Se nel 2020 ancora non sai l’inglese, direi che i videogiochi sono l’ultimo dei tuoi problemi. E hai poco da cacare il cazzo a sviluppatori grandi e piccoli, ricchi e poveri. I videogiochi sono un fottutissimo business e chi ci partecipa lo fa per i sesterzi, non per mecenatismo. Il mecenatismo non è mai esistito davvero, è solo una di quelle palle romanzate che ci piace raccontarci, il tributo di nostalgiche epoche che mai abbiamo vissuto. Caparezza ha già detto tutto.
Cioè, voglio dire, siamo il quarto mercato in Europa. Questi brutti ricconi proprietari di barche vogliono la minima spesa e la massima resa. Ci vogliono fottere. Non c’è altra spiegazione. Abbiamo l’ossessione che tutto a questo mondo ci voglia fottere, sessuomani paranoici che non siamo altro. “È una supercazzola che le Zaibatsu usano per pararsi il culo, è ridicolo che la localizzazione in italiano sia un costo che non conviene sostenere. Mi rifiuto di pensare che sia necessario conoscere l’inglese per giocare ai videogiochi.“
La verità è che sì, siamo effettivamente il quarto mercato del mondo per i videogiochi. Ma gli altri tre sono drammaticamente più grossi. E fino ad oggi siamo stati pure molto paraculati dalla politica internazionale.
Diziomancer “Corroborare” in sostanza vuol dire “dare forza”. Se non sai manco l’italiano, cazzo tene se non fanno la localizzazione dei videogiochi e li portano in inglese? Tanto guardi le figure e basta…
La Cina fino all’altro ieri non era così vicina, per dirne una. Negli ultimi anni siamo passati dagli embarghi folli a veri e propri casi politico-culturali, dall’affaire Blizzard fino a GTA V utilizzato per corroborare (allarme parolone!) le rivolte di Hong Kong. Dall’altra parte del mondo invece sì, in Brasile si parla portoghese. Ma una console ha dei prezzi improponibili. Per il momento quindi è una lingua che viene parlata solo nel buco del culo della Spagna affacciato sull’Atlantico, e tendenzialmente manco sappiamo dove cazzo stia sulla cartina. Perché oltre all’inglese prima dei videogiochi magari dovremmo studiare un po’ di geografia. Guardando al futuro, però, ha senso che uno sviluppatore ponderi di vendere Rocket League a Rio de Janeiro impacchettandolo come “Liga de Foguete“. O 火箭联盟 per il mercato cinese. Sembra tanto una di quelle stronzate che potreste tatuarvi.
La traduzione nei videogiochi ha un costo fisso, quindi tanto vale scegliere una lingua parlata da un sacco di persone, no? Una mossa del genere potenzialmente apre la tua serie preferita ad un mercato più grande, permettendo agli sviluppatori di continuare a cagare nuovi capitoli. Dovresti essere contento, anche se amassi i videogiochi solo come prodotto e non come movimento culturale. È economia di base: per esserci offerta deve esserci una domanda tale da rendere l’investimento sensato. E invece protesti, boicotti, fai il terrorista. Perché fondamentalmente sei un pezzo di merda egoista, e se non puoi giocare alle tue condizioni allora nessuno deve poter giocare. Anzi, nessuno deve manco poter produrre videogiochi.
Invece di rompere i coglioni, impara quella cazzo di lingua. È la più parlata al mondo e otto noni della cultura mondiale girano in quel formato. Stai deliberatamente chiudendo i porti della tua mente ad un sacco di commistioni e contaminazioni che potrebbero renderti più ricco. Migliore, perfino. E chiudere i porti non è mai la risposta giusta.
Stai decidendo di perderti tutti i giochi di parole della versione originale di How I Met Your Mother e un sacco di letteratura e intrattenimento. Cultura. Stai decidendo di non voler parlare la stessa lingua degli altri, soprattutto la stessa lingua di chi crea contenuto. Ti rendi conto, che è proprio quando abbiamo iniziato a parlare tutti la stessa lingua che è iniziato il nostro percorso verso l’evoluzione? Poter comunicare con altri individui è fondamentale. Poterlo fare con chi crea i tuoi prodotti di intrattenimento preferiti senza il filtro di una traduzione/localizzazione/quellochevuoi è un valore aggiunto incredibile, e non solo nei videogiochi. È come vivere in una mappa di DOOM dove sei l’unico che ha digitato IDDQD.
Giocando Death Stranding (eccallà) solo in italiano non avrei capito tantissimi dei sottotesti del gioco. Il culto che nasce attorno a Sam, quel “The One Who Delivers” che alle nostre latitudini è diventato “Quello delle consegne” senza apparente motivo. Ho potuto godere l’opera ad un livello più profondo, quasi come se sedessi alla destra di Hideo Kojima, con lui pronto a spiegarmi il perché di certe cose, a sorridere sotto i baffi quando dalle sue parole capivo qualcosa di non detto che sarebbe diventato esplicito dopo o in qualche documento collaterale del gioco. E sono proprio queste le stronzate che quattro anni fa mi hanno fatto sentire l’esigenza di avere un podcast che di tanto in tanto dà voce agli sviluppatori. Non li ascoltiamo mai. Molto spesso proprio perché vogliamo il doppiaggio e la traduzione in italiano dei loro videogiochi pensati in inglese.
Facendo così minacciamo senza nessun diritto qualcuno che non ha nessun dovere nei nostri confronti. All’improvviso ci ricordiamo che il mercato siamo noi, che possiamo boicottare i loro prodotti e far sentire la nostra voce. Avere ragione perfino, piegare questa gentaglia al nostro volere. Tutto questo, mentre l’altro ieri abbiamo puntualmente calato le braghe davanti all’ennesimo DLC fuffa della Zaibatsu di turno.
Se non sai l’inglese e hai ancora bisogno della localizzazione, i videogiochi sono davvero l’ultimo dei tuoi problemi. Soprattutto se ti sei riconosciuto nelle bestialità qui sopra.