> Avvio esecuzione script “the_talos_principle_2_recensione.bat”
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> Ripetizione della parola chiave nel primo paragrafo . . . . Completato
> Inizializzazione ego del redattore . . . . Completato
> WARNING rilevate diverse occorrenze della parola “viscerale” nel testo
> Prostituzione all’algoritmo di Google . . . . Completato
Non sono Prometeo. Non ho nessuna Fiamma da donare all’umanità, nessuna verità intrinseca per illuminare questa caverna. Non voglio proiettare la mia ombra sul muro e convincerti che quell’ombra sia io. Non è così. Quell’ombra è molto più grande di me, ha braccia più possenti, una mole che supera il mio metro-e-settantacinque di altezza. Quell’ombra soprattutto non esiste di per se stessa. Ha bisogno di privarti della tua luce per essere. È per questo che mi sembra così mostruosa, così sbagliata?
Lo sto facendo ancora. Non sono Prometeo, eppure il mio Mito si insinua tra gli spazi di queste parole, soffocandole. Trasformandole nella scelta di una sola persona eletta da non si sa da chi, non si sa perché, a prendere una decisione per tutte le altre. Il problema di ogni recensione di The Talos Principle 2 è che mancano di libero arbitrio. Sono manifestazioni dell’ego che pretendono di parlare di un gioco che ad ogni suo passo invece chiede. E con lui ti chiedi tu. Chi sei? Cosa vuoi? La morte di Icaro è colpa della sua arroganza o è da imputare a Dedalo che in quanto padre avrebbe dovuto conoscere suo figlio, in quanto vecchio avrebbe dovuto ricordare l’incoscienza della gioventù?
Scegli la tua risposta. Ne hai facoltà.
Ah, il capitalismo. Una scorciatoia che abbiamo deciso di chiamare “mercato” attribuendogli una coscienza e delle regole. È questo quello che ci rende umani, in fondo. Il bisogno di ordine laddove c’è soltanto caos. Vogliamo scoprire le leggi che regolano l’universo per trovare un senso a qualcosa che ci terrorizza pensare non ce l’abbia. E allora per te The Talos Principle 2 è solo una cosa pubblicata da Devolver Digital per fare cassa, e questa recensione ha lo stesso scopo. Click, like, interazioni. Soldi. L’unico vero Dio. Come tutti gli Dei, anche questo creato da un Uomo che poi si racconta l’esatto contrario.
Più grande è meglio. E The Talos Principle 2 è più grande del suo predecessore. Nel senso letterale. La mappa è fuori scala, paesaggi di una bellezza senza altro senso se non quello di mettere sotto sforzo la tua nVidia 4080. Ridondanza di puzzle. Ce ne sono molti più di quelli che servono effettivamente per arrivare alla fine. Sono quest secondarie in un gioco di ruolo dove la trama sei tu, le domande che ti fai messo davanti ad un prompt con 4 scelte predeterminate dallo sviluppatore.
La cosa che ci rende umani è il gioco. Attraverso il gioco, siamo. E attraverso The Talos Principle 2 ti trovi a riflettere su chi sei. Il gioco ti sfida, ti chiede quale sia la tua morale, se l’etica viene prima della legge, se Zeus aveva il diritto di punire Prometeo e Pandora di tenere il suo vaso per sè. È libero arbitrio, anche se è limitato dai confini del game design. Il gioco non può ancora generare sé stesso, l’engine migliore rimane l’essere umano anche nell’era dell’Unreal Engine 5. Ma all’essere umano basta poco per immaginare. E una semplice domanda senza nessuna conseguenza tangibile nell’economia dell’esperienza di gioco ne può diventare il fulcro.
Questo però di te non dice nulla. L’opera è solo uno strumento, lo scopo in realtà appartiene all’autore. E non necessariamente il suo scopo coincide col tuo. Non è stare seduti al ristorante, non puoi ordinare una pizza margherita ed essere certo che questa arrivi al tuo tavolo così come l’hai immaginata. È un salto della fede. Nessun menu a guidarti, nemmeno se premi il tasto opzioni. Sei in un reame quantico e stai ragionando per zeri e per uno, per vero e per falso. Può succedere di tutto. Può essere, di tutto. L’unico modo per uscire dal loop dell’indecisione è dare forma a una di queste probabilità. Un salto della fede. Quello che c’è dall’altra parte puoi scoprirlo solo non appena ciò che ora è futuro sarà diventato passato.
Cosa stai cercando? In questa pagina, raggiunta digitando su un motore di ricerca “The Talos Principle 2 recensione” nella vana speranza di ridurre il numero di stati quantici. In questo videogioco, un First Puzzle Platformer come ce ne sono tanti, come non ce ne sono mai stati e non so se ce ne saranno più. Puoi davvero rivivere il passato quando, beh, è passato? La questione è tutta qui. È la domanda fondamentale. Da questa dipende tutto. Ecco perché l’oggettività non esiste. Ecco perché non può essere o zero o uno in modo mutuamente esclusivo.
Pensaci. Rifletti, prima di premere un tasto per continuare.
Il gioco è quello che ci rende umani. Ma anche i cani giocano, una volta addomesticati a farlo. Secoli di imprinting e incroci genetici per creare una specie perfettamente soggiogata. Completamente asservita. Eppure per loro siamo Dio. C’è differenza tra te e un pesce messo nell’acquario? L’acquario è una prigione da cui non può evadere. Che lo rende dipendente da volontà terze per la sua stessa sussistenza. Il pesce non può fare altro che mangiare finché viene alimentato, è il suo istinto. Sei più di così. Lo siamo tutti. Il divertimento che provi puzzle dopo puzzle non basta.
