Se ve lo state chiedendo no, Baldo non è davvero il peggior videogioco di sempre. Non è manco il peggior videogioco italiano della storia, che rimane quella grandissima sola ministeriale di Gioventù Ribelle. Baldo è solo un giochino onesto che non è Zelda e non è Ghibli, non è cane e non è lupo, non è una merda e non è un capolavoro. È mediocre, questo sì. Se ne sta parlando fin troppo e tra l’altro pure per cose che col giochino c’entrano zero. Ma è inevitabile quando va in onda l’ennesima puntata de “perché i videogiochi in Italia non sono mai presi sul serio“.
Iniziamo a parlare del contorno perché tocca. E perché l’avete invocato e apparentemente non puoi parlare di Baldo senza spiegare al popolino chi cazzo sono questi di NAPS. Senza girarci troppo attorno, ‘du stronzi di Messina che si mettono a fare giochini nel ’93 e a una certa tirano fuori Gekido sulla prima PlayStation – magari c’avete pure giocato su qualche copia pezzotta. Poi un sacco di altre robe toccando pure Game Boy Advance e avanti veloce fino all’altro giorno quando esce Baldo a reti unificate.
Solo che trovi il gioco sui vari store, trovi l’icona financo nella home di Apple Arcade, ma recensioni sui sitini zero. Pure fuori dall’Italia eh, Metacritic deserto come non mai e le uniche parole a disposizione sono quelle dell’utenza. Che su Steam non è che sia proprio entusiasta dello Zelda dal sapore littorio.
Il perché è presto detto. Non sono stati mandati codici prima dell’uscita. Il gioco dura tipo una quarantina di ore, a cui poi devi aggiungerne un po’ per la stesura del pezzo – incredibile ve, scrivere di videogiochi porta via del tempo. È uscito pure di venerdì, tra l’altro lo stesso cazzo di venerdì di No More Heroes 3 che ho dovuto mettere in pausa tacci vostra.
Con un weekend di mezzo e considerata la situa, aspettarsi le recensioni prima di subito magari è una stronzata. Ed eccoci al primo problema di Baldo che con Baldo non c’entra un cazzo.
Non è vero che alla stampa frega un cazzo del Prodotto Interno Lordo. Non è vero che coprono solo i giochini che fanno i clicchini. Anche perché voglio dire, vedi qualche recensione all’estero? No. E allora che cazzo stai dicendo? Ti pare mai possibile che NAPS abbia pagato TUTTO il settore worldwide per non uscire con la recensione e vendere più copie di un gioco brutto? Il problema non è nemmeno che puoi pensare o credere a ‘ste stronzate. Il problema è che ogni volta che le dici dai ragione alla stampa quando si atteggia a casta. Delegittimi tutto il lavoro di chi quando critica lo fa prendendo la mira e cercando di risultare efficace.
Delegittimi me, che poi mi devo ritrovare a litigare su Facebook col gotha del videoludo italiano che risponde alle critiche “eh ma tanto tu sei quello che dice che siamo tutti corrotti”. Ma magari iddio foste corrotti, voi della stampa. Così potreste pagarvi l’intervento chirurgico per togliervi quella scopa dal culo. Tipo quella per cui adesso secondo qualcuno di voi col tesserino se parli male di Baldo sei un nemico della patria in cerca di visibilità. O quella per cui se parli di videogiochi sei un giornalista o comunque giochi nella loro stessa categoria e ci vuole rispetto, devi usare un certo linguaggio altrimenti è cartellino rosso.
La verità è che un mezzo complotto c’è. Qualcuno sta difendendo NAPS perché sono amici suoi e fanno parte del circolino. Se per caso sei tra questi e leggi queste righe, beh, sappi che tu e l’indipendenza critica siete due rette parallele che si incrociano là dove ci conviene prendere Cyberpunk 2077. A ‘sto giro è fin troppo facile mandare il discorso in caciara, ma voglio credere che prima o poi i nodi vengano al pettine. E i conflitti d’interessi pure. Per il momento non posso che fare grossi complimenti ai giocatori italiani: eri a porta vuota e ti sei messo a scartare il portiere. Chapeau.
Al solito la si sta buttando sui bug. Sul fatto che sono solo in due e sono usciti su ogni piattaforma esistente, pure iOS. La patch arriva, tranquilli. Basta avere un po’ di pazienza e sarà mica un lancio così e così a macchiare la carriera trentennale di un bel direttore uno sviluppatore.
Punto primo: non me ne frega un cazzo. Quando parlo di videogiochi io racconto l’esperienza di gioco. Le cose che mi sono piaciute, quelle che mi hanno fatto incazzare, i pensieri anche random che vengono fuori pad alla mano. Con tutto questo, in tutto questo, quanto è grande il team di sviluppo o quanti soldi è costato il gioco incide zero. Non cambia un gran cazzo di niente se sono due, tre o mille.
Quando gioco, sembrerà banale, io gioco.
E mi interessa cosa cazzo ha da dire quell’insieme di byte che prende vita dall’altra parte dello schermo. Magari sono stronzo perché invece da quanto m’è costato il tutto un po’ mi faccio influenzare, magari no. Però così è e così dovrebbe essere, in fase di analisi. Di chi è lo sviluppatore e di cosa ha fatto non ce ne dovrebbe fregare nulla. Nemmeno del fatto che sta lavorando alacremente a patch e aggiornamenti.
