Vectronom te lo vuole piazzare costantemente al cu...bo. Perché un gioco che ti tiene impegnato su così tanti fronti contemporaneamente vuole fare quello: mandarti in game over.
Pietro "Phatejoker" Iacullo
Vectronom te lo vuole piazzare costantemente al culo cubo.
È una legge della natura di quelle non scritte. Non al di fuori dei bagni dell’autogrill, quantomeno. In una dinamica sociale puoi essere preda o puoi essere predatore, e tutti ad un certo punto siamo stati ora l’uno e ora l’altro – si, è questa è l’ennesima massima di vita che parte dal presupposto che il senso della vita sia scopare. In qualunque rapporto c’è un attivo e un passivo, chi farà il primo passo per sfilare le mutandine di pizzo all’altro e chi… Beh, si lascerà sfilare le mutandine di pizzo dall’altro. Pensate ad uno dei vostri appuntamenti e vi renderete conto che è così, alla fine della fiera qualcuno deve pur prendere l’iniziativa. Ecco, immagino che i ragazzi di Ludopium tendano ad essere quelli attivi della situazione. Perché Vectronom prova constantemente a piazzartelo al culo cubo…
Mai sentitiLudopium è uno studio indie di Colonia che si cimenta anche con installazioni audio-visive. Cosa che si riflette sul level design di Vectronom.
Cos’è Vectronom? Volessimo giocare a tutti i costi al gioco dei paragoni generati proceduralmente™ (che è un modo elegante per dire “fatti un po’ a cazzo di cane”), in buona sostanza è Sound Shapes che incontra Metrico. Che in realtà è una definizione che funziona per 1/3, nel senso che Vectronom è un gioco a piattaforme dove la musica è parte integrante del level design (e del gameplay), come in Sound Shapes, e che la grafica è costruita da forme geometrice regolari e dai colori sgargianti, come in Metrico. Fine delle (blande) similitudini, perché Vectronom – che per chi non se ne fosse accorto è un gioco di parole tra vettore e metronomo – vuole fare tutt’altro, vuole essere un prodotto che va oltre la terza dimensione e impegna chi sta davanti al display a tutto tondo, su tutti i fronti. Qualunque scimmia armata di pollici opponibili, con un po di pazienza e svariate bestemmie, può arrivare in fondo ad un platform impegnativo. Dopo un tot di ripetizioni diventa un esercizio di memoria muscolare, qualcosa che può essere affrontato semplicemente affidandosi ai propri occhi e agli automatismi che si innestano sotto pelle tipo il chip degli Illuminati. Si impara il pattern, si assimila il tempismo, si mette il pilota automatico. Vectronom richiede più sforzo.
Dimenticatevi la memoria muscolare. Vectronom crede solo nell'Orecchio Assoluto
È il sonoro a guidare l’esperienza. E non in modo banale, non perché il level design segue il ritmo della soundtrack per manifestare sullo schermo LCD (che mai come in questo caso si legge LSD) di Swtich i mutamenti drastici della topografia del quadro. Anche se si, succede anche questo, e i livelli ritmicamente nel giro di qualche secondo cambiano, e cambiano, e cambiano. È il sonoro a guidare l’esperienza perché per completare alcune sezioni è fondamentale affidarsi alle proprie orecchie, perché usando semplicemente gli occhi come si farebbe in un platform qualunque è difficile cogliere il pattern su vasta scala, mentre sfruttando l’audio l’operazione è quasi banale. A quel punto, basta solo muovere le proprie mani sulla pulsantiera del JoyCon (o sulla pseudo-pulsantiera delle frecce, se vi volete male) e si arriva dall’altra parte, se nel mentre Vectronom non ci ha fregato in qualche altro modo. Un continuo esercizio di coordinazione oculo-acustico-manuale che coinvolge tutto il livello, perché il livello stesso occupa quasi per intero lo schermo e cambia faccia tutto assieme, non per regioni. Molto più che 3D, un Q*Bert sotto steroidi che, giocando a Sette e mezzo durante un Rave Party chiama sempre e comunque carta, fregandosene del buonsenso. Perché tanto lo sa, che in qualche modo te lo mette nel cubo. Tanto lo sa, che da una parte non siamo più abituati e siamo troppo vecchi per queste stronzate e dall’altra che davveronon siamo mai stati abituati a qualcosa di così impegnativo come Vectronom. E uso il termine “impegnativo” – non “difficile”, sia messo a verbale – perché è davvero quella la sensazione, si è incalzati contemporaneamente su tutti i fronti possibili ed immaginabili e bisogna giocare di conseguenza, sopratutto se si punta al 100% e/o al punteggio. Perché Vectronom crede davvero solo ed esclusivamente nell’Orecchio Assoluto, e da un punteggio anche sulla precisione ritmica con cui si gioca. E se sbagli è un’attimo a prenderla nel cubo, e vedere il proprio solido a sei facce preferito disintegrarsi, invece di infilarsi nella sua natural burella che porta al prossimo livello.
Che è un’immagine molto simbolica, in un gioco di questo tipo…
Se nutrite ancora qualche illusione su un'aldilà piacevole, immersi nell'Amore che move il sole e le altre stelle (o più prosaicamente a giacere con un discreto quantitativo di vergini nei pressi di un vulcano che erutta birra), evitate Vectronom come se fosse la peste. Se però vi piacciono i platform, non credete che la musica fatta al computer sia meno musica e/o in fondo vi volete un po' male, è il gioco per voi. Cercate solo di bestemmiare ad un volume più basso di quello dell'audio in-game.