvestri, ex editor in chief @ eurogamer.it
Per quanto Silvestri non mi stia particolarmente simpatico, in questo passaggio devo riconoscergli il coraggio di denunciare un sistema che negli anni è diventato insostenibile. I problemi li conosciamo tutti e non serve che ve li ripeta, ma sono spesso legati a filo doppio da una parte ai soldi che scarseggiano e dall’altra a una mancanza di una visione strategica che possa far fronte ai mutamenti a cui lo stesso Silvestri fa cenno. La stampa specializzata, ma non solo quella, è in crisi. Non serve che ve lo ricordi io. Vive una profonda crisi economica, una crisi di identità, una crisi di professionalità, e non sono sicuro che questo trend estremamente negativo possa essere capovolto.
Soprattutto se nei minuti immediatamente successivi all’annuncio della chiusura di Eurogamer.it sono arrivati gli avvoltoi dei social, pronti a gettarsi sul cadavere ancora caldo della povera testata nostrana. Eminenti direttori editoriali, illustrissimi redattori, esimi ex collaboratori: ognuno di essi aveva già il coccodrillo pronto, il post acchiappa-like per i follower, il pensierino democristiano che da un lato si offre di dare lavoro (quale lavoro poi?) agli orfani di Eurogamer.it, dall’altro piange la perdita di una testata che non è nemmeno degna di una news di trecento parole sui loro rispettivi siti.
Il motivo per il quale ho sentito un fremito nelle dita così forte da spingermi a scrivere questo articolo. Quel DrCommodore.it. L’unica testata italiana che ha scritto qualcosa sulla dipartita di Eurogamer.it. Benissimo – direte voi – finalmente qualcuno che rompe il silenzio. E invece no, cari lettori, perché ci vuole una faccia da culo enorme prima di tutto per pensare un articolo come quello lì. E poi moltiplicarla per mille per scriverlo e pubblicarlo.
Con questo scritto non vogliamo semplicemente salutare con affetto Eurogamer. Vogliamo parlare anche al nostro pubblico: a chi ci segue, ci legge e legittimamente ci critica.
Gianluca Silvano @ DrCommodore
Le critiche a cui si riferisce Gianluca Silvano, autore del pezzo in questione, riguardano i numerosi articoli spazzatura che infarciscono DrCommodore.it. Sia chiaro che questo è un comportamento comune a una buona parte della stampa italiana, di settore e non, basta aprire l’home page di Repubblica, di Multiplayer.it o di Everyeye per averne la dimostrazione. È una delle conseguenze – non la causa attenzione – di quello che scrivevo prima: di qualcosa bisogna pur campare e purtroppo i click si fanno con le notizie sulle cosplayer scosciate, sulla morte della regina Elisabetta II anche se non c’entra una mazza coi videogiochi, col clickbait becero e con la console war. D’altronde lo stesso Gianluca Silvano lo conferma in questo passaggio successivo: “La critica che molto spesso viene attribuita – non soltanto a noi – è che viene pubblicata troppa roba da bar. L’articolo sulle due influencer agli Uffizi è da manuale: ci si siede con gli amici al pub, e si inizia a dire ‘oh, ma hai visto quelle che si sono fatte la foto davanti la Venere del Botticelli?’”.
Va benissimo, abbiamo appurato che esiste un problema. Silvano scrive che “siamo tutti colpevoli della chiusura di Eurogamer” spiegando come funziona tutto questo circolo vizioso di informazione gratuita, click, polarizzazione delle opinioni e articoli sul nulla. Perfetto. E ora che facciamo? DrCommodore cambierà linea editoriale? Smetterà di pubblicare notizie spazzatura? Partendo dal presupposto che nell’articolo non si fa alcun cenno a improbabili cambi di direzione, sono sicurissimo che la spazzatura continuerà a farla da padrona su quel sito, tant’è vero che lo stesso giorno di pubblicazione di questo accorato editoriale ecco che viene pubblicata anche un’importantissima notizia su una streamer che ha praticato dell’autoerotismo in diretta su Twitch.
E allora, cari amici di DrCommodore, magari siamo tutti colpevoli della chiusura di Eurogamer.it, ma voi lo siete infinitamente di più. Non bastano le parole, che a questo punto dubito siano genuine, se a queste non seguono i fatti. Nel mentre io mi siedo qui, sulla riva del fiume, e aspetto senza timore il Mietitore.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?