Nintendo PlayStation è un oggetto senza prezzo. Non è roba che si può comprare su Amazon per due spicci e vederlo arrivare a casa in 24 ore con il Prime. Stiamo parlando di un manufatto incredibile, il più grosso What-if della storia dei videogiochi. Qualcosa di prodotto solo in 200 pezzi, che si credeva essere finiti distrutti per sempre assieme al contratto tra Sony e Nintendo. E invece no, viene fuori che un’unità si era salvata. Pronti per una meravigliosa pagina di storiografia applicata ai giochini?
Inizia tutto nel giugno del ’91. Sony, tutta tronfia dell’accordo della madonna confezionato con la più grossa Zaibatsu del mercato dei videogiochi, mostra Nintendo PlayStation al CES (Consumer Electronic Show). Parliamo di quello che all’epoca era l’evento di riferimento per il mercato, visto che l’E3 non esisteva e non sarebbe esistito fino al ’95. Comunque, annuncio in pompa magna, grandi pacche sulle spalle, bamba e caviale per festeggiare la sera. Solo che il giorno dopo Nintendo, sullo stesso palco, tira fuori questa partnership a sorpresa con Philips. Dal CES al cesso è un attimo, e sostanzialmente la storia di Nintendo PlayStation termina qui. Nintendo preferisce il team up fuffa con Philips, che si traduce in delle orribili comparsate di Mario e Link su CD-i.
Qui entra in gioco uno scrittore. E no, non è Fabio Scalini. È Olaf Olafsson, primo Boss Finale di Sony Computer Entertainment, che per qualche motivo decide di salvare una delle 200 unità di Nintendo PlayStation prodotte dalla distruzione e portarsela via. Anche quando poco prima dell’uscita di PlayStation – quella vera – litiga pesante con gli altri capoccia Sony e va a lavorare per Advanta.
Olafsson lavora per un altro paio di grosse compagnie, poi appunto decide che vuole scrivere libri. E a differenza di Fabio Scalini vince pure qualche premio.
Poi ad una certa un ex dipendente, tale Terry Diebold, compra un lotto ad una svendita fallimentare della compagnia. E come avrete intuito se non siete dei nintendari del cazzo, si porta a casa ad un prezzo ridicolo Nintendo PlayStation, il manufatto più importante della Storia dei videogiochi giochini. Volete proprio rosicare? Se la porta a casa senza sapere di avere tra le mani il Sacro Graal. Se ne accorge suo figlio tipo nel 2015, 6 anni dopo. Cosa succede nei 5 anni che ci separano dalla scoperta ad oggi? Sostanzialmente Diebold spende un fracco di soldi per rimettere a nuovo Nintendo PlayStation.
Una bella storia di mecenatismo, verrebbe da dire. Di amore per il medium e viaggi per restituire ai giocatori un pezzo fondamentale della loro storia, possibilmente funzionante. E invece un cazzo, perché Diebold alla fine si stufa e mette tutto all’asta. Non prima di aver rifiutato un’offerta milionaria dalla Norvegia, Diebold si rivolge a Heritage Auctions. Ed è così che nel giro di una decina d’anni quel fortunato acquisto per 75 dollari ne frutta 360000. Meno di un terzo dell’offerta privata rifiutata, eh, però so comunque soldi.
Un sacco di cose. SEGA probabilmente non si sarebbe suicidata male, Nintendo 64 probabilmente non sarebbe stato il prodotto più anacronistico di sempre. Nintendo stessa, magari, avrebbe cambiato mentalità, smettendo di essere quel branco di artisti del software perennemente fatti quando si tratta di hardware e marketing. Forse la Nintendo Difference non sarebbe più un meme, ma qualcosa da ostentare davvero a petto gonfio. Ci saremmo risparmiati qualche tonnellata di merda su supporto ottico. Oppure ci saremmo persi pietre miliari tipo Metal Gear Solid. Pepsiman sarebbe mai uscito su qualcosa di brandizzato Nintendo? Boh, è molto difficile dirlo.
Quello che è molto facile da dire è che Nintendo PlayStation è probabilmente il manufatto storico più importante della storia dei videogiochi. Qualcosa che poteva cambiare completamente le nostre vite, condannare i videogiochi a rimanere giocattoli. Una tappa fondamentale di un futuro alternativo mai realizzatosi, e che forse è meglio così.