Te lo ricordi il Natale?
Fuori faceva freddo, nevicava. Il meteo lo si combatteva a colpi di caminetti accesi da casa medioborghese e tazze di Ciobar scadente.
Te ne stavi a casa ad aspettare. Manco lo sapevi che cazzo stavi aspettando ma quell’atmosfera di suspance e di attesa ti catturava ogni anno allo stesso modo. Te lo ricordi quant’era bello ‘sto periodo una volta? Te le ricordi quelle mattinate passate a guardare fuori dalla finestra, la meraviglia delle prime nevicate, le strade illuminate a giorno e le discussioni sul perché Die Hard sia un film natalizio decisamente migliore di Una poltrona per due?
Quello spirito l’hai ucciso con le tue stesse mani il giorno in cui sei cresciuto e hai realizzato che non aspetti più il Natale ma la tredicesima, una settimana di ferie e del tempo per dormire e non pensare a lavoro, tasse, problemi e stress.
Yippee-ki-yey, motherfucker.
Quelle immagini le hai scolpite in testa, ma per qualche strano motivo il tuo cervello ci ha applicato sopra un bel filtro simil VHS. Ci sta, è un’estetica che ci è penetrata nelle ossa a colpi di filmini amatoriali cannibalizzati da Antonio Ricci e risputati sui nostri schermi a cadenza annuale.
Se ti concentri riesci ancora a sentire l’odore di casa in quel periodo o il suono delle pagine del libro che leggeva tua madre sul divano.
Che roba strana, i ricordi.
Il problema è che non era il mondo ad essere più semplice. Eri tu ad esserlo, e lo sai. Siccome sta cosa ti fa stare male e non la vuoi accettare, pur di non ammetterlo hai finito per inquinare tutto quello che ti faceva stare bene, così da poter avere una scusa facile per ogni volta che ti fermi davanti allo specchio.
Ti si è spezzato il cuore un paio di volte, i manga di Inio Asano ti hanno sbattuto in faccia che crescere fa schifo, l’ultima stagione di Game of Thrones è una merda e hanno fatto brutti remake dei tuoi film preferiti.
Ah, già, questo è anche il primo natale senza papà. Bella merda.
Sembra l’anno scorso che vi sfidavate a Crash Team Racing o a Gran Turismo sul divano di casa, eh? Anche se a pensarci ti viene il magone, in fondo è un bel ricordo da portarsi dietro. Poteva andarti peggio.
Te le ricordi le giornate con gli amici passate a sognare pacchi incredibili sotto l’albero? Quante ore hai passato a spulciare riviste e siti internet per decidere quale console chiedere a Babbo Natale? Quanti anni di vita hai fatto perdere a quelle povere anime dei tuoi nonni costringendoli a girare centri commerciali e cartolerie in cerca dei giochi per la Pleistescio?
Ammettilo, oggi non ti godi più i videogiochi come una volta.
C’è stato un periodo in cui, sotto l’albero, c’erano scatole di cartone marcate Nintendo, SEGA, Sony ed SNK che contenevano degli ammassi di plastica, circuiti e bottoni. Per te erano porte verso mondi sempre nuovi ed inesplorati, storie magnifiche e compagni di vita virtuali che a modo loro ti hanno sempre insegnato qualcosa di importante.
Oggi ti sei fatto fagocitare da chi ti ha imposto di vivere in funzione dell’Hype. Non te lo godi più quel videogioco scartato sotto l’albero, stai già pensando al prossimo preorder, alle parole degli influencer e a Metacritic. Non riesci ad immergerti nel gioco senza le tue cuffie da gaming e una volta premuto play non ti fai più trasportare dalla narrazione del gioco ma ti metti a cercare bug e cali di framerate, lamentandoti se il nuovo giochino non supporta il RayTracing o il 4K.
Non ti rendi conto che non ne hai bisogno? Lo capisci che stai ammazzando la tua passione con le tue stesse mani? Una volta per essere felice ti bastava il ronzio di un tubo catodico e un joypad attaccato alla console.
Fa male venire a patti con ‘sta cosa. Fa malissimo.
Ma non tutto è perduto, devi soltanto rendertene conto. Sotto sotto lo sai benissimo che stai male perché ti sei fatto tutto questo da solo. Hai ceduto a chi ti ha detto che sei troppo grande per emozionarti ancora, a chi ti vuole ingranaggio di una grande macchina o, peggio, banale consumatore.
Non c’è problema, capita a tutti di sbagliare. La vita è fatta di grandi battaglie nel nostro piccolo mondo, ma i videogiochi ti hanno insegnato che c’è sempre una seconda opportunità, si tratta di volerla scegliere.
Basta poco.
Questo articolo è frutto dell'iniziativa Crowdsourcing sovversivo di Gameromancer. Che è 'sta cosa?