Non ci sono risposte. Se ci fossero staremmo parlando di religione, non di scienza. Non di arte. Siamo fatti della stessa sostanza di cui è fatto l’universo e questa sostanza sono le domande. Tutti i videogiochi sono fatti della stessa sostanza, The Talos Principle 2 è solo più esplicito. È ferro che non viene verniciato per sembrare dell’altro. Se cerchi delle risposte, non le troverai in 75 GB di download digitale. Non le troverai nemmeno dentro di te, forse. Non è un buon motivo per smettere di cercare.
Molto umano da parte tua. Un’altra delle cose che ci rende quello che siamo è la nostra avidità. Ci ha portato giù dagli alberi e poi fuori dalle caverne, ci ha permesso di sognare la Fiamma e un modo di soggiogarla. E poi ha fatto sì che la Fiamma diventasse qualcosa per pochi eletti, il dono di Prometeo al mondo rubato esattamente come Prometeo l’aveva rubato a Zeus. Azione e reazione. Uguale e contraria. Vuoi tutto, ed è umano volere tutto. Anche Zeus era umano, in quanto parto dell’Uomo. Anche lui voleva tutto. Attento al cammino che decidi di percorrere, perché Prometeo è sempre in agguato e incaternarlo non ti restituirà la Fiamma.
Dicono che il diavolo stia nei dettagli. Dicono che la felicità stia nelle piccole cose. Dicono e dicono e dicono, arrogandosi il diritto di giudicarti senza aver percorso nemmeno un miglio nelle tue scarpe. Senza sapere cosa sia per te un tramonto, se è luce che si infrange riflettendosi su quello che la circonda o ha lo stesso colore di un’emozione.
Dicono, perché sono schiavi del loro ego. Incatenati da catene forgiate da loro stessi, senza nemmeno il conforto di un Efesto da poter incolpare per la loro prigionia. È stato Efesto a creare le catene che hanno tenuto intrappolato Prometeo. È un dettaglio. Ma quanto pesa, questo dettaglio? È abbastanza per spostare la colpa da Zeus a lui o nel grande ordine delle cose è ininfluente, se non ci avesse pensato lui avrebbe obbedito qualcun altro? Eccolo, il ruolo dei dettagli. Possono fare la differenza. Possono non aver nessun significato. Sta di nuovo a te.
Attento. Dai il giusto peso alle cose.
Non cambia niente per te. Che tu sia immerso in un open world agorafobico o che i puzzle ti vengano presentati a uno a uno, in ordine come i capitoli di un libro da divorare avidamente, non è rilevante. Sei un risolutore. Non ti interessa nient’altro che arrivare alla soluzione. Sei il fine, non il viaggio. Va bene così. Non farò lo stesso errore di quelli che dicono e poi alla fine non sanno. Non ho percorso un miglio dentro le tue scarpe. Nemmeno tu conosci te stesso, come potrei io, che esisto soltanto in queste parole pre-digitate che si illudono soltanto di essere qualcosa di più?
Senza la mole fuori scala della megastruttura non avresti mai sentito la stessa magnificenza. La stessa sensazione di essere piccolo, irrilevante davanti all’irrazionale tale solo perché non ne sei ancora degno, non hai ancora risolto l’Equazione del Tutto che ti permetterebbe di rispondere a tutti i “perché” che l’Olimpo ti porta a domandarti. Eccolo, il peso dei dettagli. Sparpagliato su una mappa che non riuscirai mai a battere palmo a palmo. Sono lì, a prescindere dal fatto che tu li veda o meno. E la sola coscienza della loro esistenza basta.
Se a prescindere dalle scelte che fai il risultato non cambia, hai davvero scelto? Basta davvero che le parole si dispongano in un ordine piuttosto che in un altro per parlare di libero arbitrio? Il voto qui sotto è scritto nella pietra. Cambia il contenuto di questo articolo, ma con un numero di combinazioni finito e predeterminato. Ho messo un recinto intorno a te e t’ho convinto non fosse tale dipingendo lo steccato dello stesso colore del cielo.
The Talos Principle 2 è questo. Sta, in questo. Non è i suoi puzzle. Non è la sua narrativa, che fine ha fatto Athena, cos’è successo a Miranda. L’Obiettivo raggiunto a New Jerusalem è solo un elemento di lore che alimenta un po’ di misticismo. Chiunque sostenga il contrario è semplicemente convinto di essere il nuovo Prometeo. Ma non ha nessuna fiamma da donarci.
Non siamo mai stati la Fiamma. Siamo la voce che associ alle ombre che proietta nella caverna, come nel mito di Platone. Siamo il podcast videoludicamente scorretto.
Se per qualche motivo arrivato qui pensi che sia il caso di premiare lo sforzo creativo, ti chiedo un ultimo click. Non è un ricatto. Ci saranno comunque altre domande, con o senza la tua donazione. È il nostro diritto al libero arbitrio.
La Voce della Ribellione è l’ennesimo rumore che si aggiunge a quella cacofonia disarmonica che è la Game Culture a queste latitudini. Non siamo nati col dono della Lingua, quella che parla tutto il resto del pianeta. Siamo nati con l’avida ambizione di tutto il genere umano, però. E quindi quel rumore diventa ogni giorno un po’ più forte. Iscriviti.