Dio, quanto cazzo vorrei parlare di Elden Ring. È un gioco enorme, dove i pregi hanno la testa talmente tanto ficcata nel culo dei difetti (e viceversa) che è difficile capire dove finisce uno e inizia l’altro, uno human centipede di percezioni e interpretazioni. Praticamente il Dark Souls della Critica, un oggetto complesso che spicca su tutti gli altri oggetti complessi che il mercato ci ha dato in pasto. È un’esperienza sociale, qualcosa che stiamo giocando tutti senza esclusione, pure quelli che hanno deciso di non scucire 70 carte alla causa di Miyazaki. Se si accetta che i Souls/Borne/Ring siano esperienze collettive allora guardare solo all’insieme di chi sta giocando l’opera è limitante. Va preso in considerazione anche il suo complemento formato da tutte quelle persone che sono ancora fuori.
Qualunque difetto o presunto tale è colpa tua. Non è il gioco che ha una UX orrenda, no. Sei tu che non capisci che i menu sbagliati servono a comunicarti un’esperienza difficile, un mondo che ti vuole morto a tutti i costi. Poco male se sia sbagliato farlo attraverso i menu. Se è un’inutile ridondanza nel momento in cui appena esci dalla zona iniziale quel cazzo di Cavaliere dell’Albero ti impala il buco del culo.
Porti avanti la tesi per cui, nell’anno del Cane del Signore 2022, se un videogioco ti chiede di prendere appunti allora dovrebbe essere disponibile un blocco note in-game? Sei un gen-z viziatello che non ha mai giocato un CRPG o un’avventura grafica. Poco importa se sei a) del ’91 e b) sai benissimo, a differenza di chi critica, che le avventure grafiche sono morte proprio schiacciate dal peso di questa scelta di design del cazzo. Negli anni ’30 era normale segnalare alle autorità del Regime se il vicino di casa c’aveva il cazzo cabrio e venerava un Dio che non era ancora diventato ragazzo-padre. Poi per fortuna è successo Piazzale Loreto.
È una cazzo di Jihad. Una guerra santa contro gli infedeli che osano non lodare il Sole. Devi riconoscere il Verbo del Profeta Miyazaki, quello dove non si dice problema, si dice cifra stilistica. Miyazaki è Dio, e Dio per definizione non sbaglia. Nemmeno quando lascia che sulla Terra s’abbatta ogni sorta di disgrazia, dalla povertà a Nintendo Wii. Fa tutto parte di un disegno più grande. Non è più una questione di Critica o di analisi del medium, è questione che devi avere fede. Altrimenti parte la lapidazione, e se non hai platinato Demon’s Souls nel 2010 non hai manco diritto alla lapide. Vai sepolto in una fossa comune, senza cerimonie, senza localizzatori che indichino il punto dove sei morto. Anche se Miyazaki poi quelli nel giochino li ha messi, alla fine.
L’ultima moda tra gli ultras di Elden Ring è fare squadraccia contro la minaccia di chi sta review-bombando il gioco su Metacritic per partito preso. Come se lo user score avesse ancora un significato. È da anni che ormai è solo uno strumento per queste faide del cazzo tra bambini viziati. Dall’altra parte si risponde che è giusto così, perché appunto c’è la Jihad nelle strade e nei forum e nei gruppi Facebook e allora dobbiamo fare qualcosa. Il risultato è che il dibattito è introiato, tirato per la camicia ora da una parte ora dall’altra. Poco importa di che colore questa camicia sia, perché in questo momento mi stanno sul cazzo sia quelle nere che quelle rosse.
In tutto questo io vorrei parlare di Elden Ring. Perché a differenza di Cyberpunk 2077 tutto il discorso attorno a ciò che sta fuori all’opera non è così interessante: se più di qualcuno ha deciso di dargli 10/10 bene per lui. 10/10 non vuol dire che gioco perfetto, ma perfetta esperienza. E l’esperienza è una cosa assolutamente personale, non verrò mai a romperti i coglioni se tu chiami Nutella qualcosa che per me è diarrea. Non mi interessa discutere questo, mi interessa discutere l’opera in quanto opera. I passi avanti di From Software lato accessibilità senza snaturarsi. Il loro essere immobili su altri concetti dai tempi di Demon’s Souls. Il fatto che Elden Ring sia un giocone, nonostante i suoi difetti. Forse anche per quei difetti.
Non posso farlo, perché se provo a fare l’elenco delle cose che non mi piacciono arriva la Jihad, se faccio quello delle cose che hanno funzionato arrivano gli odiatori seriali. L’unica soluzione è che anche ‘stavolta la critica la potremmo fare tra un anno, se tutto va bene. È già successo con Breath of the Wild.