Sì, sto parlando sia con chi la critica la consuma, sia con chi la critica la fa. Avete sinceramente frantumato i coglioni con le polemiche. Deve uscire un gioco, allora 3…2… 1… Via, su cosa si può fare polemica? Cos’è possibile criticare? La grafica! Dal frame che è trapelato in forma anonima su Reddit postato dall’utente Analkittyxxx69, si vede che l’ultimo titolo di SarcazzoGames gira a 60 frames, è uno scandalo cacca pipì e pupù. Esce l’articolino da qualche parte per ciucciare un po’ di popolarità, e subito accorrete in massa a succhiare latte avariato dalla tetta sgonfia della madre di tutte le puttane, la Critica.
Ma non c’è solo la grafica, si può anche rompere il cazzo con l’attualità, scandalo per il prossimo titolo tripla-A di NeroburningProject-Red. A quanto pare il sesso sarà spinto e senza censure. Chi cazzo si è scandalizzato! Datemi un nome e un cognome e una faccia su cui sputare. Se non ti piace quello che esce, non giocarci. Se non si sposa con le tue convinzioni morali, sessuali, religiose e politiche, fatti una sporta di cazzi tuoi, mettiti le mani in tasca e vai a saltare la campana in autostrada. Finché non si trattano argomenti palesemente illeciti con il puro scopo di danneggiare la società, perché non si dovrebbe parlare di qualsiasi cosa?
È giusto che la protagonista del gioco XYZ sia lesbica? Sì, è giusto, com’è giusto che sia brutta, nera, femminista, storpia, mancina e stronza. Sono tutte sfaccettature umane che esistono, per cui è legittimo narrare storie che le valorizzino e siano valorizzate di rimando dalla profondità meravigliosa dell’essere umano.
Poi però dall’altra parte, non bisogna dar corda a chi rompe i coglioni. Se c’è chi si lamenta che i videogiochi trattino argomenti di genere – ma di cosa cazzo dovrebbero parlare i giochi al giorno d’oggi, mi chiedo, se non degli argomenti al centro del dibattito globale? Di come si schioda via un incaglio orale soffiando dal buco del culo? – chi scrive di videogiochi dovrebbe fare la sua parte e non esacerbare la questione a caccia di click facili, né dovrebbe perdersi in inutili elucubrazioni per autosucchiarsi il pisello e dimostrare che sì, i videogiochi sono la più alta forma di cultura, per cui possono parlare di tutto dall’alto della loro incredibile e incommensurabile qualità artistica.
I videogiochi non sono superiori a un cazzo di niente.
Dopo succede che si inizia a fare circlejerking, si pretende di trovare messaggi laddove magari non ci sono o non sono così centrali, tutto pur di dare spessore alle proprie motivazioni: dopo finisce a discussioni dove Donkey Kong tratta la sfida del proletariato che, oppresso dalla violenza sovranista, deve lottare contro mille insidie per raggiungere i piani più alti della società, stando attento a non essere travolto dai vizi (i barili = gli alcolici) che i sovranisti rovesciano sugli strati più bassi della società apposta per tarparne le ali. O più semplicemente, che Tetris tratta di dittatura comunista.
Sono tutte stronzate.
Il videogioco, come la musica e il cinema e come praticamente tutto ciò che non sia tirare di rabiello dentro un canale di scolo, è un’espressione della creatività umana e, come tale, ha ampissimi spazi di movimento quando si parla di cosa può o non può fare. Un videogioco può essere un atto squisitamente futile come gareggiare in un percorso di kart, o un’esperienza narrativa alla scoperta di una storia avvincente e toccante, o può anche essere un’immersione nel disagio di soggetti in difficoltà a esprimersi in questa società lacerata dall’odio e dall’acredine. Questo è ovvio, è banale. Ancora stiamo a rompere il cazzo su questi argomenti?
Non serve farsi le seghe e cercare di far capire agli altri che sì, i videogiochi possono parlare di attualità o di politica. Non è necessario. È sufficiente rispondere, a chi si chiede se sia legittimo, sì… e a te cazzo te ne frega?
Perché il problema non è più la domanda, è come mai la questione esista ancora.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?