A parte il fatto che non sono solito condannare un gioco per i suoi problemi tecnici, raccontare l’esperienza di gioco vuol dire parlare di come il gioco me lo sto vivendo. E se lo gioco prima della patch, di quello parlo.
Ho capito che è più facile parlare di quelli che dei difetti di design, perché i difetti di design bisogna saperli riconoscere per poterne parlare. Però se ti dico che uno dei problemi più grossi di Baldo è che quando muori ricominci dalla stanza dove sei morto senza conseguenze se non lo smaronamento, sto parlando di qualcosa che con le patch non sistemi. Sistemare questo problema implica riprogettare il gioco, perché vanno ripensati i checkpoint e va ridisegnato il tutto per non risultare più frustrante di una conversazione con tua zia che a Natale ti chiede quand’è che vai a convivere.
Gli aggiornamenti magari riescono a fixare l’interfaccia orripilante e ad evitare che qualche stronzo (tipo io) perda 15 minuti in un dungeon perché non si era accorto di una porta. Possono risolvere le animazioni legnose, sperabilmente sistemare le hitbox fatte a cazzo. Ma se il problema è che da design il gioco ti manda nella stanza A a prendere la chiave per sbloccare la porta che c’è in B (che è immediatamente attigua ad A) il difetto è strutturale. Sperare che arrivino le patch a risolvere tutto è un po’ come dare una mano di bianco sperando che basti a non far crollare il muro. È letteralmente la stessa stronzata fatta e vista all’epoca di Cyberpunk 2077, e forse sarebbe il caso di iniziare a parlarne per bene. Perché spoiler: la gente non riesce ancora a fare il distinguo tra bug e difetti.
Ora. Io non sono un grandissimo fan di questa cosa. Trovo veramente sbagliato giudicare un gioco dalle sue prime ore. Finisce che ti perdi una perla come Prey perché la demo t’ha fatto giocare la versione pacco. Per quanto mi riguarda abolirei pure i refund, perché se fai un errore è giusto che poi ci convivi e te lo tieni in casa. Detto questo, le regole del gioco non le faccio io. E se Steam e chi per lui ti permette di chiedere il rimborso entro tre ore di gioco non puoi permetterti di sbagliare nulla in quelle tre ore.
Più in generale devi sapere (e cazzo, hai 30 anni di esperienza nello sviluppo, DEVI saperlo) che la gente tendenzialmente gioca solo le prime ore di un gioco. Solo il 30% di chi vede i titoli di testa arriva a quelli di coda. Per cui ecco se fai di merda il primo dungeon sei un coglione. E Baldo da questo punto di vista esagera. Tutta la prima ora di gioco te la fai senza spada, a morire come un cretino perché devi ammazzare topi, scheletri e tentacoli lanciandogli addosso vasi. Se sbagli a prendere la mira o ti fai ammazzare o esci e rientri nella stanza, così che si resetti. Avanti così finché finalmente poi non sblocchi la spada, ma manco il tempo di tirare un sospiro di sollievo che t’accorgi del problema delle hitbox di cui sopra.
Tutto questo poi è condito dai problemi di UI che non ti fanno vedere le porte, dal fatto che si muore a iosa e ogni volta che muore Baldo se ne va un po’ della tua voglia di tenere il gioco installato e insomma, trovare qualcosa a cui aggrapparsi per dire “dai, magari poi migliora” è tosta. Soprattutto se sei arrivato a Baldo perché qualcuno c’ha appiccicato l’etichetta Zelda-like. Che poi vorrei capire che cazzo vuol dire Zelda-like, è una serie di 27 titoli dove a seconda dell’anno cambia completamente il gameplay. Hai letto ‘sta stronzata e hai pensato fosse Baldo of the Wild, invece è più una cosa tipo Wind Waker. O quel pattume di Oceanhorn, rimanendo nei cloni brutti di.
Questa è un’altra delle cose su cui dovremmo riflettere. L’hype. Capita di sbagliare. Capita di decidere di sposare un progetto che poi ti rimbalza in culo. Metti che per sbaglio Edo no Yami floppa, noi che qua su c’abbiamo investito un sacco è chiaro che siamo responsabili di quello che abbiamo detto e di quanto lo abbiamo spinto. Però appunto, la parola chiave è questa: responsabili. Troppo facile fare tre mesi di news e anteprime sullo Zelda Autarchico e poi non rifletterci. È normale che poi se il gioco finisce in un Indie Direct ed è Nintendo stessa a spingerlo peso tu che ti chiami EveryPlayer t’attacchi al cazzo.
Però la butto lì. È tre giorni che mi stai rompendo il cazzo col PIL, con il nazionalismo, con il bisogno di aiutare i paisà. E mi sta anche bene, anche se lo trovo un concetto orribile e vorrei ricordarti che il tuo lavoro non è vendere i giochini ma fare critica. Ma lasciando perdere questo, per gli altri paisà che hai fatto? Dove sono i post che si lamentano delle vendite basse di Vesper incentivando la gente a spendere il grano su Steam?